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Tramezzani lascia il Lugano: “Non sapete cosa significa avere le piaghe ai piedi”

L’ex vice di De Biasi dopo aver portato il Lugano in Europa League lascia il club svizzero e se la prende con la stampa. Il suo futuro potrebbe essere nella Serie B italiana.
A cura di Alessio Morra
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Paolo Tramezzani ha compiuto un lavoro eccellente con il Lugano, che lo scorso anno con Zeman ha rischiato la retrocessione e che con l’ex calciatore del Milan Manzo non era andato meglio in questa prima parte di stagione. L’avvio dell’esperienza svizzera per l’ex vice di De Biasi non era stato da sogno, ma Tramezzani è un uomo di polso ed è riuscito a far cambiare pelle alla sua squadra, che qualche mese fa ha portato a lavorare in fabbrica. I giocatori del Lugano da quel momento hanno cambiato ritmo e hanno conquistato una storica qualificazione all’Europa League. Purtroppo però l’allenatore italiano non sarà con i suoi ragazzi perché ha deciso di lasciare la squadra ticinese al termine di questo campionato. Tramezzani si è congedato con il botto dai giornalisti di Lugano, che ha attaccato pesantemente:

Avete sempre voluto mettere un bastone tra me e il proprietario della squadra Angelo Renzetti, mentre noi due abbiamo camminato insieme, ci siamo rispettati. La decisione di lasciare Lugano non ha nulla a che vedere con il nostro rapporto, abbiamo avuto un piccolo problema ma è subito stato risolto.

Tramezzani ha spiegato anche perché per parecchie settimane ha deciso di non parlare con la stampa. E in modo duro ha fatto capire le sue ragioni:

Non avevo voglia di parlare. E anche questo silenzio è stato male interpretato. Avete scritto di tutto: voi queste non le capite. Non sapete cosa vuol dire rimanere allo stadio fino alle nove di sera, avere le piaghe ai piedi, trovarsi in ginocchio, dare l’anima per un gruppo di ragazzi.

Il futuro dell’allenatore non è scritto. Le offerte non gli mancano, lo hanno cercato un paio di squadre di Serie B e parecchie squadre del campionato svizzero: “Non ho paura di niente, voglio ricominciare da zero. Mi prendevano in giro quando ho scelto di andare in Albania. E anche Lugano dicevano che non era la piazza giusta per me”.

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