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Serie A, il flop della riforma con la rosa ristretta a 25 giocatori

La nuova regola imposta dalla FIGC doveva tutelare i nostri talenti che però continuano a svernare tra panchine e tribune. Troppe falle e scappatoie utilizzate dai club che invece di promuovere i vivai spingono i presidenti a comprare improbabili campioncini all’estero. E l’AIC denuncia il passo indietro del nostro calcio.
A cura di Alessio Pediglieri
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Durante l'ultima estate si è sentito parlare moltissimo del ‘blocco' alle rose imposto dalla FIGC alle squadre di serie A per obbligare i club ad avere all'interno dell'organico meno giocatori e più giovani da lanciare in campo senza avere la possibilità di poter usufruire di  oceaniche liste dalle quali, alla finem giocavano sempre gli stessi mentre i talenti nostrani restavano in panchina o in tribuna a fare ragnatele. Purtroppo però, questo tetto di 25 giocatori in lista che ha determinato anche molte scelte di mercato e ha ottenuto una minor spesa complessiva da parte delle società, a livello pratico non ha portato gli effetti desiderati. Anzi, la AIC capitanata da Damiano Tommasi ha fatto sapere come si tratti di un vero e proprio passo indietro da parte della Federcalcio.

I dati parlano chiaro: ad oggi, dopo 7 giornate di campionato più del 12 per cento dei giocatori inseriti nelle liste non sono mai scesi in campo. Tra questi, tantissimi giovanissimi che avrebbero dovuto esser agevolati dalla nuova regola ma che di fatto non hanno visto il campo, come Rugani nella Juventus o Bonazzoli nella Sampdoria. A dirlo sono i numeri che difficilmente mentono: su 455 giocatori complessivi presentati negli elenchi consegnati alla FIGC, ben 58 non siano ancora stati utilizzati in alcuna presenza ufficiale (il 12,7% del totale).  Il record del mancato utilizzo appartiene al Napoli, con 6 su 24 non utilizzati: il 25% del totale con Sarri che si è affidato ai ‘soliti noti'.

Il dato negativo arriva dalle troppe crepe ad una riforma che ancora una volta non tutela i npstri vivai pur limitando le società. Perché oltre ai 25 in lista (presentata al completo ad inizio stagione solamente dall'Inter su 20 squadre iscritte) i club possono comunque usufruire di un numero illimitato di altri giocatori col solo vincolo di essere nati dopo il 1° gennaio 1994. E così, i presidenti sono tornati ad attingere a vari ‘carneadi' stranieri senza valorizzare i nostri visto che per le regole della Comunità Europea non vi possono essere limitazioni legate ai Paesi di provenienza. Un boomerang che si scaglia verso la crescita del nostro movimento che oggi si ritrova con club con il numero di giocatori limitati, i giovani italiani ancora una volta messi in disparte, e la solita corsa al giocatore straniero magari più pagato ma più scarso.

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