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È il Milan tra i peggiori della storia: 4 ko in 6 giornate, non accadeva da 81 anni

Il Milan ha incassato quattro sconfitte nelle prime sei giornate di Serie A: non succedeva dal 1938-1939. Non è il primo campionato da incubo per i rossoneri. Amara la retrocessione sul campo del 1982, ma anche le salvezze alla penultima giornata del 1958 e del 1977. Nel 1997 non bastò il ritorno di Sacchi, nel 2015 è naufragato Inzaghi.
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Il Milan in zona retrocessione non è uno spettacolo usuale. La contestazione che ha accompagnato la sconfitta interna contro la Fiorentina non ha risparmiato nessuno. Dopo sei partite, Giampaolo naviga in acque tempestose al quindicesimo posto in classifica, avendo battuto solo Brescia e Verona, due neopromosse, e nemmeno in maniera particolarmente convincente.

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Giampaolo, i numeri della crisi

Giampaolo diventa il secondo allenatore nella storia del Milan a perdere quattro delle sue prime sei partite dopo Italo Galbiati nel 1982. Ma per vedere i rossoneri con quattro sconfitte nelle prime sei giornate di campionato bisogna tornare al 1938-39, e sarà nono posto a fine campionato. Il Milan ha il secondo peggior attacco della Serie A. Ma quali sono stati i cinque campionati peggiori nella storia rossonera?

1957-58: campioni in carica, salvi alla penultima

Il primo campionato contraddittorio dal secondo dopoguerra il Milan lo vive nella stagione 1957-58. L'anno prima ha vinto il sesto scudetto. La squadra resta la stessa, a parte l'arrivo dell'argentino Ernesto Grillo. In panchina c'è sempre Gipo Viani ma i rossoneri vincono una delle prime tredici partite. In Europa si trasforma, elimina in Coppa dei Campioni Rapid Vienna, Glasgow Rangers, Borussia Dortmund e Manchester United, perde solo ai supplementari in finale contro il Real Madrid. In Serie A, però, si salva solo alla penultima giornata. A San Siro, la Spal gioca una partita difensiva per un tempo, più semplice ma veloce nel secondo. Il Milan si tiene su con le invenzioni di Schiaffino e gli spunti di Liedholm che portano il Milan sul 2-0. La Spal però aggancia il pareggio e serve ancora un grande Liedholm (salta tre avversari, tiro secco e gol) per cancellare le preoccupazioni. Grillo stampa il 4-2, i rossoneri chiuderanno al nono posto.

1976-77: quel Milan-Catanzaro da brividi

Il 1977 è l'anno di Portobello su Rai Due con il pappagallo pazzerello con il becco giallo, di Happy Days, di un movimento extraparlamentare spontaneista e violento. Esce in Italia "Avere o essere" dello psicanalista Erich Fromm: l'avere, simbolo della società consumistica contemporanea, opposto al bisogno di socialità per un nuovo umanesimo. Il Milan prova ad essere. Il presidente Vittorio Duina sceglie come allenatore "Pippo" Marchioro. Torna capitano Gianni Rivera, Benetti va alla Juventus, poi campione d'Italia cin una squadra tutta italiana, in campio di Fabio Capello. La stagione è disastrosa. Il Milan vince cinque partite su trenta. Alla fine del girone d'andata, dopo il pareggio contro il Cesena, la società esonera Marchioro e richiama Nereo Rocco. I tifosi espongono uno striscione rimasto storico: "Siamo disperati". La penultima giornata prevede quello che di fatto diventa uno scontro salvezza contro il Catanzaro di Massimo Palanca e del tecnico Gianni Di Marzio che provoca dall'inizio della settimana. "Linciano Rivera" titola in prima pagina a nove colonne la Gazzetta dello Sport. La città si riempie di volantini con la scritta "Forza Milan". Il 3-2 contro i calabresi fa respirare i rossoneri; anche se il gol all'87' per i calabresi di Arbitrio, nomen omen, trasforma il finale di partita in una sofferenza per i tifosi. La salvezza diventa matematica la settimana dopo  a Cesena.

