Allarme rosso per Inzaghi, il suo Milan ha già finito di entusiasmare

Se uno non bastava e due sembravano solo una coincidenza, ecco arrivare il terzo indizio della sconfitta interna contro il Palermo. La morale della serata rossonera è che il Milan non c'è più. L'effetto Inzaghi è, infatti, lentamente scemato subito dopo la vittoriosa trasferta di Verona. Le ultime tre gare, Fiorentina, Cagliari e Palermo hanno riportato sulla terra tutti quei tifosi che sognavano un piazzamento per la prossima Champions League. Chi aveva frettolosamente tolto dai cancelli di Milanello il cartello "Lavori in corso" è meglio che si affretti ad attaccarlo nuovamente, perché la più brutta partita dell'ultimo triennio milanista (che arriva a rivalutare il tanto bastonato Massimiliano Allegri e il "santone" Clarence Seedorf) ha impietosamente urlato al popolo milanista che la strada per arrivare a vedere un buon Milan è ancora lunga.
Certezze crollate – I fischi che San Siro ha riservato a tutta la squadra, al termine della sconfitta contro l'ottimo Palermo di Iachini, sono un brutto segnale per Pippo Inzaghi. Escludendo Diego Lopez, tutti gli altri giocatori hanno profondamente deluso. L'involuzione generale è preoccupante. De Sciglio non è più lui da tempo, i centrali difensivi sono allo sbando, Abate e De Jong hanno finito la benzina, Poli e Saponara mancano di personalità per uscire dal pantano e, in fase offensiva, Honda, Menez, Torres ed El Shaarawy non vedono più la porta. Quello che prima veniva definito il miglior attacco del campionato, è oggi uno dei più abulici. Male Honda ed El Shaarawy (che ha l'attenuante di un impiego ad intermittenza), malissimo Torres e Menez, non pervenuto Pazzini: cinque attaccanti che, contro il Palermo, hanno prodotto soltanto un paio di tiri pericolosi. Quanto basta per far andare su tutte le furie Silvio Berlusconi che, nella sua recente visita, aveva chiesto maggior determinazione in attacco.
Le colpe dell'allenatore – Pippo Inzaghi avrà ora una settimana di tempo per lavorare su testa e gambe di molti giocatori. Urge un veloce cambiamento di rotta, per affrontare il mare burrascoso di Genova dove la nave da guerra del capitano Mihajlovic viaggia a vele spiegate. Il tecnico rossonero, arrivati a questo punto, dovrà fare delle scelte precise e far giocare chi può davvero cambiare un trend, diventato pericolosamente negativo. L'allenatore, nell'insistere su alcuni giocatori (De Sciglio, Honda e Menez in in primis), ha finito per sbagliare e non dare il giusto riposo a chi, nelle prime partite, aveva speso molto. I nodi stanno venendo al pettine: manca la punta centrale e la storia del "falso nueve" è già vecchia. Torres è impresentabile e Pazzini, l'unico centravanti che potrebbe garantire qualche gol, tenuto tristemente in panchina. Escludendo le partite con Lazio e Verona e analizzando razionalmente il resto del campionato rossonero, le domande sorgono spontanee. Pippo Inzaghi è stato sopravvalutato? Il modulo scelto è quello giusto? Menez e Honda hanno già finito la pozione magica? Quello che si vede in campo, è il cugino di Torres? De Sciglio ed El Shaarawy torneranno dal letargo? Per le risposte, prego ripassare sabato prossimo quando, al "Ferraris" di Genova, ci sarà il test contro la Sampdoria: al momento, la squadra più difficile da affrontare dopo Juventus e Roma.