Ulivieri: “Insulti omofobi a Mancini? Avrei risposto portami tua moglie”
#iostoconmancini oppure #iostoconsarri, il popolo della Rete s'è spaccato in due. Tifosi dell'una e dell'altra parte. Innocentisti e colpevolisti. Veri e falsi moralisti. La vicenda ha dato il ‘la' alla reazione a catena deflagrata sui social network. Lo sfogo-denuncia fatto in Rai da Mancini ha sollevato il polverone di polemiche, sulla vicenda sono intervenuti sia il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sia il numero uno dell'Asso-allenatori, Renzo Ulivieri. Il massimo dirigente dello sport italiano ha censurato la sortita di Sarri e, più ancora, il malcelato tentativo di circoscrivere la vicende alle ‘cose di camp0': "Sarri si è scusato, ma per il ruolo che ricopre non capisco e non posso condividere la sua spiegazione sulle frasi pronunciate in campo. Mi piace moltissimo come allenatore, il suo Napoli è la vera novità tecnica del campionato ma non trovo condivisibile la sua giustificazione su quell'espressione che nasce e finisce in campo".
Renzo Ulivieri prova ad abbassare i toni della polemica, da presidente dell'Asso-allenatori commenta così quanto accaduto martedì sera al San Paolo: "E' stato uno scazzo tra due allenatori, molto brutto – ha ammesso -. Sarri ha chiesto scusa subito, direttamente a Mancini e pubblicamente. Non è un razzista così come non è stato bello che sia stato assalito dai media. Comunque Sarri ha chiesto scusa ed ha riconosciuto il suo errore".
La percezione dell'offesa varia a seconda della sensibilità. Ulivieri sceglie questa spiegazione per raccontare anche della reazione avuta da Mancini e che ai più è sembrata eccessiva. "La sensazione della gravità è personale, come si fa a dire Mancini ha fatto bene o ha sbagliato a dirlo? Se in quel momento per lui l'offesa è stata grave, ha risposto in quel modo. A me pure è capitato ma ho preferito rispondere in maniera diversa. Quando ho ricevuto un insulto del genere ho replicato in maniera altrettanto diretta: ‘Portami tua moglie e poi lo domandi a lei…'. Però, poi questo diventa maschilismo e pure è un errore. Il fatto è che oggi non si sa più cosa dire".