video suggerito
video suggerito

Trent’anni fa il Verona diventava Campione d’Italia (video)

Garella, Marangon, Tricella, Ferroni, Briegel; Fanna, Fontolan (Volpati), Di Gennaro; Galderisi, Elkjaer. Allenatore Osvaldo Bagnoli. Questa la formazione che nel 1985 conquistò lo storico tricolore contro ogni pronostico, riuscendo a ridimensionare anche l’arrivo di Diego Armando Maradona al debutto in Serie A.
A cura di Alessio Pediglieri
506 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Immagine

Al minuto 51′ di Chievo-Verona è arrivato un boato dal Bentegodi, curva dell'Hellas Verona. Nessun gol in campo, almeno non in quel momento. I tifosi gialloblù hanno voluto così omaggiare il 30° dello storico scudetto vinto il 12 maggio proprio al minuto 51′, nel quale Preben Larsen-Elkjaer segnò lo storico 1-1 all'Atalanta che sancì il tricolore scaligero. Per questo, i tifosi gialloblù hanno fatto partire un boato, per poi alzare tutti al cielo la sciarpa dell'Hellas approfittando della cornice del derby. In quella stagione il Verona di Bagnoli riportò lo scudetto in provincia a oltre sessant'anni dalle vittorie della Pro Vercelli, richiamando un altro storico successo, quello del Cagliari targato 1969-70.

La squadra rivelazione arrivata da lontano

Dopotutto l'evento è storico e – ad oggi – non ripetuto e irripetibile. Quel Verona dei primi anni '80 ha fatto storia, è diventato leggenda, ha insegnato molto: un Carneade assunto a padrone del mondo, Davide trasformatosi in Golia, figlio di una progettualità e da una lungimiranza della dirigenza d'allora grazie alle scelte di Guidotti e Chiampan e alla sagacia tecnica di Mascetti e Bagnoli. Perché chi pensa che quel Verona vincente fosse stata una semplice meteora sbaglia, o non ricorda: fu l'acme di un ciclo costruito sulla volontà degli uomini e dei professionisti di arrivare all'obiettivo, con perseveranza e dedizione e – soprattutto – rispedendo al mittente le avance di mercato che ne avrebbero potuto minare le basi.

Dalla B alla vetta nel segno di Bagnoli

Tutto inizia da lontano, dalla stagione 1982-83, quando il Verona (promosso in A solo l'anno prima) si dimostra già la squadra rivelazione del torneo, conquistando contro ogni pronostico la quarta posizione in classifica. In quella stagione la formazione-tipo del Verona era: Garella tra i pali, Oddi, Marangon, Volpati, Spinosi, Tricella, Fanna, Sacchetti, Di Gennaro, Dirceu e Penzo. Un buona base su cui costruire: rifiutando offerte da parte delle milanesi e di altri top club italiani, il tecnico Osvaldo Bagnoli diventa una delle figure vincenti del Verona: è corteggiato dalle grandi, ma il tecnico milanese rifiuta le proposte, e preferisce lavorare in un'isola tranquilla come la piazza di Verona.

Il Verona ridimensiona Maradona

E' una saggia decisione da parte del Mister, che la stagione successiva, 1983-84, con quattro piccoli innesti, si classifica al sesto posto. Piazzamento peggiore dell'anno prima ma sicuramente la squadra inizia a prendere sempre più le caratteristiche vincenti della filosofia di gioco del tecnico, amalgamandosi e formando un gruppo che l'anno seguente dominerà il campionato. E così arriva l'anno magico, la stagione 1984-85 con lo storico tricolore vinto con una giornata d'anticipo. Un anno particolare, quello della prima stagione con i sorteggi arbitrali a gruppi ma soprattutto quello dell'esordio di Diego Armando Maradona con la maglia del Napoli. Un arrivo che catalizza le attenzioni per tutta l'estate e che fa del club partenopeo uno dei più attesi (finirà 8°) con la stella argentina in campo. Con cui si confrontò alla prima giornata proprio il Verona: 3-1 dei veneti al Bentegodi, Napoli battuto, Maradona ridimensionato da un monumentale Briegel e il via al sogno che culminò sul campo di Bergamo con l'1-1 di Elkjaer al 51′.

Il tributo di Gianni Brera

E l'omaggio più grande per lo storico successo tricolore arriva dalla penna del Giuan Brera fu Carlo, straordinario cantore del nostro calcio che delinea di ogni protagonista inarrivabile profilo. Partendo come giusto, dal suo condottiero, Osvaldo Bagnoli.

