Lo “zingaro” Gecic sul Calcioscommesse: “Non c’eravamo solo noi”
Almir Gegic, uno degli "zingari delle scommesse", è un fiume in piena e davanti al gip di Cremona, Guido Salvini (nella foto), rompe gli argini e parla. Secondo gli inquirenti lui sarebbe l'ufficiale pagatore ma, adesso che s'è costituito, è anche il teste chiave dell'inchiesta sulla partite truccate in Italia e il cui esito combinato alimentava il mercato delle "puntate sicure" fino a Singapore.
"Non c'eravamo solo noi". Così dice Gecic. Nel senso che c'erano altre cordate che compravano le partite del campionato di Serie A. E allora lui racconta che Hristian Ilievsky, il macedone capo degli zingari – ancora latitante e che disponeva di 200 uomini di security – sarebbe subentrato solo in seguito, perché il giro d'affari ormai s'era ingrandito troppo ed era diventato ingestibile.
"Non ci siamo inventati nulla, in Italia si comprano partite da 20 anni". Parole pesanti, nell'attesa di riscontri opportuni. Perché la figura di Gecic s'incrocia con quella di Gervasoni e le dichiarazioni rese. L'ex giocatore del Piacenza aveva spiegato che Gegic investì 400 mila euro per la manipolazione di Lecce-Lazio del maggio 2011, sostenendo che giocatori di entrambe le squadre fossero coinvolti. Lo zingaro sarebbe stato fonte di Gervasoni anche per la presunta combine di Lazio-Albinoleffe del 25 novembre del 2010. E ancora avrebbe avuto un ruolo anche nelle manipolazioni di Lazio-Genoa e Palermo-Bari (stando alle confessioni di Filippo Carobbio e Andrea Masiello).