1980-1982, il biennio d’oro del Catanzaro. Ranieri: “Come il mio Leicester”
Al Rigamonti è un tripudio di bandiere giallorosse in curva Sud. È la quarta giornata del campionato 1980-81, a Brescia arriva il Catanzaro, ripescato dopo la retrocessione perché intanto in estate è scoppiato il Totonero. Lo storico dirigente Merlo in estate ha soprattutto venduto. Resta qualche bandiera, rimane Claudio Ranieri, che ha più presenze di tutti nella storia della squadra. “Non ho solo allenato Claudio Ranieri, l’ho inventato allenatore” dirà Gianni Di Marzio. “Lui non voleva fare l’allenatore, ma l’ho quasi costretto. L’ho aiutato ad andare a Lamezia, poi lui voleva smettere e fare l’imprenditore a Roma. Quando andò a Lamezia non lo volevano perché non aveva esperienza, e parlai al presidente benissimo di lui. Era già da calciatore. Quando in partitella gli fischiavo qualcosa contro sbraitava, lui ci teneva a vincere anche in allenamento”.
Resta Palanca, il re dei gol “olimpici”, capace di segnare 13 gol direttamente da calcio d'angolo (chiedere per credere alla Roma), che ha continuato per anni a rispondere agli inviti di Ranieri per le cene estive in Toscana. Rimangono Majo, Sabadini, Orazi, Massimo Mauro e Braglia. Cambia la spina dorsale della squadra, affidata a Tarcisio Burgnich. Arrivano il portiere Zaninelli, il libero Morganti e il terzino Salvadori, per la prima volta lontano dalla sua Empoli, che il nuovo tecnico ha notato l'anno prima in C1 quando allenava il Livorno, la mezzala Sabato, i due attaccanti De Giorgis e Borghi, che ha appena portato il Catania in Serie B. Eppure, è una squadra unita e trascinata da un entusiasmo che travalica i confini della Calabria e dell'Italia. “Sì, in effetti dovunque andassimo eravamo amati da tutti. Per due anni fummo invitati a disputare delle amichevoli in America e Canada e, anche lì, la gente correva per assistere alle partite del Catanzaro” ha detto Ranieri.
È proprio lui, al 39′, in proiezione offensiva, a provare la conclusione al Rigamonti. In area c'è Borghi, che solo la settimana prima ha debuttato in Serie A, contro il Como. Magro, riccioli neri, ha dovuto sostituire Palanca, che è crollato a terra, e raccoglie il tiro svirgolato dal capitano. Davanti a lui, Groppi scivola e il primo gol in serie A diventa realtà. Corre Borghi, Tardelli giallorosso con le braccia al cielo, abbracciato da Ranieri, da tutta la squadra, da tutta la Calabria. Il Catanzaro, in quel momento, è in testa alla classifica. La magia dura mezz'ora. La sfortunata deviazione di Sabadini riporta i giallorossi a pari punti con la Roma, che perde 4-0 a Napoli, con la Fiorentina e l'Inter che intanto pareggiano 0-0. “Trionfa la provincia calcistica” titola il Corriere dello Sport. Per una settimana, il Catanzaro è primo, anche se non da solo: primato rotto dal gol di Bagni che al “Militare” regala al Perugia la prima vittoria della stagione.
Si grida al fuoco di paglia, ma in casa il Catanzaro ferma sullo 0-0 la Roma capolista e la Juventus. È la partita d'esordio del giovane Salvadori, che marca Marocchino. Gentile, appena rientrato da un infortunio, soffre un po' contro De Giorgis, che mette paura a Zoff, costretto poi alla parata di piede su Orazi. È una partita un po' speciale per lui, come per Ranieri, Peccenini e Menichini, tutti a vario titolo legati a Roma e alla Roma. Cuccureddu annulla Palanca, gli concede solo calci piazzati, e tanto gli basta per colpire il palo da calcio d'angolo.
Si limiterà al perfetti assist per De Giorgis a San Siro, all'ultima di andata. Il Catanzaro blocca anche l'Inter sul 2-2 e chiude la prima metà di stagione a 14 punti, al settimo posto in classifica. Anche al ritorno, i giallorossi fermano sul pari Roma e Inter, all'ultima giornata, vincono ad Ascoli e raccolgono 29 punti. Il settimo posto finale, insieme al Bologna di Radice, è il migliore di sempre nella storia dei calabresi in serie A.
