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Sarri, che combini? Se anche il tecnico va in confusione è dura

Le scelte (mancate) dell’allenatore e il pari beffa col Sassuolo alimentano le perplessità sulla gestione della rosa, dei cambi e della partita. Perché se a 5 minuti dalla fine vinci in casa, l’avversario si lancia all’assalto e non riesci a piazzare il colpo del ko allora è meglio non prenderle. E invece subisci gol in contropiede…
A cura di Maurizio De Santis
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Giochi in casa, stai vincendo, non blindi la partita coi cambi (ma che male c'è a variare un pochino assetto?), a cinque minuti dalla fine prendi gol in contropiede. E un palo ti ricorda che la stagione balorda la meriti in pieno se, in maniera cocciuta, ti ostini a far giocare sempre gli stessi calciatori (possibile che Giaccherini nemmeno contro il Sassuolo meritasse un po' più di fiducia?), tiri fuori Gabbiadini e inserisci Mertens, il tuo uomo migliore per l'attacco.

E allora la sorte ti punisce: il falso nove belga prende il giallo e siccome è diffidato finisce negli spogliatoi sbugiardato dalle scelte di un allenatore, Sarri, che aggiunge zavorra al momento poco felice del Napoli in campionato. Perché escludere Gabbiadini dalla gara inserendo al suo posto una pedina che pure ha caratteristiche offensive? Perché spompare Callejon (suo il tiro che contro gli emiliani ha centrato il legno a tempo scaduto)? Perché insistere a giocare con lo stesso modulo, tenere lo stesso atteggiamento se il gol non arriva e dall'altra parte hai un avversario che si lancia all'assalto all'arma bianca? Perché Rog giace ancora in panchina? Perché Maksimovic non può concedere un po' di respiro a chi, come Koulibaly, sta accumulando così tanti minuti nelle gambe che di questo passo a marzo arriverà cotto?

A tutte queste domande che sorgono spontanee nell'animo dei tifosi azzurri Sarri ha risposto facendo riferimento alla poca maturità della squadra. Lo ha ammesso dopo la sfida contro il Sassuolo dando l'impressione di scaricare anche le proprie responsabilità sui calciatori. Ma non è lui che li mette in campo? Non è lui che ha il polso della situazione? Può forse dire che lui stesso ha sufficiente esperienza a certi livelli? E cosa farà adesso, resterà ancora convinto che in fondo "vincere o pareggiare sarebbe stata la stessa cosa"? Così disse dopo la vittoria mancata con la Dinamo Kiev in casa, nella penultima gara del girone di Champions.

Il 3-3 del Benfica – ammise – condizionò la prestazione del suo Napoli: davvero dovremmo credere che un successo in Coppa non ha più tanto valore? Davvero dovremmo credere che arrivare allo scontro diretto per la qualificazione agli ottavi con qualche punto in più in tasca tutto sommato non faccia tanta differenza? Davvero dovremmo credere che, con un attaccante decente lì davanti, tutti i mali sparirebbero come d'incanto? Ci avessero pensato in estate, sarebbe stato meglio. Nessuno crede più alla storiella del Ciuccio che vola. Nemmeno per sogno.

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