15 occasioni, solo 1 gol: Icardi in panchina è un lusso che l’Inter non può permettersi
L'Inter regala un tempo, la Roma dopo il gol del vantaggio si abbassa troppo. Si concede all'Inter che completa il triplo dei passaggi e crea 13 occasioni a cinque. Il pareggio è il risultato dei limiti dei nerazzurri, che nel primo tempo spingono quasi solo a destra con Perisic fuori partita. Poi la pareggiano, proprio con il croato, perché la Roma gioca troppo bassa ma non ribalta l'azione nel secondo tempo. L'ingresso di Icardi fa il resto.
I numeri
L'Inter chiude con 603 passaggi completati nel match contro i 192 della Roma, di cui 134 a 45 nella trequarti avversaria. Solo due, però, gli appoggi di differenza in area (9 a 7). L'Inter crea il doppio delle occasioni (15 a 8), con la regia bassa di Skriniar (102 passaggi) e le geometrie di Borja Valero (123 appoggi). Il difensore verticalizza in 25 occasioni verso il play, e in altre 24 tocca verso Asamoah e De Vrij. Borja illumina anche negli ultimi 30 metri mentre la Roma fatica a creare combinazioni di passaggi frequenti. Vince anche praticamente la metà dei contrasti, 8 a 15, e sette duelli aerei in più in zona difensiva (17 a 10). I 40 disimpegni a 8 raccontano bene le difficoltà di una Roma che per troppo tempo ha pensato solo a chiudere e non a proporre.
Le formazioni
Non c'è Zaniolo, per scelta, non c'è Manolas, che si fa male nel riscaldamento. Non c'è nemmeno Icardi: Spalletti gli preferisce Lautaro, anche per aprire la difesa della Roma e sfruttare gli inserimenti da dietro. Gli assenti monopolizzano i discorsi prima, e presumibilmente le opinioni dopo il match. I presenti disegnano un'Inter che tiene il possesso, coerentemente con la media più alta della Serie A, e una Roma che si dispone con un 4-4-2 in copertura e negli spazi di mezzo crea la prima occasione della partita.
Dzeko centravanti boa esalta il movimento delle ali, bene Under che taglia nei corridoi interni, e dei terzini Florenzi e Kolarov, propositivi nei primi minuti. Sono loro a garantire l'ampiezza nella costruzione offensiva. Ranieri chiede una linea di pressing più alta, porta più uomini delle ultime settimane negli ultimi trenta metri, ma al primo sbilanciamento la difesa rischia: serve un grande Mirante sul colpo di testa di Lautaro. Politano, che traccia il cross sul secondo palo, si erge subito a fattore della manovra offensiva dei nerazzurri. Da lui Spalletti vuole una presenza più aggregante, meno isolamento sulla corsia.
El Shaarawy, prodezza individuale e lavoro di squadra
E' dal lato di Politano che la Roma sblocca la partita. La magia di El Shaarawy (destro a giro dal centro-sinistra) è un gesto tecnico individuale che premia un'intelligente costruzione collettiva. La detta chi la palla non ce l'ha, Dzeko, che taglia in area e semina dubbi in De Vrij. L'olandese rimane a coprire la linea del possibile passaggio filtrante ma gli scopre lo specchio della porta. Quando Borja Valero se ne accorge e tenta di recuperare è ormai troppo tardi.
Rallenta l'Inter, la Roma aspetta e si piazza con due linee compatte di quattro e Pellegrini seconda punta a dilatare un po' l'attacco sulle transizioni. La difesa giallorossa sembra non aver risolto però le solite questioni legate alla copertura sui calci da fermo: tante respinte corte poco precise, poca aggressività nell'andare poi a chiudere le possibili linee di tiro. L'Inter aumenta la quantità dei passaggi, la densità del fraseggio: 188 i passaggi completati contro 63 nei primi 25 minuti anche se la combinazione più frequente coinvolge i due difensori centrali, De Vrij e Skriniar, che scambiano 23 volte.
