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Zizou vs Cholo, fuori i secondi nella finale di Champions

Il Cholo è l’emblema del pragmatismo assoluto, poco bello da guardare ma che ha condotto i Colchoneros in finale con una delle difese meno battute e una solidità di collettivo invidiabile. Il Real è l’immagine di Zizou: elegante, tecnico, spregiudicato alla ricerca della giocata, tra le squadre che hanno segnato di più. La parola al campo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Finale di Champions: Zidane sfida Simeone, fioretto contro sciabola. Chi vincerà?

Tutto pronto per la finale di Milano. Atletico e Real sono oramai pronti ai nastri di partenza, con le squadre che si apprestano a calcare l'erba di San Siro che decreterà il campione 2016. E gli allenatori che hanno finito di fare pretattica e hanno fatto le poro scelte per una finale che potrà essere gioia o calvario, delineando presente e futuro di tutti i protagonisti coinvolti. Tra cui i due quarantenni Zidane e Simeone, i due poli opposti di intendere e vivere il calcio, prima da giocatori oggi da tecnici sulle panchine più invidiate d'Europa. Fioretto e sciabola, classe e grinta, spettacolo e pragmatismo: anche questo sarà finale, anche questo sarà Champions sabato sera.

Atletico di sciabola

Pragmatismo vincente – Molti sono pronti a scommettere che non sarà una bella partita perché le belle gare si fanno in due e l'Atletico del Cholo non è una formazione che garantisca gran spettacolo. Eppure contro il Barcellona e il Bayern Monaco sono stati i biancorossi a sorridere e festeggiare, difendendo e non appena hanno potuto, offendendo. Certamente la fase difensiva è il fiore all'occhiello dell'argentino che vanta la miglior difesa della Liga, subendo pochissimi gol e ottimizzando sempre il massimo. Per l'Atletico è la terza finale dal 2011 ad oggi e qualcosa vorrà pur dire: Simeone, che piaccia o no, ha una sua filosofia di gioco.

Il credo del Cholo – Per il ‘Cholo' il diktat iniziale è non subire gol, poi pensare a farli. Senza rinunciarvi. Anche perché nell'ennesima rivoluzione colchoneros di buoni attaccanti e giocatori offensivi Simeone ne ha: da Greizmann, a Torres da Saul a Coke. Tutti giocatori che ‘vedono' la porta mentre il resto della squadra pensa più alla difesa e a frenare il gioco avversario. Non si vedrà mai l'Atletico fare possesso palla, essere in tre tocchi nell'area avversaria, giocare di prima in verticali. Ma lo si vedrà, anche a Milano, giocare un calcio che sta pagando, dove alla classe cristallina si ovvia con la grinta e la determinazione di saper fare il proprio compito a prescindere dall'avversario e dalla situazione.

L'arma in più: la pazienza – Per l'Atletico di Simeone l'arma in più e il migliore amico sarà il tempo. Nessuna fretta, nessuna ansia di dover dimostrare qualcosa: favoriti o meno, i colchoneros non hanno mai premuto sull'acceleratore dimostrando di saper soffrire con ordine, saper attendere con diligenza, saper vincere con furbizia. La finale di Milano non vede l'Atletico protagonista da un punto di vista tecnico, cinque spanne inferiore ai Blancos ma lo vede favorito da un punto di vista mentale, di autostima e determinazione. Il pallone va preso a calci, come quando Simeone scendeva in campo con le maglie di Pisa, Lazio, Inter. Il fioretto lo si lasci agli altri, a chi lo sa utilizzare.

Real in punta di fioretto

Blancos al centro del gioco – Per il Real Madrid potrebbe essere una finale già vista. Come tre anni fa saranno i Blancos a fare il gioco, è nella loro natura, nel bene e nel male. Zidane lo sa. E l'inesperienza del tecnico francese che siede su una panchina di prima squadra da poco più di 4 mesi verrà colmata dalle qualità tecniche di chi scenderà in campo. Perché l'arma in più dei Blancos di Madrid è proprio la volontà di imporsi prima nel gioco e poi nel risultato.

L'astuzia di Zizou – Zidane i meriti li ha: non ha stravolto nessuna squadra visto che gioca con gli stessi uomini di Benitez; non ha cambiato alcuna gerarchia, visto che Cr7 è sempre il leader un dito sopra i compagni. Ha semplicemente ridato al gruppo la tranquillità perduta, entrando in punta di piedi e lasciandoli esprimere. Ha usato la stessa grazia che era solito diffondere quando scendeva a giocare con la maglia della Juve o dello stesso Real: colpi di fioretto, senza mai esagerare, facendo sentire tutti importanti.

Ago della finale – Non è un caso che il Real abbia trovato il guizzo finale in Liga dove ha perso il campionato all'ultima giornata e in Champions dove a togliere le classiche castagne dal fuoco è stato Ronaldo nel ritorno contro il Wolfsburg, lo stesso Cr7 che non ne poteva più di Benitez solamente un paio di mesi prima. A Milano l'ago della bilancia sarà delle merengues: se il Real deciderà di fare il match o di snaturarsi e provare ad attendere, comunque condizionerà la partita. Sono i Blancos a poter cambiare, l'Atletico giocherà solamente come saprà, senza fronzoli o ammennicoli vari. Quelli li lascerà al Real e a Zizou.

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