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Vincere o costruire? Il duello tattico Mourinho-Guardiola accende Manchester

Guardiola è un rivoluzionario con l’idea della squadra perfetta. Al City già si vedono gli effetti del gioco di posizione, del 3-2-5 con i terzini in mezzo al campo. Mourinho ha in mente solo la vittoria. Ha mantenuto il 4-2-3-1 allo United, ha aggiunto Ibrahimovic, Pogba, e la costante ricerca della verticalità.
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Nel suo ufficio di Valdebebas, quando allenava il Real, Jose Mourinho teneva un cartonato di se stesso a grandezza naturale. È un fotogramma simbolo della storia dello Special One, la corsa col dito alzato al Camp Nou dopo la semifinale di Champions del 2010. Eppure, solo due anni prima, avrebbe potuto tornare ad allenare i blaugrana. Guardiola, che allora guidava la squadra B, l'aveva indicato come il candidato ideale. Ma Beguiristain e Ingla si fanno influenzare da Johann Cruijff, e promuovono Guardiola. Da quel momento, ogni sfida è anche una questione personale. Perché i duellanti, come li ha raccontati Paolo Condò nel suo ultimo libro, non potrebbero essere più diversi: uno aspira a costruire la squadra definitiva, l'altro ha in mente solo la vittoria. E in poco tempo hanno già cambiato idee e filosofie di gioco sulle due sponde di Manchester.

Arriva il 3-2-5 – All'Etihad Stadium è piuttosto chiara l'impronta del Juego de Posicion. Di base, la formazione si può definire un 4-3-3. Sabato, però, Guardiola non avrà Aguerò che sconterà la prima di tre giornate di squalifica, schierato finora come punta centrale. Il 3-1 al West Ham, comunque, ha dimostrato che i Citizens possono vincere anche senza il contributo del Kun. Merito di Nolito e Sterling sugli esterni, di David Silva e Kevin De Bruyne nel ruolo di mezze ali. Centrale, come già Sergio Busquets nel sul Barcellona, Philip Lahm e Xabi Alonso al Bayern, il contributo di Fernandinho. Al brasiliano, come ai centromediani su cui ha costruito le sue fortune, Guardiola chiede di abbassarsi tra i due centrali. Così, seppur con sfumature e stili di interpretazione diversi rispetto al tiki-taka prima maniera, il 4-3-3 diventa di fatto un 3-2-5.

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La costruzione del gioco – Nella prima fase della costruzione del gioco, è spesso Stones a distribuire il pallone, con almeno una o due linee di passaggio sempre libere. Può scegliere di andare verso una delle due due mezzeali di possesso, De Bruyne e Silva, più playmaker classici nel 4-1-4-1 delle prime uscite, più “numeri 8”, anche lontani dalla palla, contro il West Ham. Oppure può andare sulle fasce, verso i terzini che salgono. Ed è proprio qui che il gioco di Guardiola rivela il suo aspetto più rivoluzionario.

Inverted fullbacks – Perché, anche se ancora non c'è il contributo offensivo estremo che si vedeva a Monaco, a loro chiede non solo di attaccare, ma di prendere una posizione più centrale nella zona di centrocampo. Sono i cosiddetti terzini rovesciati. “Quest'anno giochiamo in modo diverso, occupiamo una posizione più in mezzo al campo, al centro del gioco, tornando rapidamente nella nostra posizione classica quando perdiamo il pallone” ha spiegato Zabaleta.

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Il lavoro delle mezzeali – Così le mezzeali hanno più libertà e la difesa avversaria è messa davanti a una scelta complessa: restare bloccata e concedere spazio a De Bruyne, miglior assistman del City (15 in totale tra Premier e coppe, da quando è arrivato) o Silva, oppure andare a pressare e rischiare di così di scoprirsi vulnerabile al filtrante per Aguero. In più, i due centrocampisti offensivi spesso accompagnano sulla fascia e creano situazioni di uno contro uno: il movimento dei terzini del City costringe le ali avversarie a rincorrerli in mezzo, così Nolito e Sterling hanno un solo uomo da battere prima di puntare la porta.

Equilibrio sempre – Benché apparentemente estrema, questa configurazione consente di avere cinque giocatori che attaccano e cinque che difendono (i difensori centrali, i terzini, il centromediano). Così la squadra è protetta dai contropiede avversari e con l'ampiezza estremamente ridotta crea densità nelle zone decisive per la difesa attiva. Il City può dunque recuperare il pallone in mezzo al campo, con almeno una linea di passaggio libera per far ripartire l'azione, spesso ricorrendo all'appoggio indietro verso un difensore così da avere il tempo di recuperare le posizioni.

