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1 maggio 1994, il gol di Esposito al Milan che salvò la Reggiana

Per “il calcio fa bene alle ossa” riviviamo il weekend del 1 maggio 1994. Un fine settimana di lacrime e speranze tra l’Emilia e Milano. Mentre a Imola muore Senna, la Reggiana vince in casa del Milan già campione d’Italia e condanna il Piacenza alla B.
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È un weekend di speranza e di dolore. Tra venerdì 29 aprile e domenica 1 maggio 1994, le coincidenze del destino trasformano l’Emilia nell’epicentro di un fine settimana che cambia la storia. Il venerdì, si gioca l’anticipo dell’ultima giornata di campionato. Il Parma ha chiesto e ottenuto lo spostamento del derby col Piacenza perché il 4 maggio è in programma la finale di Coppa delle Coppe che giocherà, e perderà, contro l’Arsenal a Copenhagen: ne viene fuori uno 0-0, una non partita. Ma c’è un problema. Il Piacenza sta lottando per non retrocedere con Udinese e Reggiana, che però vengono fatte regolarmente giocare la domenica. E quella non è una domenica come le altre, è la domenica della morte di Senna, dello sterzo che si spezza al Tamburello a 24 ore dalla tragedia di Ratzenberger.

Mentre il telecronista Rai Mario Poltronieri è impegnato nella più lunga diretta della sua carriera, a pochi chilometri di distanza tutta Reggio Emilia è attaccata alle radioline. L’Udinese sta perdendo con la Juventus, gol di Vialli che onora così l’ultima del Trap in bianconero. La Reggiana, al primo anno di sempre nella serie A a girone unico, è ancora sullo 0-0 a San Siro contro il Milan di Capello, già campione d’Italia per la terza volta di fila e in campo con le riserve, perché la testa è già a Atene, alla finale di Champions League contro il Barcellona.

La prima in A – Per quella prima, storica, stagione in serie A, la Reggiana ha confermato Pippo Marchioro, allenatore in anticipo sui tempi, pioniere della zona e del calcio spettacolo. È il primo anno con Franco Dal Cin azionista di maggioranza. La squadra ruota intorno a Torrisi, Zanutta, Cherubini, Sgarbossa e Accardi. A centrocampo c’è Giuseppe Scienza a produrre gioco per Michele Padovano e Massimiliano Esposito. Nel mercato estivo arrivano l’ex Juventus Gigi De Agostini e il portiere titolare del Brasile, Claudio Taffarel, che ha ridato dignità a un ruolo finito in disgrazia in verdeoro dai tempi di Barbosa, il numero 1 del Maracanazo. Alla prima, al Meazza, la Reggiana perde 2-1 ma fa una figura decisamente migliore dell’enigmatica e incompiuta Inter di Bagnoli. I granata danno un’idea compiuta di squadra e di calcio: è Padovano, di testa su cross di Morello, a segnare il primo gol in A dei granata. “Far punti a San Siro non era in preventivo, ma questa buona prestazione permette alla Reggiana di investire per il futuro", sottolinea Marchioro dopo i complimenti di Bagnoli e dei tifosi dell’Inter.

Inizio duro – I primi tre mesi, però, sono tutt’altro che esaltanti. Fuori casa arrivano solo sconfitte, al Mirabello al massimo pareggi, anche se di rilievo. Alla prima in casa, è 0-0 con la Lazio, al secondo pari di fila senza gol nel posticipo in diretta tv, introdotto proprio da quella stagione. Poi si ferma, sempre senza reti, anche la Roma difensivista di Mazzone, anche se la partita è un monologo emiliano. A fine partita Ekstrom, simbolo dello scudetto del Verona di Bagnoli tenuto in panchina, chiede di essere ceduto. Ma a partire sarà un altro ex gialloblù, Marco Pacione. A metà novembre, la svolta. All’Hotel Astoria, il club presenta Futre, che aveva vinto la Coppa Campioni col Porto, che era arrivato secondo al Pallone d’Oro 1987 e veniva dal Marsiglia di Tapie. Uno così che ci fa in una debuttante in serie A?

La prima vittoria – Il Mirabello è stracolmo domenica 21 novembre 1993, per il suo esordio. Per innamorarsi basta un’ora, il tempo di vederlo segnare di sinistro il gol dell’1-0. I tifosi lo vedranno in campo solo un altro quarto d’ora. Pedroni lo stende e viene espulso, la diagnosi è impietosa: frattura subtotale del legamento rotuleo del ginocchio destro, stagione cominciata e finita nella stessa giornata. Mateut, altro giocatore acquistato a metà novembre, raddoppia e fa felice anche Vincenzo Bethaz, un vigile di Aosta che indovina il risultato e, grazie a un concorso lanciato da “90° minuto”, vince due biglietti per la finale dei Mondiali.

