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Ultrà violenti e nuovi stadi, se Alfano parla delle favole (video)

Il ministro dell’Interno in Assemblea di Lega indica la linea della fermezza.
A cura di Maurizio De Santis
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Prevenzione, repressione e rinnovamento degli stadi. La linea della fermezza contro l'imbecillità degli ultras fa capolino nell'Assemblea di Lega a Milano e la indica il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Lodevole intenzione, i fatti diranno se le parole hanno fatto breccia in un mondo autoreferenziale e pilatesco come quello del calcio italiano: basta dare un'occhiata all'approccio morbibo e, soprattutto, svilente che hanno buona parte dei presidenti dei club sulla portata dei cori razzisti e discriminatori. Semplici sfotto', è il nuovo mantra dei patron che fanno cartello senza distinzione geografica (almeno in questo caso). Anche De Laurentiis, numero uno del Napoli, s'è associato a questo comune sentire all'interno del Palazzo. "Con i presidenti delle società di calcio – ha ammesso Alfano – intendiamo ribadire la linea dura contro i criminali e i violenti. Negli ultimi mesi abbiamo operato una bonifica facendo sì che violenti e criminali non fossero autorizzati a entrare negli stadi. Ora dobbiamo lanciare la fase due, cioè l'ammodernamento degli stadi e la costruzione di nuovi impianti, sul modello di Brighton, dove trascorrere una giornata in famiglia, idonei anche ad ospitare manifestazioni culturali e di altro genere". Tutto molto bello, peccato che alla maggior parte dei tifosi italiani faccia ancora difetto una questione non di poco conto: si sentono i padroni degli impianti, protagonisti e al centro della scena al punto da dettare le sorti di un incontro (farlo giocare o meno, come accaduto anche in un recente derby dell'Olimpico tra Roma e Lazio). Come ovviare a questa situazione? "Bisogna fare squadra tra lo Stato e le società di gestione degli stadi". 

"La nostra ambizione – ha aggiunto Alfano – è che si possano costruire anche stadi nuovi per rendere più belle architettonicamente alcune zone delle nostre città". Perdonate la demagogia, ma i diritti dei cittadini che priorità hanno rispetto alle esigenze del Calcio? Il terremoto ha squassato l'Abruzzo e i palazzi di cartapesta costruiti con gli stessi materiali usati dai tre porcellini per resistere agli sbuffi di lupo Ezechiele. In Emilia il dramma del terremoto e degli sfollati è una ferita ancora aperta: ricordarla è come strofinare grani di sale sulla pelle. A Napoli, nei Quartieri Spagnoli come a Chiaia, ci sono scuole che rischiano la chiusura, bimbi che rischiano la vita, insegnanti e dirigenti che rischiano il linciaggio (mediatico e fisico) per i calcinacci che crollano, le infiltrazioni d'acqua, i pavimenti dissestati, le coperture divelte, i sistemi antincendio mal funzionanti, le palestre inagibili e gli impianti di riscaldamento che rappresentano un lusso concesso a pochi. E l'Italia cosa pensa di fare? Un bel lifting di cemento, convinta sia giunto il momento di edificare stadi che sembrano quartieri. Possibilmente, multifunzionali: dotati di uffici, alberghi, centri commerciali, cinema e teatri. Piuttosto che ridare dignità a quartieri che sembrano topaie e restituire decoro a chi vive in quei ghetti “sgarrupati” e pensa che il termosifone sia ancora una conquista sociale. Ristrutturare, ricollocare e fare ex novo impianti sportivi è possibile. La mission economico-sportiva è ambiziosa, quella economico-sociale – come sempre – è da libro delle favole.

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