Tevez: “La Juve è la mia seconda casa, Conte e Allegri molto diversi”
Carlitos Tevez è uno dei pochi calciatori al mondo che è riuscito a vincere trofei dovunque. L’argentino ha vinto con il Boca, con il Corinthians, con lo United, con il City e con la Juventus. A Torino però il trentenne attaccante si sente realmente a casa e forse l’ambiente bianconero gli ha restituito tranquillità. In queste due stagioni Tevez ha avuto due tecnici molto diversi. L’ex United definisce Conte un martello, mentre Allegri è un uomo più calmo. Carlitos, felice di giocare con Pirlo, spera di ottenere il bis in campionato e spera di avanzare il più possibile in Champions: “La Juve è la mia seconda casa. Mi sono ritrovato a Torino e sono cresciuto, ora sono più goleador. Allegri mi lascia più libertà di movimento rispetto a Conte. Max chiede di tenere una posizione fissa solo quando difendi. Conte è un vincente. Non ti puoi rilassare un secondo. Vincere o vincere. Allegri è più rilassato. Giocare con Pirlo è un grande piacere. L’obiettivo è vincere il campionato con la Juve e portarla più avanti possibile in Champions.”
Come tutti i bambini della sua generazione Tevez da piccolo sognava di diventare il nuovo Maradona, ma quando ha capito che era impossibile ha deciso di emulare Gabriel Omar Batistuta: “Quando ero bambino volevo essere Diego Armando Maradona, ma siccome era impossibile somigliare a Dio, allora volevo somigliare a Batistuta.”
Nell’intervista concessa a ‘El Pais’ il numero dieci della Juventus ha parlato anche della sua infanzia, che è stata molto complicata. Carlitos, che è stato cresciuto dagli zii, che poi hanno deciso di adottarlo e di dargli il loro cognome, da ragazzo temeva di finire dietro le sbarre. Ma vivere in quartiere complicato gli ha fatto capire cosa conta davvero nella vita: “La mia infanzia? Da piccolo avevo paura di finire in galera. Sono vissuto in quartiere di droga e delinquenza. Ho sempre avuto rispetto rispetto per la polizia. La mia infanzia e il quartiere mi hanno insegnato i valori della vita. La strada mi ha insegnato i suoi codici, mi ha insegnato ad essere uomo.”