9 gennaio 2000: la prodezza di Crespo per una storica prima volta
Un gol impossibile, un pareggio epico, una prima volta impossibile da dimenticare. È il 9 gennaio 2000, la Serie A scopre una nuova espressione: lunch match. Al Tardini si gioca alle 13, come mai prima di allora, e i tifosi del Parma non la prendono bene. “ Ore 13: la nostra pazienza contro la vostra arroganza” recita uno striscione esemplare. Un no al calcio moderno ignorato in nome del mercato orientale. Non è una partita come le altre, in quella penultima giornata di andata. Va in scena Parma-Juventus, nello stadio che Zidane ha indicato come il più difficile in cui abbia giocato in Italia. Quasi dieci anni prima, il 9 settembre del 1990, proprio al Tardini contro la Juventus di Maifredi, il Parma ha giocato il suo primo match in serie A sua nella storia centenaria. Da quel momento, 27 capitoli hanno trasformato Parma-Juve nella grande classica degli anni '90, fino a quel primo confronto del terzo millennio. Una sceneggiatura perfetta, di dominio e di occasioni mancate da una parte, di rabbia e orgoglio dall'altra. Una sceneggiatura con un protagonista annunciato e perfetto, Hernan Crespo, che i tifosi gialloblù voteranno giocatore del secolo.
La vigilia – Sono gli anni delle sette sorelle e del campionato più bello del mondo. La Juve scende al Tardini, con Ancelotti in panchina, da prima in classifica, a 32 punti, due in più della Lazio e proprio del Parma, che meno di un anno prima festeggiava la Coppa Uefa. Si presenta con tre difensori, Ferrara, Montero e Iuliano, Zambrotta e Pessotto sulle fasce, Tacchinardi e Davids in mezzo, e Zidane, che tocca un numero di palloni straordinariamente alto, dietro Inzaghi e Del Piero che, sottolinea Giancarlo Padovan sul Corriere della Sera, è ancora fuori forma e non riesce a saltare l'uomo. Malesani rischia il tridente con Di Vaio, Crespo e Amoroso, anche lui tutt'altro che incisivo, 28 palloni giocati senza nessun tiro e nessun assist, ma scopre e sbilancia la squadra, con Dabo e Dino Baggio in costante difficoltà in mezzo.
Primo tempo: monologo sterile – Passa un minuto e Zidane serve già la palla buona a Inzaghi, che però non ha fretta di tirare. È l'epifania di una serata tutt'altro che memorabile per Super Pippo. E lo scenario non migliora al 4′, quando Del Piero centra la barriera su punizione da una posizione che si sarebbe detta perfetta per il suo stile. È l'immagine di quel che sarà, l'icona di un attacco incapace di concretizzare una qualità e una quantità di gioco trabordanti, mentre i tre attaccanti del Parma portano solo inferiorità numerica a centrocampo e nessuna soluzione che ne giustifiche il contemporaneo utilizzo. “La Juve pompava gioco, senza subirlo mai. Soltanto Vanoli ingaggiava un gran confronto con Zambrotta, sull'altro fronte Pessotto appiattiva Fuser finché l'ex laziale non usciva per uno stiramento” scrive Marco Ansaldo sulla Stampa. “Juve, Juve, solo Juve anche se i pugni di Buffon bruciavano soltanto per una conclusione di Zambrotta e Zidane sfiorava il gol da lontano. La partita restava tracciata in un solco profondo quanto un canyon, non se ne usciva, né gli allenatori provavano a farlo”.
La sblocca Del Piero – Dopo un'ora di corse, rincorse e affanni, Malesani si pente del tridente e ricorre a Ortega, ma per Di Vaio. È la parentesi migliore per il Parma, anche se produce solo un paio di conclusioni di Serena. L'effetto si cancella quando Zidane pesca in area Zambrotta, immediato l'assist per Inzaghi e l'aggancio di Torrisi, espulso: è il 23′ del secondo tempo e Del Piero dal dischetto la sblocca.
