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Suicidio Biermann, l’allarme dello psichiatra: “I calciatori sono a rischio depressione”

Lo psichiatra Michele Cucchi ha spiegato i motivi che possono portare all’estrema decisione di togliersi la vita, evidenziando che “la depressione è come una partita di calcio”
A cura di Marco Beltrami
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Andrea Biermann, è solo l’ultimo di una purtroppo lunga lista di calciatori che hanno deciso di togliersi la vita. Il 33enne tedesco si è tolto la vita lo scorso fine settimana, dopo averci provato addirittura per 3 volte. Alla fine però la depressione ha avuto la meglio, così come in molti altri casi. Da Agostino Di Bartolomei a Gary Speed, da Robert Enke a Sergi Lopez, da Roberto Bruno a Marek Spilar fino all’ex Brescia Edoardo Bortolotti. Storie terribili che hanno in comune un eccesso di stress e incapacità di reagire a forti pressioni per giocatori che in alcuni casi hanno dovuto fare i conti anche con fallimenti sportivi non metabolizzati.

La depressione è come una partita di calcio

A provare a spiegare come delusione e depressione possano portare a scelte estreme ci ha pensato lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano che ha trovato parallelismi tra la vita di ogni giorno e quella di chi pratica sport a livello agonistico: “La depressione a volte è proprio come una partita di calcio: nonostante l’impegno e la dedizione, anche se svolgiamo il nostro compito nel modo migliore e con buone intenzioni, a volte non si riesce proprio a vincere e superare le difficoltà che la vita ci presenta. Purtroppo esiste una dimensione imponderabile nella trasformazione dell'animo umano di una persona che entra in un episodio depressivo e nulla o nessuno può capire e capisce fino in fondo. Un insieme di incredibili sensi di colpa, fatto di pessimismo e dolore morale, come se tutto dicesse ‘Hai sbagliato, sei un fallito, un peso per tutti’, si affollano nella mente e, in ultima istanza, la morte può sembrare una doverosa soluzione. Purtroppo la scienza si ferma e fa un passo indietro ancora una volta davanti all'impressionante forza, a volte negativa, della mente umana”.

 Convivere con la possibilità di un fallimento

Nella vita così come nello sport si può vincere o perdere. Per il dottor Cucchi non tutti hanno la forza di reagire a questo eccesso di stress che spesso e volentieri può portare anche alla depressione. L’importante è tenere la situazione sotto controllo, lasciandosi aiutare anche da specialisti per riuscire a convivere con la fallibilità dell’essere umano: “Purtroppo non conta se nella vita, come nel calcio, siamo vincenti o perdenti, la depressione è una malattia che arriva in modo irrazionale e si abbatte sulla persona, chiunque essa sia. I fallimenti lavorativi, le crisi sentimentali e le sconfitte cocenti sul campo sono elementi che spingono a gesti estremi molte persone che non necessariamente sono depresse. Persone con grande senso di responsabilità, individui che faticano a vedere le vie di mezzo e s’identificano solo con il bianco o con il nero. Tutte queste situazioni possono meritare una presa in carico specialistica: i farmaci non sono la panacea ma nella vera malattia dell'umore sono necessari. Diverso è quello che si può e si deve fare nelle condizioni reattive alle difficoltà della vita; la disamina clinica è necessaria per capire bene se lo stress ha slatentizzato una malattia o se è un problema di adattamento. La situazione va tenuta sotto controllo, tutti i giocatori sono sottoporti a forte stress; la cura in questi ultimi casi consiste nel riuscire a vivere la fallibilità di noi esseri umani non come una sconfitta personale, ma come un rischio che tipicamente può correre chi si mette in gioco”.

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