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Allez Calais! I dilettanti a un passo dal sogno

Torna la rubrica “Il calcio fa bene alle ossa”. Ripercorriamo l’epopea dei dilettanti del Calais, arrivati nel 2000 in finale di Coppa di Francia.
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"La leggenda può trarre linfa anche da una sconfitta” diceva Johann Cruijff. “Soprattutto se giochi bene, anche quando perdi, il bel calcio perdura nella memoria". E nella città dei merletti, il ricordo di una squadra di dilettanti in finale di Coppa di Francia perdura eccome. Oggi, infatti, il piccolo stadio dei giallorossi si chiama Stadio dell'Epopea. Per non dimenticare il giorno in cui il capitano di una squadra di dilettanti ha alzato la Coppa di Francia. Senza averla vinta.

Don Chisciotte – Nel 1999 i Sang-et-Or del Calais, squadra del CFA, la quarta divisione francese decide di iscriversi alla coppa nazionale. Ha un presidente parrucchiere e un allenatore della Mancha, Ladislas Lozano, scappato dalla Spagna perché perseguitato dai franchisti. Un Donchisciotte che porta un gruppo di giardinieri, insegnanti, magazzinieri dove nessuno avrebbe mai creduto possibile.

Le prime partite – Iniziano dal quarto turno. Battono 10-0 il Campagne-lès-Hesdin, squadra di Divisione 1 Dipartimentale, superano Saint-Nicolas-les-Arras (3-1), Marly-lès-Valenciennes (2-1) e Béthun (1-0), che militano nella serie inferiore alla CFA e il 18 dicembre 1999 rifilano quattro gol al Dunkerque, della stessa categoria. Baron apre con una doppietta, prima dell'intervallo è Mickael Gerard, il bomber che lavora come magazziniere per un rivenditore all'ingrosso di vini e liquori, a firmare il 3-0. Nel recupero Hogard completa il 4-0. I dilettanti del Calais si qualificano per i trentaduesimi di finale. Ma qui entrano le squadre di prima e seconda divisione.

Lille: l'epopea ha inizio – Il 22 gennaio a Calais arriva il Lille del bosniaco Vahid Halilhodžić, e che sarà di Rudi Garcia, in testa alla Division 2. A fine primo tempo, il Calais è sotto di un gol. Il sogno dei Sang-et-Or sembra finito. Ma come diceva Charles De Gaulle, che proprio a Lille è nato, “la gloria si dà soltanto a coloro che l'hanno sempre sognata”. Il Calais pareggia resiste ai supplementari e vince 7-6 ai rigori. L'Epopea ha inizio. Ai sedicesimi, il Calais parte a sorpresa da favorito. Affronta infatti l'altra rivelazione della coppa, il Langon-Castets, che milita nella serie inferiore rispetto ai giallorossi. È un 3-0 scontato doppietta di Gérard e rete finale di Hogard, che è impiegato per il club.

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Cannes ko – Per gli ottavi contro il Cannes, si spostano a Boulogne, perché lo stadio di Calais è troppo piccolo. La città della Croisette, dei divi del cinema, baciata dal sole del Mediterraneo contro il porto di passaggio sul burrascoso Atlantico. All'intervallo è 0-0. Lozano insiste: niente paura, nessuna soggezione. Il Cannes attacca, manca almeno tre occasioni, Gérard illude ma il palo frustra il sogno per questione di centimetri. Si va ai supplementari. E a cinque minuti dalla fine Chabaud sembra far calare il sipario sulla favola giallorossa. Ma quella partita come spiega il difensore Gregory Deswarte, che di giorno lavora come impiegato comunale e protegge i bambini dai pericoli del traffico cittadino, dà al piccolo Calais la convinzione di poter arrivare lontano, molto lontano. Nessuno, nemmeno per un minuto, pensa alla sconfitta. Al minuto 118 i Canarini battono un calcio d'angolo dalla sinistra. Tocco corto cross teso sul secondo palo, Hogard arriva in spaccata e rinvia tutto ai rigori. Ma quello è uno di quei giorni in cui la storia dà più brividi del solito. Il capitano Reginald Becque, impiegato in un azienda di scaffalisti segna il primo penalty: è sempre lui a cominciare la serie, vuole dare l'esempio. Cedric Schille, il portiere che ha sognato la Division 1 da giovane al Metz, ne respinge due. “Non c'è fortuna quando pari un rigore” dice, “vuol dire che hai indovinato l'angolo giusto”. Gerard, accolto come un eroe nell'ingrosso in cui lavora e dalle sue due figlie, spinge la notte un po' più in là.