La follia di Dino Baggio – Altri nove minuti e la missione del Parma si fa impossibile. Dino Baggio stende Zambrotta da dietro e perde la calma. Cosa sia scattato nella sua mente mentre l'arbitro Farina gli sventola il cartellino rosso è difficile da capire ma facile da intuire: non ha bisogno di parole in quei secondi per spiegare quello che è nascosto in fondo al cuore, gli basta sfregare le dita della mano in faccia all'arbitro, a suggerire qualcosa di più della sudditanza psicologica. “Chiedo sinceramente scusa all' arbitro per il mio comportamento” ammette a mente fredda. “Non so ancora come sia potuto succedere una cosa del genere. Improvvisamente devo aver perso la testa, quando la posta in palio è così alta la tensione è a mille e purtroppo sono cose che possono capitare. Sentivo rabbia dentro di me e ho scelto il modo peggiore per scaricarla. Proprio quando in mezzo al campo cominciavamo a soffrire di meno per l' ingresso di Walem, abbiamo preso gol e ci siamo trovati con un uomo in meno. Pensavo fosse una beffa del destino e avevo voglia di ribellarmi, non so bene io in che modo. Ho fatto la cosa più sbagliata che potessi fare: prima quell' entrata violenta su Zambrotta e poi i nervi mi sono saltati. Lo ripeto, posso solo chiedere scusa per il mio comportamento”. Malesani, costretto a quel punto a togliere anche l'impalpabile Amoroso per Ortega, è il primo a portarlo via dal campo. “L'importanza della posta in palio può avere fatto aumentare il nervosismo e la sua espulsione è giusta, ma credo che l'episodio sia chiuso lì” dirà.
La prodezza di Crespo – Dodici occasioni da gol e il miglior Zidane da quando è arrivato in Italia sembrano bastare alla Juventus, contro una squadra ridotta in nove e ormai senza quasi speranze al 91′. “Era, quella di Malesani, una balena immobile sul bagnasciuga” scrive ancora Padovan. “Sembrava morta, invece aveva ancora un fiato di vita”. Tra il sembrare e l'essere si inserisce Valdanito, sulla pronta giocata di Walem. I bianconeri si trovano sbilanciati sul recupero di palla, Crespo si allarga sulla sinistra,0 taglia al centro ma poi si allarga ancora. La mossa sorprende Ferrara e Montero e il sinistro dell'argentino diventa imparabile”. È il gol numero 53 di Valdanito in 98 presenze in campionato, una rete che trasforma una vittoria accarezzata nel rimpianto di Ancelotti, il tecnico che più l'ha difeso nei primi difficili mesi di ambientamento a Parma.
La gioia di Valdanito – “E' il gol più importante dell' anno e forse il più importante che ho fatto” commenta. “Provo tante volte a fare quel gesto, doppio dribbling e tiro sul secondo palo e questa volta mi è venuto bene. A volte ci riesci, a volte no. Loro ci hanno dominato, Zidane è stato straordinario, credo che tutte le squadre lo vorrebbero. Quando non giochi bene, devi correre e gettare il cuore oltre l' ostacolo. Questo gol è importante, bastava guardare le loro facce, la loro rabbia. Più che un pareggio, per noi, è una boccata d' ossigeno, di voglia di fare bene. Dopo il gol avevo tutti sopra, ero senza fiato, felice. A chi ho pensato? Mi è venuta in mente la classifica”. È un gol per Malesani, che per la gioia abbraccia anche il quarto uomo Babini. È una rete che emoziona, per chi l'ha vista e per chi non c'era. “Mi sono commosso quando ho visto sul volto dei miei compagni la gioia per il mio gol. Fino a un minuto prima gli leggevo addosso la rassegnazione e la delusione por una sconfina che sembrava inevitabile; poi la luce ha illuminalo le loro facce. E' cosi bello far felice la gente. E io sono felice di aver regalato un attimo di gioia a loro e a tutti i nostri tifosi”.