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“Udine, addio”. Di Natale lascia i friulani dopo 12 anni

La gara col Carpi sarà l’ultima in bianconero: “Ma non smetto di giocare”, precisa. Le sue prodezze hanno portato il club verso storiche imprese, come la vittoria in Europa League nel tempio del Liverpool.
A cura di Maurizio De Santis
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Antonio Di Natale dice addio all'Udinese dopo 12 anni trascorsi nel friuli
Antonio Di Natale dice addio all'Udinese dopo 12 anni trascorsi nel friuli

Trecento gol in carriera (299 per la precisione), 190 dei quali messi a segno con la maglia dell'Udinese tra campionato e Coppe (nazionale ed europee). Toto' Di Natale appenderà le scarpette al chiodo alla fine della stagione, almeno per quanto riguarda la sua permanenza in Friuli. Gli resta un'ultima missione: archiviare il torneo con la certezza matematica di conquistare la salvezza poi dirà addio all'ambiente nel quale ha trascorso tutta una vita. Dall'Empoli (1996) fino alla maglia bianconera del club caro ai Pozzo, 20 anni di carriera – di cui 12 a Udine – spesi a far gol, servire assist, inventare giocate fino a scalare il calcio italiano: da Pomigliano d'Arco (Castello di Cisterna, per la precisione) fino alla Nazionale, quant'è dura la salita lo sa bene.

Su quel grande palcoscenico del rettangolo verde c'è stato alla sua maniera perché si può essere protagonista anche stando (in apparenza) dietro le quinte. Maradona e Baggio come idoli, l'affetto della famiglia compagno di una vita. Quando toccò quota 200 gol rivolse braccia e occhi al cielo per una dedica speciale: "E' per i miei genitori che mi guardano da lassù".

La gara contro il Carpi sarà l'ultima della lunga avventura in bianconero. "Adesso il nostro unico obiettivo è festeggiare tutti insieme la salvezza – ha ammesso in conferenza stampa -. Ci tengo a ringraziare tutti per questi 12 anni, i più importanti della mia vita. Vado via a testa alta, orgoglioso per quanto ho fatto e per la scelta di rimanere, nonostante le tante offerte ricevute".

Totò è stato il calciatore simbolo dell'Udinese, una costante rispetto a una formula divenuta un clichè: la squadra intorno a lui cambiava ogni stagione, ma lui è sempre rimasto al centro dello spogliatoio e dell’attacco. Per due tornei consecutivi (2009/2010 e 2010/2011) è stato il capocannoniere della serie A. Lui, il primo dei bomber italiani (23 reti nel 2012, a pari merito con Cavani) dopo Ibrahimovic (28) e Milito (24). Non sbaglia mai, o quasi. Il rigore fallito all’Europeo del 2008 e quello contro l’Arsenal nei preliminari di Champions sono cicatrizzati ma hanno lasciato il segno. Così come in Europa League lo storico successo (3-2) ad Anfield Road, nel tempio del Liverpool, porta la sua firma. Un giorno Baggio gli disse "Sei come me". "E io allora mi sono sentito in pace con me stesso", raccontò alla Gazzetta. L'hanno fatto e poi buttato lo stampo. Che peccato, davvero, ma grazie di tutto.

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