Adriano, il triste declino dell’Imperatore

C'era una volta l'Imperatore Adriano Leite Ribeiro. L'attaccante brasiliano, oggi 33enne, è però un lontano ricordo di se stesso. I tempi in cui seminava il panico nelle retroguardie avversarie segnando gol a raffica è svanito: oggi viene indicato addirittura tra i modelli negativi e da evitare, soprattutto per i giovani. Un declino, il suo, iniziato attorno al 2007 e proseguito fino ad oggi, quando ormai compare sulle copertine solo per i suoi scandali. Era il 2001 quando arrivò in Italia: l'Inter lo aveva prelevato nella trattativa che portò Vampeta al Paris Saint-Germain. Adriano si mise subito in mostra: pare dovesse andare in prestito al Napoli, poi però vista la sua devastante forma fisica rimase in nerazzurro. E fu l'inizio degli anni migliori.
Convinse tutti, vestì anche le maglie di Fiorentina e Parma prima di tornare all'Inter e segnare 74 reti in 177 partite, vincendo tre Scudetti, due coppe Italia e tre supercoppe italiane. In cinque anni, era diventato l'Imperatore. Poi però è iniziato il lento declino: il ritorno in Brasile, una breve parentesi alla Roma, poi il definitivo rientro nel paese carioca ed i primi scandali. Alcol, droga, sesso: sembrano gli ingredienti di un film, ed invece fanno parte della vita recente dell'ormai ex-campione brasiliano.
Lo stesso tecnico Tite, che lo aveva allenato nel Corinthians appena quattro anni fa, non ha usato parole leggere nei suoi confronti. "Adriano è irrimediabilmente sovrappeso e senza alcuna voglia di impegnarsi. Io posso permettermi di essere grasso, un calciatore no. A infastidirmi fu una foto scattata durante i festeggiamenti per il quinto campionato vinto dal Corinthians", ha rivelato intervistato da Lance e Globoesporte, "il giorno dopo il trionfo, mentre guardavo una foto della squadra in festa, fui assalito da un sentimento d’imbarazzo. Lo vidi sollevare la coppa e provai vergogna. Un atleta non può permettersi di lasciarsi andare come ha fatto lui. Il modello da seguire è diverso".
Neppure Valdiram, suo coetaneo ed altro esempio di calciatore che ha sprecato il suo talento calcistico, è stato tenero. "Soffre per un vuoto incolmabile, che nel suo caso è causato dalla scomparsa del padre, e per questo tende all'autodistruzione. Come me un tempo, è schiavo dell'alcol e non si fermerà fino a quando raggiungerà il limite. E non manca molto", ha spiegato il brasiliano, oggi diventato pastore evangelico. Insomma, la triste parabola di Adriano sembra davvero destinata ad epiloghi peggiori di ogni aspettativa.