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Wiese torna a giocare, pesa 117 chili: “Ne ho presi 30 e le gambe sono muscolose”

L’ex portiere del Werder Brema e della nazionale tedesca ha detto sì ai dilettanti del Dillinger: rimette i guanti e torna tra i pali. Serviva un ‘colosso’ per la salvezza, il presidente (suo amico) lo ha convinto a mettere da parte il wrestling.
A cura di Maurizio De Santis
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"Ho messo 30 chili in più in più addosso rispetto a prima. E li sento tutti". A 35 anni, dopo aver lasciato il calcio professionistico per dedicarsi al Wrestling, Tim Wiese torna in campo a quattro anni dalla sua apparizione nella Bundesliga. L'ex portiere del Werder Brema e della nazionale tedesca ha detto sì ai dilettanti del Dillingen, club della sesta serie tedesca. A convincerlo è stato il presidente della società e suo amico, Christoph Nowak: tra i pali c'era bisogno d'un colosso che avesse esperienza e aiutasse la squadra a blindare quella porta perforata troppe volte in stagione (45 reti incassate in 19 match di campionato). E chi più di Tim ‘The machine' poteva essere adatto al ruolo? Nessuno più di lui può ‘caricare sulle spalle' la squadra e trarla d'impaccio da una situazione di classifica drammatica: -6 dalla zona salvezza, penultima posizione. Ed è stato proprio il portierone a documentare la sua nuova avventura in un video pubblicato sul suo profilo Facebook ufficiale.

Portiere, body-builder, lottare, di nuovo portiere. Wiese adesso pesa 117 chili, li ha presi ‘pompando' i muscoli in palestra perché serviva più ‘massa' per presentarsi sul ring e affrontare i duelli senza esclusioni di colpi. Più di recente, dopo il debutto nel 2014, lo ha fatto il 3 novembre scorso quando a Monaco, davanti a settemila spettatori, tra cui molti appassionati di calcio, ha debuttato nella sua versione di combattente. Oggi che ci ha ripensato e ha ripreso la prima passione, indossa di nuovo i guanti da portiere e la maglia numero 99 (quella scelta per giocare col Dillinger) sa che è dura avendo perso quell'agilità che aveva prima. "Anche le mie gambe sono più muscolose, se potessi tornare indietro mi allenerei forse in maniera diversa".

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Un debito di riconoscenza. Come ha fatto Christoph Nowak, massimo dirigente del Dillinger, a raggiungere l'accordo con Wiese? A raccontarlo è lo stesso presidente: "Conosco Wiese da quando lavoravo alla Nike – ha ammesso, come riportato dai media tedeschi -. Mi chiedeva che i suoi guanti fossero personalizzati e facevo il possibile perché restasse soddisfatto. E' da tanto tempo che gli ho chiesto di giocare con noi e ora è giunto il momento".

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