Bagnoli è tecnico di mirabile pragmatismo: le doti umane in lui poco palesi per la sua naturale introversione, risaltano sul piano pedagogico e persino sul piano etico. I suoi allievi lo sanno bene eper questo gli sono affezionati: li considera uomini, non solo macchine da gioco, suscettibili di fusioni e connessioni magicamente articolate negli schemi.

Fanna: è il tipico emigrante furlano. Ne ha scritte sul volto le profonde angosce e gli sforzi virili per superarle. Ha lasciato la famiglia a quattordici anni, come un singolare garzone di pedata. Ha imparato a Bergamo, non è riuscito a progredire in Juventus ed è stato dimesso perchè troppo emotivo e negato a goleare. Bagnoli l'ha reinventato jolly prodigioso: corre da una linea di fondo all'altra, batte con i due piedi: difende, imposta e rifinisce, raramente conclude. L'Inter lo vuole per sostenere il settimino Brady e crossare per Altobelli e Rummenigge. Bearzot lo vuole per la nazionale campione del mondo.

Garella
: volto intelligente e matto del cascatore specialista: stile inventato ogni volta, secondo coordinazione sbirolenta. Bagnoli dice: "Non credo alle rigenerazioni: se non era mica buono non usciva (dalla mediocrità)". Quest' anno avrà parato cinquanta tiri-gol. Un miracolo che tenterà di rinnovare al Napoli. Un portiere non può farti vincere il campionato; però può fartelo perdere. Senza Garella, il Verona poteva finir male.

Marangon I: tipo estremamente simpatico, pronto a chiedere l'apertura verso il suo out, che è il sinistro: l'Inter lo vuole per non rivedere le sue finte ali sinistre, arrivare all'estrema, fermarsi e poi voltarsi in dribbling per battere il cross con l'unico piede, il destro. Partite memorabili, non recenti. Piuttosto incolore nel finale.

Tricella: della prodigiosa tribù cernuschina, madre di Scirea e Galbiati. Pronto a lanciarsi per dettare il disimpegno e costruire lungo: forse migliore in lui il costruttore che non il difensore. Possibilità di migliorare molto.

Fontolan: recupero clamoroso di Bagnoli: acrobata insigne negli stacchi; lento nei gesti minimi; buon battitore. Tutti lo danno per milanese: è comasco di Garbagnate Rota.

Volpati: si è sposato ieri (auguri) e si laureerà domani in Medicina: intanto gioca con spietato pragmatismo annichilendo l'avversario marcato da lui e valorizzando il gioco di Di Gennaro, cui si offre per il passaggio sicuro (in quanto è bene smarcato). Secondo Bagnoli durerà ancora due anni. Ne ha trentaquattro.

Di Gennaro: emulo di De Sisti ma con lancio lungo più forte e pulito. Bagnoli gli insegna i segreti del centrocampo, fondati sulla misura dinamica, cioè sul risparmio e sulla arcigna riconquista della palla.

Briegel
: è un armadio che i tedeschi facevano giocare terzino d' ala: Bagnoli lo inventa centrocampista: la sua resa è fenomenale: prepotenza atletica: ipertrofia crurale che rende sgraziato il suo correre e il suo tocco: sporca la palla ma con il sinistro cannoneggiata fortissimo e in acrobazia la fa da match-winner. Che più?

Galderisi
: l'è terron de caratter, dice Bagnoli, e persino menestrello: però si batte con un coraggio da leone: difende la palla come pochi: a me ricorda el Guarnieri de l'Ortiga, centravanti dell'Inter 1940: un nano prodigioso.

Elkjaer Larsen
: danesone estroverso, matt come on cavall (dice Bagnoli): falcata distesa da duecentista: tiro forte, specie con il destro. Lungo periodo di assenza per malanni contratti innazionale. Diventerà anche acrobata, se si applica.

Il ricordo dell'Osvaldo

A 30 anni di distanza, è lo stesso Osvaldo Bagnoli a ricordare quei momenti irripetibili, di un gruppo che dopo il tricolore si sciolse in giro per l'Italia, acquistato a peso d'oro dai grandi club. E l'ex tecnico tricolore ha definito quel successo lo "scudetto dello spogliatoio": "Per lo scudetto vinto dal Verona bisogna ringraziare lo spogliatoio. Erano dei ragazzi che andavano d'accordo fra di loro. Il miglior ricordo di quell'anno è proprio lo spogliatoio. Quell'anno avevamo cambiato solo i due stranieri che si trovarono subito benissimo con il resto del gruppo. Il mio preferito? Non si può dire. Era un gruppo che andava d'accordo e non c'erano preferiti. C'erano giocatori che erano con me da prima. Uno tipo come Volpati era con me dalla Solbiatese" 

506 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views