Allenatori e sigarette. I cinque tecnici fumatori incalliti
Le recenti norme che regolano l'uso di tabacco in panchina sono davvero stringenti con i tecnici costretti ad astenersi dall'utilizzare sigarette per tutta la durata della partita. Un segnale importante, un comportamento impeccabile che rende ancora più espliciti ai tifosi i pericoli del fumo. Eppure, questa nuova tendenza non fa bene proprio ai diversi allenatori che, fra diagonali sbagliate, pressing scarso, gol mancati, chiusure imprecise e fraseggi errati sembrano soffrire ancora di più la pressione senza l'indispensabile nicotina. E così appena l'arbitro decreta la fine del match con il suo usuale triplice fischio, i manager fumatori tirano un sospiro di sollievo (e non solo) per fuggire negli spogliatoi e smorzare la tensione con una buona sigaretta prima di presentarsi ai media e alla stampa. Un rituale domenicale ormai pressoché invariato per i tanti allenatori vittima di questa gustosa ma malsana dipendenza. Vediamo quindi i 5 allenatori che, forse più del modulo o del credo tattico, sono maggiormente caratterizzati proprio dalla sigaretta.
Maurizio Sarri e la cicca in panchina
Uno degli allenatori che fanno parlare di sé non solo per la bellezza del calcio giocato dalle proprie compagini o per la sua mania per gli schemi su calcio piazzato (circa 33 modelli di attacco alla porta avversaria) ma anche per lo smisurato utilizzo di sigarette nel corso della sua giornata è Maurizio Sarri. Un uso eccessivo, abbondante che, proprio in campo, viene precluso all’ex Empoli il quale in quei 90 minuti di gioco, “sente” ancora di più la partita, proprio per l’assenza di quegli “appena” due pacchetti quotidiani che mediamente consuma. Una sofferenza tale da obbligare il toscano a portare con sé a bordo campo una cicca con la quale cerca di scaricare tutta la tensione del match prima di scappare negli spogliatoi, sia nell’intervallo che alla fine della contesa, per liberarsi e gustare l’amato e indispensabile tabacco.
Il risultato è casuale, la sigaretta di Zdenek Zeman no
Zeman ama spesso dire: ”Il risultato è casuale, la prestazione no”, così come non era fortuita o accidentale, prima di questa “terribile” norma, la sigaretta in panchina per il boemo. Anzi, forse prima anche del suo 4-3-3 o della comunicazione ufficiale degli undici da schierare in campo, in panca non poteva mai mancare un bel pacchetto di “cicche” con le quali il nipote di Vycpalek affrontava le sfide al cardiopalma delle sue squadre. Ventisei compagini che hanno, dal Cinisi al Lugano, dalla Roma al Fenerbahce, assistito alla parabola del “fumo” di una delle ciminiere più proficue della storia del calcio che commentando la sua mania ha sempre dichiarato: “Non conto le sigarette che fumo altrimenti mi innervosirei e fumerei di più”. Fate voi.
Dalla Serie A alla Premier, la parabola di Mazzarri
Andare in Premier League per Mazzarri dove in alcuni stadi è vietata addirittura la sigaretta anche sugli spalti, non è stata una mossa azzeccata per un altro toscanaccio col vizio del fumo. Eppure, Mazzarri, pur essendo un altro di quei tecnici che difficilmente rinunciano alla “bionda”, per motivi di salute aveva smesso (per 8 mesi) di fumare utilizzando la meno pericolosa sigaretta elettronica. Purtroppo per lui, lo stress, l’ansia e la grande occasione di Milano lo hanno ricondotto sulla cattiva strada con l’ex Napoli che si è nuovamente fatto ammaliare nel ritiro estivo dell’Inter del 2014, dall’aroma inconfondibile del tabacco.
Il sigaro mondiale di Marcello Lippi
Un altro esponente di tecnici, grandi tecnici che si sono sempre accompagnati, quasi come un fidato secondo, all’amico tabacco troviamo l’ex Ct della Nazionale Marcello Lippi. L’attuale selezionatore della Cina, infatti, ha costruito una carriera straordinaria con 19 trofei conquistati in panca (fra cui un campionato del mondo di Germania) sempre, fino alla norma che ha vietato il fumo nell’area tecnica, con un sigaro fra le dita. Un marchio inconfondibile, un compagno di vita che, nel momento migliore della sua carriera di allenatore vincente (al termine del successo di Berlino contro la Francia), gli ha fatto compagnia nella notte magica fra il 9 ed il 10 luglio 2006 quando, mentre tutti gli altri festeggiavano con champagne e cori magici (po-po-po-po-po), Lippi si riguardava la partita assaporandola con una bibita fresca ed un bel sigaro in bocca.
Enzo Bearzot e la pipa del Vecio
A chiudere questa breve rassegna di allenatori con una valigia piena di schemi, moduli, consigli tattici e sigarette scoviamo il mitico ex Ct azzurro Enzo Bearzot. Il friulano, un passato in panchina nelle giovanili del Torino e col Prato, diventato poi allenatore dell’Under 23 prima e della nazionale poi, ha sempre accompagnato alla sua figura di schivo, chiuso, riservato uomo tutto d’un pezzo la sua inconfondibile pipa che lo aiutava a costruire e a meglio connotare quel personaggio per i quali i suoi calciatori, i suoi ragazzi come li definiva lui, si sarebbero buttati nel fuoco pur di accontentare il Vecio. Un Vecio del pallone con un lignaggio vincente accresciuto da quella pipa, vizio antico ed atavico, dal sapore degli uomini dal grande valore, degli uomini di un tempo.