4 tiri in porta, tre gol: la Spagna si specchia, l’Italia si sblocca, colpisce e vince
La Spagna si specchia nella sua organizzazione, l'Italia colpisce con la forza dei singoli. Doppietta di Chiesa, rigore di personalità di un ottimo Lorenzo Pellegrini a cancellare gli effetti del gol di Ceballos, il migliore nel primo tempo. Gli azzurri chiudono con oltre 100 passaggi in meno ma con quattro tiri in più delle Furie Rosse che sfoggiano un possesso palla migliore per mezz'ora abbondante. Non paga la decisione del ct di togliere Ruiz e passare a un sostanziale 4-3-3. Via via l'Italia cresce negli spazi di mezzo. Da rivedere dietro le coperture preventive e i meccanismi di uscita dei terzini Calabresi e Di Marco, più volte presi in mezzo sui cambi di gioco.
La Spagna addensa il centrocampo
Di Biagio costruisce un tridente a geometria variabile, con Chiesa, Kean e Zaniolo che continuamente si scambiano posizione per togliere punti di riferimento alla difesa spagnola. Di fatto, è più simile a un 4-4-2 con centrocampo a rombo e due attaccanti mobili.
Le Furie Rosse portano tanti uomini sulla trequarti attraverso il possesso insistito. Il 4-1-4-1 consente l'occupazione degli spazi di mezzo, Fabian Ruiz fa valere anche l'esperienza da mezzala ibrida e da play nel Napoli di Ancelotti per andare a scombinare i piani difensivi azzurri. La marcatura stretta di Bonifazi su Mayoral libera spazi alle spalle del centrocampo azzurro.
Ceballos spezza gli equilibri
Servirebbe maggiore supporto in copertura del centrocampo, ma Barella al 9′ lascia un metro di campo di troppo a Ceballos che inventa un gol splendido e la mette sotto l'incrocio.
Ceballos, difatti, gioca molto a ridosso di Mayoral, punta di movimento che galleggia davanti ai centrali azzurri per disallineare il quartetto difensivo e mettere l'Italia in affanno nelle transizioni. Può farlo anche perché dietro restano due mediani a coprirgli le spalle e comunque a garantire protezioni sui ribaltamenti eventuali dell'Italia che però per non rischiare l'inferiorità deve portare più uomini sotto la palla.
La Spagna invece, con il jolly Ceballos senza ruolo fisso e capace di tenere Mandragora fuori posizione, mantiene il possesso e il controllo della partita. I meccanismi sono ben oliati: quando l'ala destra Soler si inserisce, il terzino sinistro Martin accompagna per aggiungere un'opzione in più e tenere l'Italia occupata per tutta la larghezza del campo.
L'Italia corre tanto ma a vuoto
Gli azzurri faticano a spostare l'orizzonte del gioco verso Chiesa e Kean, che pure si muove per scindere i due centrali spagnoli, ma senza particolare successo. E' troppo solo l'attaccante della Juventus. Errori in fase di verticalizzazione, appoggi sbagliati e una minore decisione nei contrasti condizionano negativamente la partita dell'Italia, che rischia una seconda imbarcata e rimane per almeno metà del primo tempo a ondeggiare pericolosamente come nave in gran tempesta. Le ammonizioni, distribuite con elevata severità, nemmeno aiutano.
La Spagna controlla meglio il campo, chiudono le linee di passaggio e individuano più facilmente la linea di passaggio per scoprire una mezzala libera: l'Italia va in affanno nel tentativo di pressare ma unire l'ampiezza e la densità si rivela un compito quasi impossibile.
Per recuperare, all'Italia serve un'intuizione, serve il primo cambio di gioco di Barella che Chiesa legge meglio di Aguirregabiria. Il terzino perde due metri nello scatto, il gioiello della Fiorentina lo brucia e, senza raddoppio, da un angolo strettissimo massimizza la prima vera occasione azzurra della partita.
Si fa male Zaniolo
L'ingresso di Orsolini per Zaniolo, che si fa male alla testa dopo uno scontro col portiere, non cambia la struttura dell'Italia con una chiara linea a quattro a centrocampo in fase di non possesso. Il gol, invece, scuote la squadra di Di Biagio: difesa più alta, linee più strette anche se sopravvive una tendenza improduttiva al lancio lungo frettoloso da dietro.
Il primo tempo si chiude con Fabian Ruiz leader per numero di passaggi e un dato preoccupante per l'Italia: i 7 dribbling subiti contro i tre degli avversari. Anche se a sorpresa è proprio Ruiz a uscire all'intervallo: il secondo tempo lo gioca Mikel Merino, centrocampista da 38 passaggi e 1.8 contrasti di media a partita nell'ultima stagione alla Real Sociedad, chiusa con 3 gol in 29 presenze.
Il secondo tempo
Il destro a giro appena largo di Chiesa mette un altro mattoncino nella costruzione della risalita azzurra. L'Italia, se gioca più alta, può verticalizzare meglio il gioco. Può recuperare prima il pallone e innescare poi la velocità di Kean che va poco dopo da solo contro due in fuga solitaria nel corridoio di centro-destra. Il contropiede finisce col tiro respinto di Pellegrini, che si è comunque inserito da dietro coi tempi giusti, anche lui più al centro del gioco nelle due fasi.
L'Italia manca invece nella fase di copertura sulle fasce, con Calabresi e soprattutto Di Marco in costante ritardo nelle transizioni negative. La Spagna, che è più organizzata, disegna trame da dietro, fa uscire bene la palla dalla difesa. Se la difesa non si alza, l'Italia ripiega in maniera poco ordinata. Gli azzurri si accendono con qualche fiammata isolata quando Orsolini taglia dentro o Mandragora prende in mano il gioco in mezzo. Le verticalizzazioni lunghe, però, non premiano, non rendono come nelle intenzioni.
Kean, che ha corso tanto ma ha concluso poco e non per colpa sua, esce arrabbiatissimo a mezz'ora dalla fine. Di Biagio si gioca il finale di partita con Cutrone. Sarà anche un colpo di fortuna, ma la scelta paga subito. Cutrone, con un perfetto aggancio su Vallejo, spalle alla porta a centro area, la tiene e la difende, il rimpallo scopre Chiesa libero dove serve di più, per completare la rimonta.
Si sveglia anche il Dall'Ara mentre De la Fuente chiama in campo Pablo Fornals, mezzala del Villarreal per diverso tempo considerato vicino al Napoli ceduto al West Ham da qualche giorno, per Zubeldia. La Spagna si trasforma in un 4-3-3, con Merino centrocampista basso, Ceballos e Fornals mezzali. Di Biagio istruisce Pellegrini, perché chiede un pressing in mezzo ancora più deciso, e Chiesa, per i contro-movimenti alle spalle del centrocampo.
Al capolinea dei sogni c'è un rigore assegnato col VAR, c'è la personalità di Pellegrini che rimane lì nell'attesa, che lo vuole battere e non guarda in faccia a nessuno se non al portiere, che spiazza. L'esultanza collettiva degli azzurri dimostra che l'alchimia con chi non ha fatto parte del gruppo nell'ultimo biennio si è creata eccome. E' dal gruppo che poi si fa nascere la squadra.
C'è ancora lavoro da fare, ma il primo mattone è sempre il più difficile da posare. E il primo mattone è un'Italia dal calcio diretto, che soffre per mezz'ora ma legge meglio le curve della partita contro una Spagna sterile, piegata al desiderio di un cambiamento improduttivo.