Ancelotti cambia il Napoli, Spalletti affonda ancora: è a -5 dalla Spal
Napoli chiama, Milano non risponde. Gattuso annaspa in casa di Ancelotti, re delle rimonte, Spalletti butta via due gol di vantaggio in pochi minuti col Toro di Mazzarri. E i fantasmi aumentano.
Il tacco di CR7
La libertà è un colpo di tacco, notevole libro di Riccardo Lorenzetti, racconta la Democracia corinthiana. In Serie A, senza alcuna pretesa di esperimenti politico sportivi, si parla di colpi di tacco, volontari o no, di assist e libertà. Tutti aspettano il primo gol di Cristiano Ronaldo, ma CR7 più che altro la prima possibile rete la para anche se poi diventa un assist per Mandzukic. E quando segna lui, la Juve vince sempre: 22 volte su 22, secondo i dati Opta.
In due partite, Ronaldo ha tirato in porta 14 volte, di cui la metà nello specchio. È passato da centravanti a ala, e con risultati finora più brillanti sulla corsia di sinistra, ma dopo due settimane Allegri può accontentarsi delle vittorie. Ci sarà tempo per far evolvere Dybala in un giocatore migliore ma più lontano dal centro della scena, per far evolvere la squadra in un meccanismo che consenta alle stelle di non stare a guardare.
Intanto, con CR7, la Juve una partita l'ha già vinta. Dal primo luglio, si legge su Calcio e Finanza, il valore delle azioni, quelle in Borsa, è salito del 55,15% (da 0,660 a 1,024), per oltre 300 milioni di volumi scambiati a luglio rispetto ai 19 di giugno.
Ancelotti, come ti cambio il Napoli
Mentre il presidente De Laurentiis compra una pagina del Corriere della Sera per attaccare il sindaco De Magistris. Ancelotti preferisce far la storia attraverso il campo. Non cambia il dna di una squadra che l'anno scorso ha rimontato 9 volte, e recuperato 28 punti in totale. Zielinski e Mertens oscurano il desiderio dell'allievo di battere il maestro e fanno virare il suo orizzonte dal rosso della passione al nero della delusione.
L'evoluzione tattica, che ha al centro il ripensamento del ruolo e della centralità di Hamsik, l'ha raccontata Jvan Sica. Il nuovo tecnico ha scelto l'emozione di Napoli e di una squadra in cui ha detto di credere dall'inizio, anche se le attestazioni di stima vengono troppe volte accolte con più diffidenza delle micce critiche dei capipopolo. Ancelotti è il noi davanti all'io, la flessibilità dell'orchestra anteposta anche alla rigida, scientifica applicazione dei principi sarriani. «Il Napoli di Ancelotti non esiste, è il Napoli dei tifosi ed è il Napoli di De Laurentiis» dice.
E intanto dà scacco in tre mosse ai ricordi in rosso e nero. Sceglie Mertens, a cui chiede di sovrapporsi a Insigne, per Hamsik, Diawara (che potremmo vedere molto spesso) per Zielinski, il giovane Luperto per Mario Rui. Il tecnico e la squadra recitano più ruoli, ancora un po' a soggetto visto il poco tempo per le prove generali, ma l'orchestra non stona sul suo ultimo metro. Mantiene il controllo territoriale (baricentro medio a 57 metri), insegue il recupero alto del pallone, deve ancora correggere gli scompensi sui cambi di gioco sul lato debole. Premia l'elasticità, tratteggia un futuro liquido.
La cessione di Strootman
La cessione al Marsiglia di Strootman ricrea uno scenario visto tante, troppe volte a Roma. È di nuovo gladiatoria divisione fra i tifosi dalla parte dei giocatori e la società (o in altri casi l'allenatore). «Era sicuramente il più sacrificabile visto anche l'arrivo di Nzonzi ma vogliamo parlare delle tempistiche? Lo dai via senza poterlo rimpiazzare. E' una follia», ha scritto un tifoso, come riporta il Corriere dello Sport.
«Vendere una bandiera come lui è un messaggio chiaro: Monchi vuole neutralizzare tutto il lavoro svolto da Sabatini» scrive un altro. Non è solo per questo che Di Francesco non aveva pensato alle 200 panchine in Serie A. “E' un bel traguardo ma cerchiamo sempre di migliorarlo – spiega il tecnico abruzzese a Trigoria -. Mi auguro che sia una festa, al di là delle mie 200 panchine la cosa più importante è che possa vincere la Roma". Roma non fa la stupida stasera, canteranno i tifosi nostalgici lunedì, per esorcizzare l’Atalanta che ha vinto tre delle ultime sei partite contro la Roma in Serie A e spingere i giallorossi al primo successo all'Olimpico contro i nerazzurri dal 2014.
La Spal fa la storia
Solo una volta nella sua storia in Serie A la SPAL aveva vinto entrambe le prime due gare di campionato: nel 1959/60, quando chiuse con un settimo posto finale. Al Parma, che non vince fuori casa in A dal 3-2 a Chievo del 2014, vengono già i dubbi dopo la rimonta subita contro l'Udinese nonostante i 28 palloni toccati nell'area avversaria nella prima giornata, meno solo della Juve.
Solo i bianconeri, poi, hanno effettuato più tiri da fuori area della Spal nella prima giornata. Il gol di Antenucci, capitano e bomber da 11 gol intorno a cui Semplici fa girare il 3-5-2 impreziosito in estate dal colpo Petagna, è la conferma di un percorso convinto, di una squadra che si conosce e sa come sfruttare i suoi talenti. Anche se i due per un tempo gravitano lontano dall'area.
Mazzarri blocca Spalletti
Il Torino ha vinto tre delle ultime sette partite di campionato contro l'Inter che non batte i granata in A dal 2016. Sono cinque partite di fila che il Toro segna al Meazza contro i nerazzurri. Spalletti costringe Belotti a 7 tocchi, lontani dalle zone calde, nel primo tempo. Ma nella ripresa è lui a stravolgere la partita. Bastano 180′ per tingere di scuro le prospettive dell'Inter.
La prima della Fiorentina
Il Chievo ha vinto solo una delle ultime 13 partite contro la Fiorentina in Serie A. Il Game Set and Match viola, dodicesimo successo nelle ultime 15 contro i clivensi, forse non complicherà già la posizione di D'Anna ma qualche allarme rosso nell'estate peggiore della storia moderna del club la lascia. Il progetto di Pioli, che parte senza pressioni e tensioni, potrà agevolarsi dall'assenza dei riflettori. La forza della tranquillità.j