Affari d’oro, i cinque migliori parametri zero di sempre
Non sempre bastano solo le intuizioni di un direttore sportivo, i rapporti di uno staff di osservatori o cifre astronomiche per assicurarsi calciatori forti ed efficaci. Talvolta, c’è bisogno di un pizzico di fortuna e di qualche “convergenza astrale” fra top player scontenti e club di appartenenza esasperati o semplicemente decisi a salutarsi a scadenza contratto, a fine rapporto. Una corrispondenza di eventi avvenuta non troppo di rado e che ha consentito a molte compagini fortunate di pescare, come si dice in America, la steal of the draft (i cestisti scelti nell’apposito sorteggio di giovani talenti selezionati in basso nelle gerarchie generali e rivelatisi poi fortissimi), quel calciatore parso a fine carriera o una totale delusione che si è poi scoperto determinante. Vediamo, dunque, i cinque parametri zero migliori degli ultimi anni.
Paul Labile Pogba, l’affare del secolo
Una delle gemme migliori della storia del calcio non riconosciute o forse non attese con la giusta pazienza dal proprio club di appartenenza è stato Paul Labile Pogba, versione Manchester United. Il ragazzo di Lagny-sur-Marne, infatti, accolto a 16 anni in Inghilterra nelle giovanili dei Red Devils non ha avuto, per via anche di un infortunio alla caviglia nel momento del suo pieno ingresso in prima squadra e per il contestuale ritorno al calcio giocato di Paul Scholes, l’opportunità di dimostrare in maglia rossa tutte le sue incredibili potenzialità. Potenzialità poi lungamente espresse con la Juventus che, nell’estate del 2012, (3 agosto) si assicurò senza esborso di danaro la mezzala transalpina con la quale la Vecchia Signora ha vinto 9 trofei e guadagnato una plusvalenza di 105 milioni di euro (cifra più costosa nella storia del pallone) la scorsa estate venendo il talento francese proprio al Man Utd.
Andrea Pirlo, un regista senza contratto
Sempre la Juventus, stavolta nell’estate 2011, ha messo a segno un grande colpo a costo zero. Parliamo dell’ex Milan, ora al New York City, Andrea Pirlo. Il regista bresciano, infatti, in maglia bianconera ha vissuto una seconda giovinezza dopo 10 proficui anni con la casacca rossonera con la quale ha dominato il centrocampo divenendo uno dei migliori registi della storia del football (41 gol in 401 partite ufficiali). Una seconda giovinezza dicevamo vissuta a Torino dopo il consensuale divorzio dal Milan che, sicuramente a torto, non considerava più nei suoi piani Pirlo il quale, beffardo, si è vendicato dando il via alla dinastia juventina in Serie A conquistando i primi 4 scudetti dei 5 consecutivi finora in bacheca prima di lasciare ed “emigrare”, a suon di quattrini, negli States.
Il bomber a costo zero: Robert Lewandowski
74 reti in 131 partite, 2 scudetti, 1 Coppa di Germania,1 Supercoppa di Germania, una finale di Champions persa nel 2013 ed un divorzio difficile. Questo il lascito, l’eredità del bomber polacco Robert Lewandowski al termine della sua avventura col Borussia Dortmund generata dal difficile rapporto, negli ultimi mesi della sua permanenza in Westfalia, con Klopp e dalla insistente corte del Bayern Monaco. Una corte decisiva che ha permesso al numero 9 ex Poznan di diventare la punta di diamante dell’attacco bavarese con, in 2 anni e mezzo di militanza, 89 segnature in 126 partite ufficiali. Uno score eccezionale che assume un valore ancora maggiore considerata l’assenza di danaro investito nell’acquisto del suo cartellino.
La storia di Esteban Cambiasso
Scaricato un po’ troppo presto dal Real Madrid dopo esser stato cresciuto proprio dai Galacticos (dai 16 ai 18 anni col Real B) e dopo sole 2 stagioni in prima squadra al Bernabeu, Cambiasso si è dovuto reinventare una carriera da svincolato nel 2004. Una carriera sorprendentemente in ascesa, nonostante l’addio doloroso dalla casa blanca, con l’Inter che in quella estate si fiondò immediatamente sul mediano argentino fondando poi le sue future fortune proprio sul Cuchu (dal nome di un personaggio della televisione argentina) che, in maglia nerazzurra, conquisterà 5 scudetti, 4 Supercoppe Italia, 4 Coppe Italia, 1 Champions League ed Coppa del mondo per club nel 2010.
Roberto Baggio, l’eroe di Mazzone e Corioni
Estate 2000, l’Inter di Marcello Lippi che pure si è guadagnata l’accesso ai preliminari di Champions League (poi persi con l’Helsingborg) grazie alla doppietta nello spareggio col Parma di Baggio, non reputa indispensabile, nel suo progetto tecnico, il “Divin Codino”. Così, a 2 anni dall’appuntamento mondiale in Corea e Giappone (poi fallito per le convinzioni del Ct Trapattoni), l’eterno numero 10 decide di salutare tutti e di andar via da svincolato da Milano. Il talento di Caldogno a 33 anni si accorda col Brescia di Mazzone e del Patron Corioni divenendo, con 45 reti in 99 partite, il calciatore più forte mai visto in maglia biancoazzurra e siglando un sodalizio vincente (senza mai rischiare la retrocessione) fino al suo definitivo ritiro nel 2004.