A che punto è la nuova Juventus di Maurizio Sarri
Si vede la mano di Sarri nella Juve d'estate che anticipa l'inizio di una nuova era. Il lavoro sul 4-3-3 è appena iniziato. Il bianco e nero divisi a metà simboleggiano non solo la nuova maglia, ma anche la compresenza di pagine chiare e pagine scure che le amichevoli lasciano in eredità. Il possesso palla funziona sempre meglio, Rabiot ha trovato una dimensione autorevole da mezzala, Pjanic si sta evolvendo in metronomo del gioco. Innegabile l'effetto Cristiano Ronaldo, che parte largo a sinistra ma occupa il corridoio interno, lo spazio di mezzo.
L'obiettivo, se non va al tiro, è far basculare la difesa avversaria creando spazio ulteriore per ribaltare sul lato opposto. Ai bianconeri però manca la sicurezza per giocar di prima e occupare il campo senza sbilanciarsi una volta persa palla. De Ligt fa intravedere un potenziale molto alto, ma difende ancora troppo sull'uomo, in campo aperto, dentro una linea che invece dovrebbe imparare a muoversi più compatta, a pensare più di reparto.
La fase di possesso
Nel ciclo di amichevoli estive, Sarri ha sperimentato diverse configurazioni del 4-3-3, con un unica deroga. E' infatti passato al 4-4-2 nella sfida contro l'Inter, ma con risultati che certo non inducono alla ripetizione della prova: è l'unica amichevole, infatti, in cui la Juve abbia registrato un possesso palla inferiore rispetto agli avversari e prodotto meno di un expected goal sommando le varie conclusioni verso la porta.
Nelle ultime uscite, il modulo paradigmatico della visione di Sarri ha preso una fisionomia più chiara. Contro l'Atletico Madrid, la Juve si è disposta secondo la visione del 4-3-3 cui siamo abituati già dai tempi della sua gestione del Napoli, con il playmaker che si abbassa davanti alla difesa quando uno dei centrali porta palla.
L'occupazione degli spazi vede le mezzali partire abbastanza strette sul play ma pronte a distendersi in posizione più aperta a occupare gli spazi di mezzo. Contro l'Atletico, è servito questo movimento ad allargarsi verso il centro-sinistra di Rabiot per costruire il triangolo con Alex Sandro e Cristiano Ronaldo in modo da prendere in mezzo Trippier e Joao Felix. Tanto è vero che a metà del primo tempo, Simeone ha riequilibrato la squadra e l'ha schierata, almeno fino all'intervallo, con un 4-3-3 a specchio.
La ricerca delle ali e l'effetto CR7
Uno dei meccanismi principali per far avanzare il pallone chiama in causa Higuain, o comunque chi agisce come centravanti, che arretra spalle alla porta per ricevere la verticalizzazione mentre le ali già stringono negli spazi di mezzo e puntano la porta.
Da questo punto di vista, la presenza di Cristiano Ronaldo nella posizione di partenza di ala sinistra comporta un evidente effetto di accentramento nello sviluppo del gioco. Nel work in progress dell'estate, la Juve è comunque migliorata nella gestione del pallone almeno fino agli ultimi 18-20 metri, poi manca ancora un po' di quella fluidità che nasce dalla presenza di automatismi interiorizzati per giocare di prima.
Douglas Costa adatto al 4-3-3, è l'alternativa a Bernardeschi
Ronaldo, che naturalmente tende a portar palla verso il centro, verso l'area, verso la porta, toglie un po' di ampiezza sulla catena di sinistra. Ma contro l'Atletico Madrid i movimenti con la palla a convergere da sinistra si sono rivelati tatticamente utili per due ragioni. Da un lato, e questo è prevedibile, si porta dietro almeno due uomini, spesso l'ala e la mezzala su quel lato di campo, e libera la sovrapposizione di Alex Sandro. Dall'altro, costringe la difesa avversaria a stringersi, e crea le condizioni perché un uomo come Douglas Costa possa sfruttare il corridoio alle spalle del terzino o del centrale in quella zona di campo. Il brasiliano, dunque, potrebbe ritagliarsi un ruolo non secondario nelle rotazioni bianconere per questo possibile valore aggiunto in fase offensiva.
Difesa da migliorare
In fase di possesso, però, la Juve ha incontrato diverse difficoltà prima di arrivare al tiro e si è conseguentemente esposta al contropiede. Una squadra come l'Atletico che porta tanti uomini nella zona della palla e ribalta il gioco in campo aperto in pochi tocchi, ha potuto sfruttare lo spazio che si è aperto fra la linea di difesa e quella di centrocampo una volta superata la prima linea di pressing.
In più di un'occasione, è mancata la protezione del play basso nella fase di possesso. Per una squadra che gioca con il 4-3-3 e le ali strette, se il centrocampo rimane scollato, i rischi di un passaggio sbagliato aumentano perché il portatore di palla deve giocare più lungo e gli avversari hanno più tempo per chiudere le linee di passaggio. E in caso di palla persa, lo sbilanciamento non favorisce una copertura efficace in campo aperto.
Un aspetto reso ancora più evidente dal gol subito in contropiede contro il Team K, in cui è completamente saltata la copertura preventiva sull'inserimento di Osmar dalla zona di centro-destra dell'attacco.
In difesa i movimenti non ancora si integrano bene. De Ligt è abituato a difendere in avanti, sull'uno contro uno, e in più di qualche caso si è staccato dal secondo centrale per seguire la palla, per chiudere sull'uomo. La Juventus, però, deve ora muoversi più di reparto, la linea alta beneficia della compattezza ma paga di più l'apertura di corridoi. Chiellini l'ha comunque incoronato, fisicamente la presenza anche in campo aperto si nota, ma i sincronismi in una linea difensiva che peraltro deve adattarsi integralmente a muoversi diversamente rispetto al passato, non sono di immediata traduzione in partita. Ha un sicuro potenziale da esplorare, come tutta la squadra.