O'Rey Palanca lascia Catanzaro con 13 gol, vice-capocannoniere della stagione dietro Pruzzo. Eppure Palanca, miglior bomber nella storia delle Aquile in A, a Catanzaro non avrebbe nemmeno dovuto giocare. Nel 1973, infatti, quando ha firmato per i giallorossi dopo aver segnato 18 gol al Frosinone in C, c'è un'opzione della Reggina, valida però solo in caso di salvezza. Gli amaranto retrocedono e per Palanca comincia una nuova, lunga storia d'amore. Uno dei migliori sinistri d'Europa, secondo Sandro Ciotti, con quel piede numero 37 capace di magie da ogni posizione, Palanca va al Napoli per un miliardo e 350 milioni di lire, e la comproprietà di Armando Cascione.
Il presidente Adriano Merlo solletica la fantasia dei tifosi, tristi per la perdita del grande idolo, nell'unico modo che conosce. Apre Catanzaro al mondo e compra per 400 milioni Viorel Nastase dal Monaco 1860. L'Italia, già innamorata del genio tennistico di Ilie “Nasty” Nastase, ha grandi attese per l'ex centravanti della Steaua Bucarest, che ha pur sempre segnato 77 gol in 8 anni, che si è preso la briga e il gusto di timbrare anche al Bernabeu prima di disertare e far perdere le sue tracce a Berna dopo una partita contro lo Young Boys. In Germania, forte del suo primo contratto da professionista, segna 14 volte ma per un punto la seconda squadra di Monaco di Baviera retrocede. Le accuse di poca professionalità lo seguono, anche se l'inizio è incoraggiante: il primo gol arriva alla sesta giornata, a Como, con un gran tiro dalla distanza. Ma in uno scontro di gioco, si infortuna seriamente alla tibia. Quel che segue è una lunga lista di scappatelle, di notti brave e molto alcoliche, interrotta solo dalla rete al San Paolo nel ritorno dei quarti di Coppa Italia: il sogno si fermerà in semifinale, solo ai supplementari, contro l'Inter.
Le assenze di Nastase diventano, paradossalmente, una fortuna. Perché il nuovo tecnico Bruno Pace dà sempre più spazio a Edy Bivi, mancino molto rapido in area, cresciuto nel vivaio della Fiorentina, arrivato dal Mestrina, in C2. È lui che firma il pareggio contro il Napoli, la nuova squadra di Palanca. È lui che al Comunale, il primo novembre, apre il memorabile 3-0 al Milan. Dopo 9′, il Catanzaro è già 2-0 (raddoppio di Borghi), e al 75′ Mauro completa il trionfo col suo primo gol in Serie A. Certo, come ricorda Salvadori, “il Milan di quel campionato non era la squadra da battere. Era una formazione assemblata male ed apparteneva alle grandi squadre solo per il blasone e di certo non per le qualità tecniche o dei singoli”.
È un Milan avviato alla prima retrocessione sul campo, trafitto anche in casa da Bivi, che un mese e mezzo prima aveva negato la vittoria all'Inter. Mauro crossa, Bivi si tuffa di testa, Piotti devia sul paloma lo stesso Bivi a porta vuota firma la condanna del Diavolo mai così piccolo. Segnerà anche all'Olimpico, contro la Roma, e uno dei due gol di quel pomeriggio finirà nel film “Io so che tu sai che io so”, con Alberto Sordi e Monica Vitti). Il Catanzaro si salva con largo anticipo e a Domenica In il presidente del Catanzaro Club consegna la copia del giornale consegnato allo stadio a Pippo Baudo, che a inizio stagione aveva profetizzato la retrocessione dei calabresi.
Il Catanzaro, invece, conferma il settimo posto. L'ultima partita, in Toscana se la ricordano bene. La Juventus ha avuto una sola rivale per il titolo, la Fiorentina, che ha perso per mesi Antognoni dopo lo scontro con Martina. “Abitando in Toscana, ci sono molti tifosi della Fiorentina che ancora ricordano quella partita e me ne parlano sempre” ricorda Salvadori, che ha marcato Paolo Rossi. L'arbitro Pieri nega un rigore al Catanzaro per fallo di Brio su Borghi. Ne assegna, invece, uno alla Juventus. È il penalty che fa perdere lo scudetto ai viola. È il penalty che Brady trasforma anche se già sa di dover lasciare la Juventus, perché Agnelli ha già comprato Platini. È il gol che chiude un'era, alla Juve e a Catanzaro. I giallorossi in due anni precipiteranno in Serie C. e un sogno così non tornerà mai più.