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Zielinski part-time, perché Sarri dovrebbe dargli sempre una maglia da titolare

Anche contro il Bologna Zielinski si è confermato, dopo Milik, l’elemento di maggior impatto arrivato dal mercato. Ecco perché promuoverlo subito titolare.
A cura di Mirko Cafaro
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Un altro weekend di conferme dalle parti del San Paolo, nuovi segnali di una crescita esponenziale che potrebbe spingere Sarri a rivedere i suoi piani a proposito del nucleo di titolari del Napoli. L'attualità ci costringe a ripeterci e a indicare, anche questa domenica, Piotr Zielinski come l'elemento di novità arrivato in estate che, dopo Milik, ha prodotto il maggior impatto sul sistema di gioco di Hamsik e soci. Il polacco, classe '94, anche ieri nella vittoria sul Bologna è stato l'elemento di imprevedibilità della mediana, capace di ben disimpegnarsi nelle due fasi, ma soprattutto di imporre improvvise accelerazioni che hanno messo in seria difficoltà la retroguardia emiliana, fino all'espulsione di Krafth per fallo da ultimo uomo. Cosa aspetta, quindi, Sarri ad affidargli con continuità una maglia da titolare anche in Champions League? Proviamo ad analizzare tre ragioni pro e tre conto.

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Tre motivi per dargli una maglia da titolare

1. Elemento con più spiccate doti offensive. Rispetto ad Allan non si limita al gioco orizzontale, ma sa verticalizzare, inserirsi negli spazi e da interno appare già come l'ideale complemento di Hamsik sul versante opposto.

2. Imprevedibilità e fantasia in un sistema ormai noto. Il gioco del Napoli, consolidato la scorsa stagione, è ormai ben conosciuto in A. Salutato Higuain e attribuite maggiori responsabilità agli esterni offensivi, è opportuno proseguire sulla via del rinnovamento a tutto tondo.

3. Ampi margini di miglioramento. Zielinski ha solo 22 anni e già tre di esperienza in serie A, ciononostante Sarri è stato capace di plasmarlo in un nuovo ruolo e sta affidandogli compiti da leader.

Tre motivi per continuare a preferirgli Allan

1. Maggiore esperienza. Il brasiliano è ormai una realtà in serie A e nei momenti di difficoltà costituisce anche un leader morale della squadra.

2. Retroguardia più "protetta". Permette di compensare a eventuali sbilanciamenti offensivi, piuttosto frequenti con elementi con spiccate dosi d'attacco.

3. Preferibile un innesto più graduale dei nuovi. Per evitare di degradare i vecchi titolari e l'effetto "bocciatura".

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