Il girone d’andata – Nel girone d’andata, la Reggiana vincerà solo altre due partite, sempre in casa. Il 5 dicembre al Mirabello cade il Cagliari (3-1), protagonista ancora Mateut che segna la rete dell’1-0 ed entra nell’azione del raddoppio: rigore per mani di Bisoli, espulso, su testa di Parlato, trasformato da Padovano, che nella ripresa firmerà la sua prima doppietta in granata. Una settimana dopo, sempre il futuro attaccante della Juventus, alla centesima partita in serie A, spezza l’equilibrio a 20’ dalla fine, segna il 32mo gol in massima serie e condanna il Lecce alla dodicesima sconfitta in quindici giornate.

Con l’Inter cambia tutto – Alla prima di ritorno, al Mirabello contro l’Inter, è spettacolo. La Reggiana, si legge sul Corriere della Sera, “produce il meglio di cui e' dotata: squadra cortissima, pressing, raddoppi, marcature a scalare. E' zona purissima, pero' Marchioro ci mette del suo agitandola con un movimento circolare (del pallone) e verticale degli smarcamenti”. Due gli uomini di spiccato senso tattico: Esposito e Scienza, baciato dal primo gol in serie A, un destro letale su punizione. Una vittoria che dà ragione ai cento saggi, la giuria che ha proclamato Pippo Marchioro "reggiano dell’anno".

Verso la salvezza – Cadono poi la deludente Atalanta (3-0), con l’ulteriore preoccupazione per il portiere Ferron che si scontra in uscita con Padovano e resta a terra con i battiti rallentati per 15 secondi, e il Parma. Il derby, inizialmente in programma il 5 marzo, viene rimandato perché l’arbitro Pairetto si fa male dopo una ventina di minuti: mette il piede in una buca e si procura una contrattura al gemello della gamba sinistra. Si gioca il 6 aprile, il Parma è in crisi e ha la testa alla semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe col Benfica. Vince chi ha più bisogno dei due punti, e la fortuna aiuta l’audace Reggiana, che passa per la deviazione di Esposito in barriera sulla punizione di Scienza, prima del raddoppio su rigore di Padovano. Al ritorno a Parma, è contestazione: “Venduti, venduti” scandiscono i tifosi, “Scala vattene”.

Poker di speranza – Alla terzultima, matura anche la prima vittoria esterna. La Reggiana rimonta l’iniziale svantaggio a Lecce, passa 4-2. Una vittoria che condanna i giallorossi alla serie B e Marchesi all’esonero di fatto: la società annuncia Spinosi per la successiva stagione. Il tecnico incassa con classe e dribbla le domande sul suo successore: “Di casi spinosi ne abbiamo avuti tanti quest’anno. Perché parlarne ancora”. Chi festeggia è Marchioro. “Una squadra che rimonta è in vita. Ci giocheremo tutto con Samp e Milan: speriamo di arrivare a quota 31”. L’1-1 con la Sampdoria porta a giocarsi tutto contro le riserve del Milan.

L’ultima – A venti minuti dalla fine, il punteggio è ancora fermo sullo 0-0. Se finisse così, la Reggiana si giocherebbe la salvezza nello spareggio col Piacenza (che ha pareggiato a Reggio e vinto in casa i confronti diretti in stagione). Ma al 27’ Massimiliano Esposito, napoletano catapultato dalla C2 alla serie A, inventa il gol più importante dell’anno. Il suo diagonale, ammette Galliani ricordando la notte più buia della recente storia rossonera, “mi ha ricordato il tiro di Waddle a Marsiglia. Stessa traiettoria larga, stesso repentino cambio di rotta del pallone”. All’andata, però, ricorda Marchioro che aveva allenato Capello nella breve esperienza al Milan, i rossoneri avevano vinto con un tiro in porta. “Del resto la mia squadra ha giocato un buon calcio per tutto l' anno e, dopo tanta sfortuna, tenuto conto di quello che ci e' successo in questi mesi, finalmente la buona sorte si e' ricordata di noi: Taffarel infatti ci ha regalato la serie A con la grande parata sul tiro di Massaro”. Quota 31 è raggiunta. La Reggiana batte il Milan e chiude a pari punti con l’Inter, in una domenica di tragedia e polemiche, di dolore e di festa tra l’Emilia e Milano.

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