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Altafini: “Vivo con la pensione sociale da 700 euro. Ecco perché non lavoro più in tv”

La grande gloria del calcio ha svelato i motivi per cui è costretto a lavorare ad un passo dagli 80 anni, con retroscena interessanti sulla sua carriera e con un desiderio per il futuro: “Quando non ci sarò più voglio le ceneri sul Po, così arrivano in Polesine e io torno da dove sono venuto, alle mie radici”
A cura di Marco Beltrami
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Da "incredibile, amisci", alle pagine del "manuale del calcio", fino al memorabile "golasso". Dopo aver lasciato un segno indelebile sui campi di calcio la grande gloria José Altafini ha raccontato per anni il calcio su Sky con le sue espressioni diventate memorabili. Ma che fine ha fatto l'ex calciatore e commentatore tv che a luglio spegnerà 80 candeline sulla torta? Continua a lavorare, e percepisce una pensione sociale di 700 euro al mese. Non quello che dunque ci si immaginerebbe per un personaggio che ha scritto pagine importanti della storia del calcio con le casacche di Milan, Napoli e Juventus, vincendo anche un Mondiale nel 1958 e che si è raccontato al Corriere della Sera.

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Che fine ha fatto José Altafini e che lavoro fa

L'umore è sempre alto per Altafini che ha scherzato sulle sue condizioni attuale, considerate un "ritorno all'infanzia". Un sorriso amaro per l'ex campione che dopo essere cresciuto tra fame e povertà si è "salvato" grazie allo sport e al calcio, tornando però nella vecchiaia ad dover fare numerosi sacrifici per vivere: "Ho la pensione sociale, vivo con 700 euro al mese. Quella da ex calciatore non riuscii a farla. Diciamo che sono tornato alle origini, ma le scarpe le ho ancora. Devo lavorare sì. Campi in erba sintetica, l’azienda non è mia, magari. Io aiuto, trovo clienti, faccio, promuovo. Sono testimonial. L’erba sintetica è il futuro, altro che il fango dove giocavo io. È una bella cosa e mi serve anche. Devo lavorare, bisogna sempre lavorare a questo mondo, chi si ferma è perduto. La dorata pensione del campione? Io non ho la pensione da calciatore, non sono riuscito a farla. Ho versato solo tre anni di contributi. Quando ero andato a chiedere il riscatto mi avevano chiesto 70 milioni di lire di arretrati e ho detto ciao amici".

Altafini, che fine hanno fatto i guadagni maturati nel mondo del calcio

Nonostante una vita nel mondo del calcio, prima da giocatore e poi come opinionista e commentatore dunque Altafini non è riuscito a mettere da parte un patrimonio importante. Ecco il perché: "Quando un uomo vive senza mai pensare ai soldi, i soldi non li fa. E io ho vissuto così. Non ho mai cercato il denaro. Volevo solo divertirmi, in campo e fuori, senza tanti calcoli. Ho molti difetti ma non sono tirchio e nemmeno invidioso dei miliardari. Tra l’altro, non riesco a chiederli i soldi, non l’ho mai fatto. Anche adesso, faccio fatica a dire quanto voglio di cachet per partecipare a un evento. E così ho un cachet bassissimo. Diciamo che devo lavorare per vivere ma sono contento".

Perché Altafini non commenta più le partite in tv

In tanti si chiedono come mai José Altafini non racconti più con il suo stile inconfondibile le partite sulle frequenze di Sky. Proprio lui che ha lanciato espressioni memorabili, rimaste nell'immaginario collettivo, come quelle relative ai "gollassi": "La fine delle telecronache? Arrivarono dei personaggi che mi facevano la guerra per prendere il mio posto e io ho detto tanti saluti, amici. In Italia a volte viene premiata la raccomandazione e non la competenza. Mettono i giovani che urlano senza fantasia. Quando li sento abbasso il volume. Io ho inventato il manuale del calcio, il golasso".

Il doping nel calcio e i rapporti con gli allenatori

E pensare che il buon José avrebbe ancora tanto da raccontare, come i retroscena legati alle presunte "pastigliette" assunte prima delle partite, e al rapporto con gli allenatori, spesso e volentieri travagliato: "Doping? Prima degli esami le squadre davano le pastigliette. Roba leggera, tipo quelle per stare svegli e aumentare le prestazioni. Come prendere 5 6 caffè. Per gli allenatori non mi sono mai piaciuti quelli che ti stanno col fiato sul collo. Tipo Conte adesso, io scapperei…".

Il futuro, e la volontà sulle ceneri

Quello che è certo che Altafini è comunque contento di quanto fatto in campo e fuori, e scherzando sul suo futuro e sulla decisione legata alle sue ceneri: "Sono soddisfatto della mia vita? Sì, una vita bellissima, tutto quello che sognavo mi è capitato. Ho sposato la donna che amavo e fatto il lavoro che desideravo. Anzi, sono andato oltre perché io sognavo di giocare nel Piracicaba in serie A. Mi sembrava tutto facile, tutto regalato. E non stavo tanto lì a guardare orari e diete come fanno adesso. Se mi sento più italiano o brasiliano? Difficile dire. Le mie origini sono italiane. Mio nonno era di Giacciano con Baruchella, Rovigo. Mia nonna di Trento, Caldonazzo. Quando non ci sarò più voglio le ceneri sul Po, così arrivano in Polesine e io torno da dove sono venuto, alle mie radici"

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