52 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Serbia-Albania, il racconto del ct De Biasi: “Fatto gravissimo, giocatori picchiati da tifosi e polizia” (foto/video)

Dopo la sospensione della gara per una incredibile e vergognosa rissa, il tecnico della nazionale albanese commenta amaramente l’accaduto e accusa: “Situazione di grande pericolo per tutti in una struttura inadeguata. E i poliziotti hanno malmenato i miei giocatori”. Ora si attendono le decisioni UEFA.
A cura di Alessio Pediglieri
52 CONDIVISIONI
Immagine

Il Commissario Tecnico della Nazionale albanese Gianni De Biasi anche alcune ore dopo ciò che è accaduto nel corso del primo tempo per la gara di qualificazione ai prossimi Europei a Belgrado tra Serbia e Albania resta scosso, furioso e amareggiato. Uno spettacolo inverecondo per chi ama il calcio e non solo, con una partita sospesa al 41′ minuto per una folle rissa in campo che ha coinvolto tutti, tifosi, dirigenti, accompagnatori, giocatori e forze dell'ordine. Uno stadio che si è trasformato in una vera e propria arena di belve in cui nessuno – soprattutto chi era lì per evitare tutto ciò – è riuscito ad opporsi. Risultato? Partita abbandonata dalla squadra albanese per una evidente impossibilità di rimanere sul terreno di gioco dove i tifosi serbi oramai erano padroni di invadere e picchiare qualsiasi avversario trovassero davanti a loro e l'ennesima dimostrazione che anche in campo internazionale e malgrado la volontà dell'UEFA, strutture e organizzazione si sono dimostrate completamente inadeguate.

La follia in uno stadio inadeguato e senza servizio d'ordine. Perché Serbia-Albania era una partita ad altissimo rischio per contorni politici che ben tutti conosciamo, eppure ieri sera a Belgrado è andato in scena l'incredibile. Un drone in mezzo al campo che sventolava la bandiera d'indipendenza del Kossovo, scintilla che ha ha fatto esplodere la follia, già latente sugli spalti da molto prima del calcio d'inizio. Bagarre in campo tra gli stessi giocatori e l'invasione degli estremisti della curva serba che con calci, cinghie e sedie hanno malmenato i calciatori albanesi che si sono dovuti difendere da soli senza che vi fosse alcun servizio d'ordine pronto a proteggerli: "Stavamo giocando bene. Purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita dopo che i tifosi hanno invaso il campo. Quello che è successo con i tifosi entrati sul campo è la cosa più incredibile che poteva succedere. È stata una situazione di grande pericolo per tutti. I miei giocatori non si sono dovuti difendere solo dall'aggressione dei tifosi, ma sono stati colpiti anche dal servizio d'ordine, un fatto di una gravità incredibile. L'impianto di Belgrado? Era inadeguato per quel tipo di partita"

Sanzioni, squalifiche e l'odio latente. Accuse pesanti e circostanziate che inaspriranno anche le prossime settimane e porranno l'UEFA davanti ad una decisione importante da prendere, sia immediata sull'esito della gara (probabilmente decretandolo 0-2 a tavolino per gli ospiti) sia per ciò che dovrebbe essere la partita di ritorno, a Tirana che a questo punto potrebbe venire giocata in campo neutro. Ma son dettagli di fronte al furore e alla violenza vista a Belgrado, con una tensione che è destinata ad aumentare e ad autoalimentarsi: la nazionale albanese è rientrata in patria con un volo charter alle 3.25 del mattino. All'aeroporto di Tirana c'erano almeno 5 mila tifosi, molti giunti anche dal Kosovo, ad accogliere i giocatori, considerati "veri eroi". E il sale sulla coda l'ha aggiunto il vice premier Niko Peleshi, in una conferenza stampa all'aeroporto, insieme al ministro dello Sport Lindita Nikolli e con a fianco il laziale Lorik Cana, capitano della nazionale, e De Biasi: "Siamo tutti fieri di voi, del gioco e della dignità dimostrata"

52 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views