Ai quarti c'è lo Strasburgo – Prima di svegliarsi, il Calais deve affrontare la prima squadra di Division 1, lo Strasburgo di proprietà del miliardario americano McCormack. Lo Strasburgo che a fine anno offrirà a Schille un posto come riserva di Chilavert, il portiere goleador paraguaiano. “Rifiutai quell'offerta” ha ricordato, “perché mi avevano offerto un posto sicuro, alla camera di commercio. Forse a pensarci adesso avrei dovuto accettarla”. L'entusiasmo attraversa la Francia, tutta la nazione tifa per quei dilettanti che hanno stravolto ogni pronostico. Per contenerlo, serve uno stadio ancora più grande, il Felix Bollaert di Lens, che ha gli stessi colori sociali del Calais: sangue e oro. È un altro segno del destino. Lo Strasburgo passa in vantaggio dopo 6 minuti. I giallorossi sembrano impauriti, timorosi ma dopo la mezz'ora si sciolgono. Al 38′ Hogard raccoglie una respinta corta e pareggia. Nel recupero Jocelyn Merlin, magazziniere in un cash and carry, indovina una punizione velenosa da sinistra. Il pallone sembrava stregato e il portiere lo lasciò passare: 2-1 Calais, è semifinale.

Semifinale contro i campioni – È la sfida più dura. C'è il Bordeaux, la squadra campione di Francia, la nazione campione del mondo. Ai girondini, lontani dal Monaco in campionato e fuori dall'Europa, resta come obiettivo la coppa. Hanno in squadra Micoud, Legwinsky, Laslandes, Wiltord e Dugarry, un passato al Milan e al Barcellona. La cornice è la stessa, si resta a Lens.

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Impresa ai supplementari – Nel secondo tempo la pressione dei girondini è enorme. Ci provano Saveljic, Dugarry, Legwinski, Ziani, Laslandes ma la traversa e uno straordinario Schille tengono in corsa il Calais. Sotto la pioggia, Deswarte e Baron controllano i centravanti della nazionale, in mezzo l'imbianchino Emmanuel Vasseur ricuce e riparte come chi non ha fatto altro nella vita. Dopo 90 minuti è ancora 0-0. E incredibilmente la partita cambia. I Canarini trovano energie insospettate e vanno addirittura in vantaggio con il possente centrocampista Cedric Jandau, che disegna un destro in corsa sotto l'incrocio opposto che ridisegna i confini dell'impossibile. Laslandes pareggia, ma il Calais non si chiude, non pensa ai rigori. Attacca. Al minuto 113 lo studente universitario Matthieu Millen segna il 2-1. E la stella Mickael Gerard porta un paesino di 70 mila anime, una squadra che sembra un'agenzia di collocamento, in finale di coppa.

On est en finale – Lozano dopo la partita ha un malore, troppe emozioni per un giorno solo. Dovrà essere ricoverato per tre giorni in ospedale, dove riceve un telegramma dal presidente Jacques Chirac. Alle tre dci notte tutta la città è in strada per accogliere il pullman che torna da Lens al canto di “On est en finale!”. L'Equipe esce in edicola con una foto emblematica: Christophe Dugarry tenta invano di contrastare in scivolata l'imbianchino Vasseur. Si moltiplicano le richieste di interviste, di apparizioni televisive.

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La vigilia della finale –  7 maggio 2000 a Saint-Denis, nello stadio che due anni prima ha visto i Bleus di Zidane spegnere il Brasile di Ronaldo, arrivano il receptionist e il giardiniere, l'animatore di centri sociali e l'agente commerciale. Pronti a sfidare il Nantes, una delle scuole calcistiche migliori di Francia (qui sono cresciuti Desailly, Deschamps e Karembeu) che ha in squadra un ex vicecampione del mondo come l'argentino Nestor Fabbri. Lozano non vuole sentir parlare di miracolo. “Favola un accidente, favola e sogno nel calcio sono vocaboli che non esistono. Qui c'è una squadra che vuole andare fino in fondo, il calcio consente tutto….il resto sono balle”.

A un passo dal sogno – Sugli spalti arrivano 78.717 spettatori. Altri 13 milioni sono sintonizzati davanti alla tv. Il Calais gioca come al solito: corsa, lotta incessante, tanta concretezza. Al 34′ su un pallone a campanile in area, Dutitre infila sotto le gambe di Landreau, proprio nella porta dove la doppietta di Zidane dha spianato la strada al primo trionfo mondiale francese. Il Calais è a 45 minuti dalla leggenda. Nella ripresa però Sibierski segna da distanza ravvicinata: 1-1. Emergono i valori tecnici, la stanchezza, l'emozione. Emerge anche la furbizia di Caveglia che si lascia cadere dopo un contatto molto presunto con Baron. Per l'arbitro Colombo è rigore. Sibierski trasforma e il sogno finisce. Non c'è lieto fine per la favola dei Sang-et-Or. Chirac consegna la coppa a Landreau. Il portiere del Nantes però la alza insieme a Becque, il capitano del Calais, in lacrime. L'Epopea è finita. È finita in un'illusione. Ma la leggenda trae linfa anche da sconfitte così.

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