1981-82: il gol amaro di Antonelli e la retrocessione sul campo

A Cesena, cinque anni dopo, si completerà l'unica retrocessione sul campo del Milan. Stavolta non c'entrano le scommesse come nel 1980. Il 1981-82 inizia con il mistero del belga Ceulemans che dopo le visite mediche rifiuta il trasferimento. Arriva lo scozzese Joseph "Joe" Jordan, che si batte ma segna solo due gol. Il tecnico Gigi Radice non lega con la squadra che realizza 21 reti in tutta la stagione. Il pubblico contesta la squadra dopo una sconfitta a Como, i rossoneri giocano due partite contro Ascoli e Roma in campo neutro a Verona. Baresi è colpito da un'infezione e salta quattro mesi. Dopo la sconfitta contro il Catanzaro Felice Colombo vende la società a Giuseppe Farina, già al vertice del Vicenza dei miracoli di Paolo Rossi. Il finale di quella domenica amara, il 16 maggio 1982, è storia. Roberto Antonelli, detto Dustin per la somiglianza con l'attore Hoffman. Antonelli, padre del futuro milanista Luca, prende palla sulla trequarti, parte in slalom e dalla linea di fondo o quasi traccia il diagonale del 3-2: è un gol capolavoro. Il Milan ha vinto, ma deve aspettare la fine della partita tra Napoli e Genoa. Castellini, portiere degli azzurri che ha introdotto in Italia i guanti moderni e ne ha regalato un paio a Dino Zoff, rinvia male, regala un calcio d'angolo e Faccenda, 21enne jolly della difesa che il tecnico Simoni ha mandato in campo da poco, in scivolata firma il gol della salvezza. "Troppo tardi, vecchio Milan" titola la Gazzetta dello Sport.

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1996-97: fallisce Tabarez, inutile il ritorno di Sacchi

E' una stagione di addii e di cambiamenti il 1996-97. E' finito il ciclo di Fabio Capello, l'allenatore rossonero più vincente di sempre, passato ad allenare il Real Madrid. Al suo posto arriva Oscar Washington Tabarez, che si prenderà enormi soddisfazioni nel cambiare l'immagine che gli uruguayani hanno del calcio, e del loro posto nel mondo, da ct della nazionale. Al Milan, però, lo ricordano per aver guidato una squadra allo sbando, non rinforzata dagli acquisti di Michael Reiziger, Edgar Davids e Christophe Dugarry. Una sconfitta a Piacenza segna la fine della sua breve storia al Milan. Berlusconi richiama Arrigo Sacchi, ma la lontananza dalla sua prima e rivoluzionaria creatura rossonera è tutta nell'1-6 in casa contro la Juve, che vincerà lo scudetto, del 6 aprile 1997. Il Milan chiuderà undicesimo, sarà l'ultima stagione in carriera di Mauro Tassotti e Franco Baresi: per lui la società ritira la maglia numero 6.

2014-15: il Milan fuori dalle coppe per il secondo anno di fila

Nel 2014-15 il Milan inizia la stagione, per la prima volta dal decimo posto 1998-99, fuori dalle coppe europee. Esonerato Clarence Seedorf, in panchina arriva Filippo Inzaghi che fino a dicembre fa pensare di poter tenere la squadra nelle zone alte della classifica. Ma alla distanza, si vedono gli effetti di un mercato di prestiti e arrivi a parametro zero: presi Diego López, Alex, Pablo Armero, Marco van Ginkel, Jérémy Ménez (capocannoniere della squadra) e un deludente Fernando Torres, oltre a Giacomo Bonaventura; ceduti tra gli altri Balotelli, Kaká, Constant, Emanuelson, Robinho, Taarabt. Il Milan chiude decimo con 52 punti, cinque meno dell'anno prima. Il pubblico ironizza sul cappellino di Inzaghi durante la sfida interna contro la Fiorentina.

Per la prima volta dopo sessanta anni, nell'anno della finale di Champions League a Milano, Milan e inter restano insieme fuori dall'Europa. Quest'anno, con l'approvazione del progetto per il nuovo San Siro più vicina, il contrasto tra la crisi rossonera e l'Inter di Conte, primo tecnico nerazzurro a vincere le prime sei partite in campionato, non potrebbe essere più lampante.

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