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15 arrestati e oltre 200 feriti: è la Serie A più violenta dal 2014

Il rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive evidenzia un aumento dei casi di violenza in Serie A nel girone d’andata. Il confronto con la situazione in Premier League e in Bundesliga. I possibili rimedi: rinnovare le strutture e aumentare la collaborazione tra società e forze dell’ordine.
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Il girone d'andata più appassionante degli ultimi anni è anche il più violento dal 2014. Il rapporto dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive aggiunge l'ultimo capitolo al libro nero della Serie A: una macchia sul braccio di ferro – estenuante ma emozionante – che vede la Juventus e il Napoli impegnate nella corsa scudetto; un'infamia raccontata dai numeri che collide coi numeri (quelli tecnici e agonistici) dei protagonisti, gli unici che dovrebbero fare notizia in un campionato finalmente equilibrato.

I numeri (neri) della A: 15 arrestati, 215 denunciati

Rispetto alla scorsa stagione, le partite con feriti sono passate da 8 a 20 (tornando ai livelli del 2013-2014, quando i match con feriti furono 21), 15 gli arrestati, 215 i denunciati, quasi il triplo di un anno fa. In Serie A gli incidenti hanno causato 21 feriti fra i civili, nove fra le forze dell'ordine, due fra gli steward. Calano invece i comportamenti violenti in Serie B, crescono i denunciati in Lega Pro seppure con meno partite disputate. Per questo, l'impiego medio di agenti di polizia è aumentato in un anno del 5% in Serie A e del 6% in Serie B.

I comportamenti violenti non si limitano ai dintorni dello stadio. L'Osservatorio registra, infatti, la ripresa dei "comportamenti improntati all'illegalità" su strade e autostrade, dovuti ai tifosi di Lazio e Napoli (9 "casi" a testa), Foggia (5 episodi), Inter (5), Pisa (4), Siracusa (4), Benevento (3) e Roma (3). Altri 25 incidenti si possono attribuire a un'altra ventina di tifoserie.

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Rapporto Aic: i pericoli della Serie A

I dati confermano una tendenza già emersa l'anno scorso nei 114 casi di violenza o intimidazione registrati da un rapporto dell'Associazione Italiana Calciatori, più della metà dei quali (52%) in Serie A. Da un punto di vista territoriale, i casi si concentrano nel Lazio (13%) e comunque al Sud (40% del totale). Se è vero che nella maggioranza dei casi non si va oltre il coro, lo striscione o l'insulto pesante, fanno riflettere il 17% di aggressioni fisiche, anche nei centri di allenamento. Aggressioni che colpiscono singoli giocatori, più che l'intera squadra, che arrivano dai propri tifosi nel 49% dei casi. Alle motivazioni più tristemente abituali per gli sfoghi violenti, come la sconfitta in una partita particolarmente sentita o il rischio di retrocessione, rileva il 36% di minacce o intimidazioni di tipo razzista, specchio di un Paese in cui questo tipo di tensioni hanno superato i livelli di guardia.

Premier League, sempre meno arresti

In Premier League, il campionato più ricco e più costoso anche in termini di prezzi medi dei biglietti, la “guida verde” governativa del 1973, la Guide to Safety at Sports Grounds, specifica chiaramente che “la responsabilità della sicurezza degli spettatori è sempre a carico di chi gestisce l’impianto, che normalmente è il proprietario o il locatario dello stesso”. Dunque, nel caso inglese, le singole squadre.

Secondo il rapporto dell'Home Office di fine novembre, negli incontri di calcio inglese e gallese si sono registrati 1638 arresti nella stagione 2016-2017, quattro ogni 100 mila spettatori. Dimezzati rispetto a sette anni fa, gli arresti si concentrano in prevalenza, per la seconda stagione di fila, fra i tifosi della Championship, la seconda divisione (28%, la percentuale più alta fra tutte le divisioni): 72 del Birmingham City, 61 del Leeds United, 52 dell'Aston Villa. In Premier League, West Ham United (67), e Manchester City (47) emergono come le tifoserie più pericolose.

Diminuiscono anche i provvedimenti restrittivi, e il calo più significativo si registra in Premier League (110 in meno rispetto alla stagione precedente). Dei 1929 in vigore al 7 agosto 2017, solo 517 (-5%) sono provvedimenti nuovi, un terzo dei quali contro tifosi di squadre della Championship.

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Bundesliga, più controlli, cala la violenza

In Germania, nella stagione appena conclusa, si sono registrate 9440 misure restrittive fra gli oltre 21 milioni di spettatori (45 ogni 100 mila tifosi) delle due divisioni di Bundesliga e dei campionati regionali minori, con 1226 feriti.

I tifosi, si legge nel rapporto annuale della polizia tedesca, vengono divisi in tre categorie, dai più pacifici ai più violenti: i datifanno emergere una leggera riduzione, per la Bundesliga, e un aumento in seconda divisione, delle categorie di tifosi più pericolosi che solo nel nel 4% mostrano motivazioni di carattere politico che si aggiungono alla violenza sportiva.

Quello che emerge, per quanto riguarda i comportamenti violenti, è un quadro di delinquenza comune, nella maggior parte dei casi indiscriminatamente rivolta ai supporter della squadra ospite, che si concentra all'interno dello stadio o nelle immediate vicinanze (parcheggi compresi). A fronte di un aumento delle ore di lavoro della polizia, che superano 2,2 milioni nell'intera Germania, si nota soprattutto in Bundesliga un decentramento dei casi di violenza che solo nel 42% avvengono dentro gli stadi, la percentuale più bassa fra le varie divisioni.

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Rimedi e prospettive

Il problema della violenza degli stadi, ha spiegato il direttore generale della Figc e vice presidente Uefa Michele Uva al convegno Infrastrutture per lo Sport al Politecnico di Milano, si riparte facendo squadra. “La casa è ancora vecchia” ha però aggiunto. “Negli ultimi 10 anni in Europa sono stati costruiti o ristrutturati 137 stadi per un investimento totale di 15 miliardi di euro. Di questi solo tre in Italia, per un investimento di 150 milioni di euro. Questo dimostra che non c’è stata attenzione per le infrastrutture, vuoi per mancanza di visione vuoi per l’incapacità di valorizzare gli impianti esistenti. Il risultato è che gli stadi rimangono semi vuoti”.

L'Osservatorio: serve più collaborazione

Anche l'Osservatorio sottolinea come manchi "una vera collaborazione nella tutela dei profili legati alla sicurezza, fondamentale per compiere l'auspicato salto di qualità culturale" denuncia l'Osservatorio. "Il modello fino qui monitorato non è ancora quello descritto nel Protocollo del 4 agosto scorso, che vorrebbe un'azione congiunta del mondo dello Sport e di quello delle Istituzioni, bensì – è la constatazione – una ‘versione' che, al momento, si sta reggendo su una sola gamba".

Le società, ha rilevato la dottoressa Daniela Stradiotto, presidente dell'Osservatorio, “devono intervenire quando ne hanno il dovere: l'istituto del gradimento può risolvere diverse situazioni come accade all'estero”. Ancora nessuno però ha revocato l'abbonamento a tifosi non graditi.

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