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Tevez, non solo i soldi dietro il sì alla Cina: “Non avevo più la forza di giocare ad alti livelli”

A distanza di mesi dal suo approdo allo Shanghai che gli garantisce 40 milioni d’ingaggio all’anno, l’Apache spiega i motivi del suo addio al Boca non solo legati ai soldi.
A cura di Marco Beltrami
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Non è bastata a Donnarumma la vantaggiosa proposta da 5 milioni di euro del Milan per il rinnovo del contratto. Nella giornata di ieri Gigio, attraverso il suo agente Raiola, ha confermato il suo no al prolungamento con i rossoneri, scatenando così discussioni a non finire sul web e sui social. Tutti si chiedono cosa ci sia dietro questa scelta, se il richiamo di un'offerta più vantaggiosa da un altro top club, o altre dinamiche magari personali. Una cosa è certa, quello relativo a Donnarumma è solo l'ultimo di una lunga serie di sorprendenti casi di calciomercato.

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Tevez e il sì alla Cina

Tra questi rientra per esempio quello di Carlos Tevez che dopo aver lasciato la Juve per seguire il "cuore" e tornare in patria al Boca Juniors nello scorso gennaio ha accettato la faraonica proposta dello Shanghai Shenhua. Difficile dire di no ai 40 milioni d'ingaggio del club cinese, con Tevez che è stato accusato da una parte dei tifosi argentini di essere un "mercenario".

I motivi dell'addio al Boca

A distanza di mesi, il giocatore è tornato su quella scelta spiegandone nel dettaglio i motivi, non solo economici: "Quando è arrivata l'offerta la mia prima idea era quella di respingerla, ma poi ho deciso di dire sì e ho comunicato la decisione alla mia famiglia. Non avevo la forza necessaria per continuare a giocare nel Boca, se fossi rimasto avrei fatto il male del club. E' stato difficile andarsene, mia figlia piangeva, mi chiedeva di restare lì e sapevo che avrei dato un dispiacere anche ai tifosi, ma ho sempre dato tutto per il Boca, ogni volta che indossavo quella maglia uscivo quasi morto dal campo"

Nostalgia dell'Argentina

Queste le sue parole in un'intervista a TYC Sports per un Tevez che non nasconde di avere grande nostalgia della sua Argentina, pur apprezzando l'ambiente cinese che gli permette di avere grande libertà: "Ho nostalgia del mio quartiere, dei miei amici, del churrasco e della Bombonera, anche se qui posso godermi cose che non potevo fare in Argentina come la possibilità di fare il turista e visitare la città in compagnia dei miei figli".

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