La Roma si copre, passa al centrocampo a 3
Nzonzi e Pellegrini danno sostanza alla fase difensiva della Roma che alla mezz'ora Ranieri trasforma. Chiede ai centrocampisti di mettersi a tre, con Pellegrini mezzala. Una scelta di equilibrio, perché con Dzeko si è spesso trovato in difficoltà nell'ostacolare l'uscita bassa del pallone da parte dei nerazzurri. Il cambio di modulo consente anche di avere un uomo da poter dirottare su Vecino senza lasciare campo libero a Nainggolan. L'uruguaiano prova a dare respiro alla manovra in appoggio sul centro-destra, mentre Spalletti richiama un Perisic troppo isolato a sinistra.
L'Inter non alza il pallone nella costruzione del gioco, la Roma può abbassare la linea, contenere e poi ribaltare con le intuizioni di Cristante, lucido nel posizionamento e svelto nelle scelte di verticalizzazione. La prudenza dei giallorossi, che mettono due linee compatte a protezione dell'area, lascia l'iniziativa a basso ritmo all'Inter che fa defluire il gioco sulle fasce ma almeno due volte da fuori arriva con certa facilità al tiro. Ci provano Asamoah e Politano, che poi come in avvio ispira il colpo di testa sul secondo palo di Lautaro, più alto nello stacco di un Florenzi un po' in difficoltà nel tenere la diagonale.
Entrano Zaniolo e Icardi, l'Inter prende in mano la partita
All'intervallo Ranieri toglie Under, in ritardo nei tempi del pressing e per il tecnico non sempre pronto a rispettare le distanze con Florenzi, per Zaniolo. Il nuovo entrato parte largo a destra, si fa saltare da Asamoah nel primo duello della sua partita. Da quella parte l'Inter spinge nei primi minuti del secondo tempo con maggiore decisione. La Roma quasi non esce dalla metà campo, Spalletti cavalca l'onda con Icardi per Nainggolan. Il 4-4-2 nerazzurro diventa anche più lineare, Lautaro inevitabilmente si sposta più da seconda punta a raccordare il gioco e aprire spazi, ad aumentare le linee di passaggio. Parte più dietro, il "Toro", che occupa gli spazi del "Ninja" e insieme detta la profondità. Ha il compito di portare fuori uno dei dei centrali della Roma, di disallineare la difesa giallorossa per i movimenti di Icardi e i tagli delle ali.
Asamoah e D'Ambrosio salgono, Perisic pareggia
Movimenti che l'assetto della Roma facilita per certi versi. Il piano di giocare in amministrazione controllata, con tanti uomini sotto la linea della palla proprio per indirizzare le prime uscite dell'Inter verso gli esterni, non sempre si abbinano alla decisione nei contrasti quando poi i nerazzurri portano il gioco nella trequarti (solo 6 contrasti vinti a 12 dopo 55 minuti). Solo tre i tackle che nella prima ora di gioco vincono Cristante e Nzonzi, a conferma di un atteggiamento difensivo più di posizione. Il rischio in questi casi è di portare gli avversari in area. Rischio concretizzato al 61′: cross di D'Ambrosio, Perisic sbuca dietro Florenzi e segna di testa in tuffo. Pareggia forse il peggiore in campo fra i nerazzurri. E' l'effetto anche dei due attaccanti che una volta dentro l'area rendono più probabile lo scompenso nelle coperture, spezzano le catene fra Fazio e Juan Jesus, le letture tra il centrale e il suo terzino di riferimento.
L'azione al 70′, imbucata di De Vrij e palla che Icardi gira di prima verso il secondo palo, testimonia con paradigmatica evidenza le opzioni diverse che l'Inter si è data in attacco con l'ingresso dell'ex capitano.
D'Ambrosio si fa più propositivo, Asamoah dialoga con Perisic che sale di tono e mette pressione a Florenzi e Zaniolo, rimasto inutilmente troppo alto nell'azione del gol mentre l'inserimento di Vecino creava il 4 contro 3 a centro area.
Entrano Kluivert per Pellegrini e Joao Mario, cui Spalletti chiede un maggiore contributo difensivo, per Lautaro Martinez. L'ultima emozione è il diagonale di Kolarov che tira cadendo. E' l'ultimo brivido d'imprevedibilità di una partita che racchiude le qualità e i limiti di Inter e Roma.