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Tassa sulla sicurezza: ecco quanto pagheranno le squadre

Le squadre di serie A verseranno dall’1 al 3% dei ricavi da botteghino per coprire una parte degli straordinari delle Forze dell’Ordine. Un prelievo da 2-6 milioni totali. Solo la Juve potrebbe pagare più di 1 milione. Non è certo l’insostenibile salasso di cui si lamentano i presidenti.
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La sicurezza negli stadi devono pagarla le società, non i cittadini, diceva Matteo Renzi. In realtà, le cose saranno un po' diverse. Nel testo della legge anti-violenza (119/2014) approvato dal Senato, c'è infatti l'emendamento voluto da Emanuele Fiano (dal 2009 Presidente del Forum Sicurezza del Pd) per cui gli straordinari delle Forze dell'Ordine verranno pagati con una quota tra l'1 e il 3% dei ricavi da botteghino degli eventi sportivi. Non è passato, invece, l'emendamento che voleva ancorare il prelievo al fatturato dei club. E allora perché le squadre si lamentano e lo definiscono un prelievo forzoso? Di che cifre si parla?

Ambito non chiaro – Innanzitutto l'ambito di applicazione non è chiarissimo. La formulazione dell’emendamento in realtà fa riferimento sia agli eventi sportivi che alle società professionistiche per trovare la copertura di 25 milioni necessari a pagare gli straordinari degli agenti. Senza contare che le società di calcio già reclutano gli steward, quasi 400 a partita, pagati 70-80 euro a testa, per un totale di 10-12 milioni.

Un po' di numeri – Quanto peserà sulle squadre questo prelievo? Il Report Calcio 2014 della serie A certifica in 189 milioni di euro i ricavi complessivi da botteghino della serie A, di cui 84.510.932 arriva dagli spettatori paganti, il resto dalla vendita degli abbonamenti. Dunque, il prelievo sulle squadre di serie A coprirà, in questa forma, da 2 a 6 milioni circa, per una media di 100-300 mila euro a club, praticamente lo stipendio di una riserva. La Juventus sarebbe l'unica squadra che, in caso di un prelievo spinto al 3%, dovrebbe versare più di un milione, che corrisponde all'ingaggio di Morata o di Storari. Stando ai ricavi da botteghino del 2013, il Milan pagherà al massimo 860 mila euro (una cifra appena superiore allo stipendio annuale di Saponara o Agazzi), la Roma 630 (quanto prende in un anno Paredes o Skorupski), l'Inter poco meno di 600 mila, quanto percepisce Mbaye in pratica. Si tratta davvero di un prelievo forzoso insostenibile?

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Proteste eccessive – Ulteriori fondi potrebbero arrivare dai diritti tv della serie A. La Legge Melandri, infatti, che ha reintrodotto in Italia la contrattazione collettiva e imposto che i proventi vengano redistribuiti per almeno il 40% in parti uguali tra tutte le squadre, ha previsto che una quota del 4% degli introiti televisivi (circa 38 milioni, visto che la Lega ha incassato 945 milioni quest'anno da Sky e Mediaset) possa essere destinata dalla Fondazione sulla mutualità “al sostegno degli investimenti per la sicurezza, anche infrastrutturale”. Ma i club di B e della Lega Pro, che sarebbero i beneficiari dei fondi sulla mutualità, si sono già detti contrari. Le proteste delle squadre, dunque, sembrano quanto meno esagerate. Soprattutto perché in fondo i soldi arrivano dai tifosi che comprano i biglietti, non dalle tasche dei presidenti o dai ricavi commerciali delle società. Può rimanere solo un'obiezione di principio, quella secondo cui la sicurezza fuori dagli impianti, soprattutto se gli impianti non sono di proprietà delle squadre, non dovrebbero riguardare i club. In altri termini, si potrebbe in un certo senso concordare con chi sostiene che affidare la sicurezza a un flusso di denaro privato, in qualunque forma, rappresenti una piccola sconfitta dello Stato che ha il primario compito e scopo di garantire, appunto, la sicurezza dei cittadini. “La questione della sicurezza – ha polemizzato la Lega di Serie A – non dovrebbe essere già contemplata nelle tasse?”. Tasse che sono destinate ad aumentare, per le squadre di calcio. La Finanziaria, infatti, nell'ottica di privilegiare il lavoro a tempo indeterminato, cancella lo sconto del 10% sul cuneo fiscale e riporta l'IRAP, l'imposta sui lavoratori, al 3,9% per le società che hanno dipendenti a tempo determinato, come ovviamente tutti i calciatori. Il mancato sconto dell'IRAP finirà per pesare sui club complessivamente per ulteriori 30 milioni. Un aggravio sì, ma non certo un salasso insostenibile.

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