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Scarpini colorati, come gli Anni ’90 hanno contribuito a cambiare il look

Dagli Anni ’80 ai giorni nostri, gli scarpini da calcio hanno subito una radicale trasformazione grazie anche a protagonisti come Simone, Weah, Di Canio, Zidane e tanti altri.
A cura di Salvatore Parente
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Con l’irruzione nel calcio delle televisioni, con i relativi diritti, del marketing e delle nuove frontiere del design che infrangevano gli schemi triti e ritriti degli anni precedenti i ’90, il mondo del pallone ha subito un radicale cambiamento negli equipaggiamenti sportivi. Per la precisione, da una certa data in poi, oltre a casacche, divise, loghi, palloni, sponsorizzazioni, partnership, promozioni pubblicitarie o altro, a mutare completamente volto è stato l’attrezzo per eccellenza: lo scarpino da calcio. Vediamo quindi, le tappe di questa evoluzione ed i calciatori simbolo di questa nuova era che viviamo tuttora.

Rony

Roberto Filippi e quegli scarpini bianchi al San Paolo

La svolta, la “trasfigurazione” del solito scarpino di colore rigorosamente nero avviene nel 1980, in Serie A. Per la precisione, per merito del marchio italiano Diadora che ideò un paio di scarpini totalmente bianchi e che fece indossare all’allora baffuto centrocampista del Napoli Roberto Filippi (1 gol in 55 partite col Napoli) al San Paolo: l' impatto è forte, l' effetto immediato. Da quel giorno, anche gli altri principali marchi sportivi internazionali iniziano a dare la “caccia” alla Diadora percependo l’importanza della personalizzazione degli scarpini che, da quella data in poi, finiranno per accomunare atleti e brand presenti nel panorama calcistico mondiale, si intravede una nuova era.

Baggio

Anni ’90, il mondiale americano: Baggio e Scifo

Negli anni ’80 nascono l’inglese Umbro (1985), l’Italiana Lotto e la spagnola Kelme (1982) ma è ancora l’Adidas con la sua vendutissima “Copa Mundial” del 1979 a fare la parte del leone, in termini di vendite, nel corso dell’intero decennio. Sono gli anni ’90 poi a sdoganare, senza più freni, gli scarpini di colore diverso con fantasie, sfumature, tagli particolari che arrivano, seguendo un immaginario filo rosso, fino ai nostri giorni. Nel 1994 un’altra tappa fondamentale di questo processo quando, negli States, approdano i migliori talenti del calcio per il mondiale made in Usa. Pioniere, ancora la Diadora che decide, per quella rassegna iridata, di “varare” i modelli “Brasil” nelle colorazioni azzurra (per i due Baggio, Roberto e Dino e per Beppe Signori) e rossa (per il belga Scifo).

Simone

Le Valsport bianche di Simone

Proverbiali pure, nell’evoluzione stessa dell’attrezzo sportivo, le Valsport bianche indossate dall’attaccante rossonero Marco Simone nella sfortunata finale di Coppa Campioni del 1995 tra Milan e Ajax. Un colpo d’occhio, nell’era delle tv non in hd, che sembrava essere una prosecuzione “innaturale” dei calzerotti e che, al di là del risultato del match (1-0), fece innamorare di quegli scarpini tantissimi giovani incollati al televisore: il nero, ancora prodotto dalle altre (Nike in testa), da quel maggio cominciava a scricchiolare.

Weah

Weah, Gullit e Sforza: l’Italia a colori

L’esplosione degli scarpini a colori comincia quindi nel 1994. E, dopo le Valsport di Simone, la lotta dei marchi si accende, si fa dura e aspra generando un turbinio di tinte tutte all’interno del nostro campionato che, negli anni ’90, è il più seguito di tutti. La Diadora all’affronto della padovana Valsport, risponde col rosso fuoco del liberiano dei miracoli Weah, l’Adidas, con le bianche di Ciriaco Sforza, la Lotto, con le verdi dell’olandese Gullit, la Kronos con quelle gialle di “Spadino” Robbiati. L’Italia, nella gloria di quegli anni fiorenti, lancia per prima anche la moda delle scarpe con i colori sociali delle squadre di appartenenza. Arrivano così gli scarpini rossoblù di Kennet Andersson del Bologna o quelle blucerchiate del sampdoriano Mancini.

Zizou

Dal 1996 a Francia '98, l’evoluzione è completa

Nel 1996 Di Canio prima e Ciro Ferrara poi, portano, rispettivamente con Celtic Glasgow e Juventus, il concetto di personalizzazione calciatore/azienda al top. Quando gli scarpini d’oro dell’ex attaccante rossonero sono protagoniste di un grande “Santo Stefano” contro l’Aberdeen e quando, il difensore ex Napoli contro il River Plate sfoggia, vincendo la Coppa Intercontinentale, il suo modello bianconero di Pantofola d’Oro, i colori escono, non solo metaforicamente, dai confini nazionali: è l’apice della rivoluzione. Due anni più tardi, nel mondiale di Francia ’98 anche Adidas ma, soprattutto, Nike decidono di abbandonare lo stile tradizionale producendo le “Predator” rosso, bianco e nere di Zidane e le “R9” di Ronaldo che, non a caso, si sfidarono, quasi come a sancire la “morte” del nero nell’ultima rassegna iridata del millennio, in finale a Parigi (3-0 per la Francia), il resto è storia recente.

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