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Zanetti: “Mourinho come Bielsa e basta paragoni tra Maradona e Messi”

Il vice presidente nerazzurro ha ripercorso alcuni momenti importanti della sua carriera, in un’intervista concessa ad un giornale francese: “Se penso che ho girato fino a 40 anni, mi sento un privilegiato!”.
A cura di Alberto Pucci
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Zitti tutti, parla Javier Zanetti. Come pochi altri campioni (o ex campioni) del nostro calcio, quando apre bocca l'ex capitano dell'Inter dovrebbero tutti fermarsi ad ascoltare le sue parole. Lo hanno fatti i colleghi di "So Foot" che, in una lunga intervista, hanno fatto riavvolgere il nastro dei ricordi all'indimenticato giocatore nerazzurro: "L'Italia è ormai la mia seconda casa – attacca Zanetti – Si mangia troppo bene e la pasta è davvero buona, per fortuna il mio metabolismo non mi fa ingrassare. Se penso che ho giocato fino a 40 anni, mi sento un privilegiato. Ho avuto la fortuna che il mio corpo mi ha sempre seguito nello sforzo. Senza il lavoro di ogni giorno, però, è impossibile diventare un grande giocatore. Anche i giocatori di grande talento necessitano di un allenamento costante, perché solo così possono raggiungere il successo nel mondo del calcio".

Bielsa, Mou e Ronaldo – La chiacchierata con l'ex numero 4 dell'Inter, si è poi spostata sui due allenatori più importanti che Javier Zanetti ha incontrato nella sua lunga carriera: "Un tecnico come Marcelo Bielsa non può non piacere – ha continuato il numero due dell'Inter – Ha portato molto al calcio argentino. E' trasparente, dà la sua vita al calcio e, soprattutto, è molto rispettoso. Come lui c'è José Mourinho, tecnico molto preparato e competente che prepara le partite perfettamente e sa tutto sugli avversari". Nella sua lunga militanza nel club milanese, Zanetti ha avuto la fortuna di giocare accanto a Ronaldo: "Penso sia stato il miglior numero 9 della storia del calcio. Il primo anno all’Inter è stato incredibile, aveva una qualità e una potenza impressionanti. Peccato che abbia subito quei due gravi infortuni. Messi? Il paragone con Maradona non lo capisco. Diego è stato unico, ma anche Messi sta facendo cose uniche. Non deve certo vincere un Mondiale per certificare il suo talento. Lui è un ambasciatore dell’Argentina, e la cosa mi rende orgoglioso".

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