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Iniesta ricorda: “Ronaldinho disse che andava al Real, poi segnò 2 gol”

L’Illusionista ricorda il derby vinto al Bernabeu contro il Real Madrid del 2005, per 3-0 con lo show del fuoriclasse brasiliano a segno con una doppietta. Un Clasico che si arricchisce di ulteriori retroscena che lo consegnano di diritto nell’Olimpo delle sfide più significative di sempre.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Clasico è alle spalle da qualche settimana, l'eterna sfida tra Barcellona e Real Madrid, la ‘partita' che vale una stagione intera, un derby  che spesso decide le sorti di un'intera stagione, nel bene e nel male. E come di consueto appuntamenti del genere ogni volta si arricchiscono di aneddoti ulteriori, retroscena che ne alimentano il mito. Come le rivelazioni rilasciate dal Mago Andrès Iniesta nella sua ultima biografia, quando ha svelato cosa accadde prima del derby del 2005, vinto poi dal Barcellona al Bernabeu grazie ad una straordinaria partita di Ronaldinho.

Iniesta è un uomo di poche parole e anche in mezzo al campo è abituato a far parlare i piedi che la lingua. Un centrocampista che ha legato indissolubilmente tutta la sua carriera con i colori del Barcellona, vincendo tutto, ripetutamente. Di Clasici ne ha disputati tanti, alcuni vincendoli, altri perdendo. Ma uno in particolare sembra essergli rimasto nella mente. E  non soltanto perché il Barcellona scese al Santiago Bernabeu rifilando 3 reti ai Blancos, ma per i retroscena che quel successo nascondeva.

Il protagonista assoluto è stato Ronaldinho, il Gaucho, fuori e dentro al campo. Nei 90 minuti di partita siglò una straordinaria doppietta personale ricevendo la standing ovation dei tifosi avversari, ma fuori si guadagnò il rispetto assoluto di una intera squadra, che condusse al prestigioso successo. Ecco il racconto nei ricordi di Iniesta di quella incredibile vigilia di Clasico che oramai è diventata già storia:

Mancava qualche giorno al Clásico con il Real Madrid, Dinho mi telefonò a casa in piena notte. Risposi al telefono e mi disse: ‘Andrés, lo so che sono le 3 del mattino, ma devo dirti una cosa. A giugno vado via. Mio fratello si sta mettendo d’accordo con il Real… Sono cifre incredibili, non posso dire di no… Tu sei giovane puoi capirmi. Mi raccomando però non dire nulla nello spogliatoio e alla società, non tradirmi, mi fido di te più di chiunque altro. Notte Andres…’ Non mi diede il tempo di parlare, attaccò subito il telefono. Il giorno dopo eravamo sul campo ad allenarci e sentivo intorno uno strano silenzio. Tutta la squadra era strana, coccolavano Dinho come mai prima.

C’era un’atmosfera surreale… Arrivò il giorno del Clásico e negli spogliatoi del Santiago Bernabeu, Dinho prese parola dicendo: ‘Ragazzi, oggi giochiamo una partita importante, questi sono forti, ma in questi giorni ho scoperto che siamo come una famiglia. Ho chiamato tutti voi in piena notte dicendo che sarei andato via a giugno, ma nessuno di voi ha parlato. Dopo questa cosa, ho capito che siamo disposti tutti a morire dentro pur di non tradirci. Io rimarrò qui per molti anni ancora. Ora usciamo in campo e andiamo ad insegnare calcio a questi di Madrid’. Quella sera fece una doppietta, è tutto il Bernabeu si alzò in piedi ad applaudirlo. Anche questo era Ronaldinho.

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