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Ampiezza e densità – Guardiola, però, ha ammesso che “venire nel Paese che ha inventato il calcio e credere di dover cambiare necessariamente qualcosa sarebbe un po' presuntuoso”. Così contro il West Ham, nella prima occasione in cui i Citizens si sono trovati a fronteggiare un 3-5-2, la strategia è apparsa più tradizionale, con De Bruyne e soprattutto Silva capaci di accompagnare il gioco sulle fasce. Nasce così il primo gol, con Nolito larghissimo a disegnare il cross teso per Sterling che, con le spalle protette da De Bruyne, taglia in area e sblocca il match.

Davanti è istinto – Guardiola sta cercando di portare il City, parola di Soriano, a un livello più alto di intensità e sofisticazione tattica. Per riuscirci, come Cruyff nel Barcellona del primo calcio totale, deve riuscire a mascherare l'unico vero punto debole, la gestione difensiva dei calci piazzati: con l'altezza media più bassa della Premier League, il City, infatti, non può che marcare a zona, con qualche inevitabile rischio. Col tempo, poi, arriverà anche la rapidità e la naturalezza nell'arrivare a occupare gli ultimi venti metri. E il lavoro di Guardiola, come diceva sempre a Henry a Barcellona, “è portarvi lì, negli ultimi 30 metri. Lì poi è istinto, lì dipende tutto da voi”.

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Lo United di Mou – Con Mourinho, invece, lo United incarna una filosofia opposta, esalta le virtù del contropiede veloce e del pressing. Per funzionare, scriveva Carlo Ancelotti, “la squadra deve essere molto ben organizzata. Devi recuperare palla rapidamente e far arrivare palla agli attaccanti il più velocemente possibile. Loro devono andare a pressare sui difensori, ma tutta la squadra deve funzionare insieme, ogni giocatore deve conoscere esattamente la sua posizione”.

Un 4-2-3-1 diverso – Di base, Mourinho ha scelto come modulo di riferimento il 4-2-3-1, niente che non si fosse già visto con Van Gaal. Cambia però la circolazione di palla, seppur ancora un po' slegata, sfilacciata, negli ultimi venti metri. L'anno scorso abbondavano i tocchi in orizzontale che finivano per comprimere la manovra contro avversari disposti con due linee compatte e schiacciate in fase di non possesso. Con Mourinho, le strategie offensive si possono dividere in due macro categorie: cercare Ibra con una palla lunga oppure utilizzare la densità nel corridoio centrale per isolare poi Valencia e liberarlo con un'apertura improvvisa. Non a caso, nel 2-0 al Southampton, lo United ha chiuso con meno passaggi totali e meno tocchi nei 30 metri offensivi rispetto ai Saints.

I movimenti di Ibra – Rimane, rispetto all'anno scorso, la tendenza di Mata a prendere una posizione quasi da seconda punta. Aumenta, invece, la solidità difensiva e il ritmo nella circolazione del pallone. Anche perché, rispetto a un anno fa, sono arrivati Ibrahimovic, che si è mosso molto anche fuori area contro l'Hull (vedi grafico sotto), e Pogba.

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L'intelligenza di Pogba – Il francese ha sì mostrato quella sua tendenza a tenere palla per almeno un tocco in più del necessario, ma spesso così facendo si è attirato addosso un avversario in più e ha liberato così una linea di passaggio: un'arma in più fondamentale contro formazioni chiuse e compatte. Soprattutto perché, come dimostra il grafico, Pogba cerca più di due volte su tre la verticalizzazione, il tocco in avanti.

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Jolly e cambi in corsa – Formazioni come l'Hull City, che nell'ultima gara prima della sosta ha sognato anche di vincere fino alla magia finale di Rashford. In quell'occasione, nonostante i soli 9 tiri in porta su 29, i Devils non hanno cambiato stile di gioco nonostante uno schema molto più fluido negli ultimi 20 minuti grazie all'ingresso di Mkhtaryan e alla creazione di un 2-3-3-2 con Pogba vertice basso del triangolo composto dall'ex Dortmund e Rooney. La posizione fluida a destra dell'armeno, che brilla con 4 tiri, 4 palloni recuperati e il 92% di passaggi riusciti (un dato ancor più rilevante perché effettuati quasi integralmente negli ultimi 30 metri), ha liberato spazio per Rashford. Il baby prodigio ha potuto muoversi più liberamente e partire da più indietro sulla fascia sinistra. È nato così il gol della terza vittoria consecutiva.

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La sfida – Devils e Citizens arrivano così per la seconda volta nella storia a punteggio pieno alla quarta giornata di campionato. Mourinho cerca la quarta vittoria su Guardiola, il City la cinquantesima nel derby. Alla luce della storia pregressa, tuttavia, il rischio che dopo il match si parli più dei duellanti in panchina che della sfida in campo c'è. Anche se il derby arriva troppo presto per essere davvero decisivo.

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