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Zavarov e Alejnikov, quando la Juve guardò a Est

Che fine hanno fatto… Zavarov, che a Torino viveva con un poco più di un milione di lire al mese (il resto andava al Partito Comunista) e aveva i buoni spesa, oggi fa parte dello staff tecnico della nazionale dell’Ucraina e recentemente ha ripreso popolarità perché ha detto che mai avrebbe combattuto una guerra contro la Russia. Alejnikov, dopo essersi ritirato, ha allenato squadre dilettantistiche italiane prima di guidare club in Russia, Bielorussia e Lituania.
A cura di Alessio Morra
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L’URSS del colonnello Lobanovski, dopo aver disputato uno splendido Mondiale nel 1986, agli Europei del 1988 eliminò l’Inghilterra nella fase a gironi e l’Italia nelle semifinali. Quella squadra sembrava, anzi era una macchina perfetta che nella finale di Euro '88 si arrese all’Olanda di Gullit e Van Basten. Uno dei simboli della squadra russa era il fantasista Zavarov, che dopo quella grande manifestazione finì alla Juventus che stava cercando l’erede di Michel Platini. Iniziò così un biennio sovietico per i bianconeri che acquistarono l’estate successiva anche Alejnikov.

Lo stipendio finì al partito – Il trasferimento di Zavarov in Italia fu storico. Perché mai prima di lui un calciatore sovietico aveva giocato in Serie A. Il centrocampista fu pagato dalla Juventus 7 miliardi di lire, che divennero 5 milioni di dollari che si divisero il Ministero dello Sport (2 milioni), la Dinamo Kiev (2) e il Governo centrale (1). Zavarov arrivò in Italia e scelse di alloggiare nella casa che l’anno prima fu abitata da Ian Rush (altro calciatore che in bianconero non confermò le aspettative). In Italia non si ambientò, non imparò la lingua e visse perennemente con l’interprete. Il suo stipendio era ovviamente elevato, ma la quasi totalità del suo ingaggio finì nelle casse dello stato. Il sovietico infatti viveva con un milione e mezzo di lire al mese, aveva dei buoni della Juventus per fare la spesa e guidò prima una Duna e poi una Tipo, come Montalbano. Ma il fascino del grande commissario Zavarov non ce l’aveva e anche se riuscì a conquistare due trofei con la Juve deluse. Realizzò solo sette gol in sessanta partite di campionato e anche quando decise di indossare la maglia numero 9, perché la 10 era troppo pesante, non dimostrò di avere la marcia in più.

Zavarov oggi fa parte dello staff tecnico della nazionale dell'Ucraina.
Zavarov oggi fa parte dello staff tecnico della nazionale dell'Ucraina.

“Non combatto contro la Russia” – Finì in Francia, curiosamente al Nancy – la squadra con cui esordì Platini. Poi chiuse con il Saint-Dizer, con cui iniziò la sua carriera da allenatore che ha sviluppato in seguito tra Svizzera, Kazakhistan e Ucraina. Attualmente è il vice-allenatore della nazionale ucraina che a giugno prenderà parte a Euro 2016. Recentemente è tornato agli onori delle cronache perché pubblicamente ha dichiarato che non avrebbe combattuto la guerra contro la Russia: “Non combatterò mai il paese dove vive la mia famiglia, dove vivono i miei figli e dove sono seppelliti i miei avi. Voglio la pace”. Zavarov, come tutti i coscritti tra i 25 e i 60 anni, era stato chiamato alle armi lo scorso febbraio.

Alejnikov – Diversa la storia dell’altro sovietico della Juve di Zoff, che arrivò in bianconero in modo quasi casuale. Dopo aver vestito per quasi un decennio la maglia della Dinamo Minsk, e dopo aver disputato gli Europei, nell’estate ’89 il baffuto centrocampista giunse in Italia, dove doveva firmare con il Genoa. L’allora presidente Spinelli (adesso proprietario del Livorno) cercò di abbassare il prezzo, l’affare non si chiuse e s’inserì la Juventus che aveva bisogno di un centrocampista e voleva dare una spalla a Zavarov, con cui però il bielorusso Alejnikov non trovò mai un buon rapporto. Durò solo un anno in bianconero vinse Coppa Italia e Coppa Uefa nel ’90. Poi fu liquidato assieme al connazionale, finì al Lecce, poi giocò in Giappone e Svezia prima di intraprendere una carriera da allenatore particolare. Perché a differenza di tanti giocatori titolati Sergej si è seduto su panchine di squadre tutt’altro che note come l’Anagni, il Pontedera, il Copertino prima di guidare per due anni una squadre giovanile della Juventus, di guidare una squadra moscovita e l’Alytus in Lituania.

Alejnikov giocò solo un anno con la Juventus, con cui vinse Coppa Uefa e Coppa Italia nel 1990.
Alejnikov giocò solo un anno con la Juventus, con cui vinse Coppa Uefa e Coppa Italia nel 1990.
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