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Sampdoria-Milan 2-0: Zapata e Alvarez affondano il Diavolo

Giampaolo stravince il duello con Montella. Il 3-5-2 rossonero produce solo un possesso sterile.
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Esame fallito. Di nuovo. Come contro la Lazio, il Milan annaspa nelle sue incertezze. La Sampdoria, che non partiva così bene da 14 anni, torna a battere i rossoneri al Ferraris per la prima volta dal 2010. Giampalo stravince il duello tattico, e non solo per la scelta di inserire Alvarez che entra e in un secondo segna. Il 3-5-2 di Montella produce solo un gioco sterile e nessuna vera occasione da gol. Quando il gioco si fa duro, il Diavolo non gioca più.

Il 3-5-2 di Montella è sterile

Montella non cambia il 3-5-2 con Suso seconda punta di movimento accanto a Kalinic. Ma il Milan rimane troppo basso, e la circolazione di palla non risulta fluida. Molto più efficace il 4-3-1-2 di Giampaolo, che valorizza il talento dentro un'organizzazione semplice e chiara, alle con Ramirez, libero di muoversi fra le linee, dietro Zapata e Quagliarella.

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La Samp controlla, ma non crea nel primo tempo

Il primo intervento del VAR, che toglie giustamente un rigore inizialmente fischiato alla Samp per un mani di Kessie (ma l'ex atalantino tocca con la spalla), dovrebbe suonare come un campanello d'allarme. Ma il Milan non cambi passo, nemmeno dopo il colpo di testa di Zapata al 13′, peraltro fermato per offside. E' un altro segnale, la Samp affonda meglio a sinistra dove Abate soffre e Kessie non riesce a garantire sufficiente copertura, e occupa le linee di passaggio in mezzo. Così il 3-5-2, un modulo che naturalmente finisce per allungare le squadre, si fa ancora più statico e la circolazione di palla non può che tradursi in un esercizio prevedibile. Il ricorso al lancio per saltare la prima linea di pressing non aiuta e Zapata, ancora di testa, può creare il primo vero pericolo della partita, prima di spingere Donnarumma al 38′ alla prima vera parata del match.

Kessie e Abate faticano in copertura

Il contropiede prende l'avvio dall'ennesima palla persa in mezzo dai rossoneri, che annaspano nella densità creata dal trio doriano. Pressano alto Barreto, Torreira e Praet sul portatore di palla, che non ha quasi mai appoggi facili in verticale e non trova troppo supporto sulle corsie. Vedere per credere le due palle perse da Kessie, che completa 23 passaggi su 30 palloni toccati, o la pessima apertura di Bonaventura che al 25′ vanifica una buona uscita in tandem con Suso.

Ai punti la Sampdoria domina il primo tempo, ma i punti si vincono solo centrando la porta e i doriani vanno al tiro solo due volte, l'ultima con Torreira (largo di poco) a 2′ dall'intervallo. E' l'unica nota positiva per Montella.

Il vantaggio di Zapata

La ripresa riparte sullo stesso scenario. Il Milan è appena un po' più alto col baricentro ma Bonaventura è sacrificato da mezzala nei tre centrali, e il poco movimento di Kessie, chiuso al 68′ da un fantastico ripiego di Torreira che nonostante il mismatch fisico va vigoroso in spallata, gli ruba palla in area poi esce palla al piede, aumenta la macchinosità del Milan.

I rossoneri hanno bisogno di aspettare gli ultimi venti minuti per dare una prima svolta alla partita. Con gli spazi che aumentano gradualmente, Bonucci può lanciare su Rodriguez che ha qualche occasione in più di imbucare fra le linee per Suso, sempre più coinvolto nella manovra del Milan. Fondamentale il contributo di Kalinic, sempre dentro la partita col fisico e la testa, pronto nella lettura delle situazioni e nelle occasioni di finalizzazione.

Ma nel momento migliore del Milan passa la Sampdoria. Nasce tutto, ancora, da una palla persa di Kessie che favorisce lo spunto di Praet. Sul cross profondo il secondo errore, decisivo, è di Christian Zapata che, pressato al limite dell'area piccola, la appoggia di testa verso il centro e di fatto disegna un assist per Duvan Zapata. L'ex Napoli e Udinese fa quello che gli riesce meglio, cerca la massima potenza, e fa 1-0.

Alvarez chiude la partita

Montella inevitabilmente cambia e aggiunge una seconda punta vera. Fuori Suso e Bonaventura, dentro Cutrone e Calhanoglu che va a contrastare Torreira. Con l'ingresso anche di Borini per Abate, meglio in contenimento che in spinta, il Milan si ridisegna con un sostanziale 3-3-1-3 asimmetrico con le mezzeali a coprire gli spazi sugli esterni e Calhanoglu trequartista libero di andare in appoggio, Cutrone ad affiancare Kalinic e Borini alto a destra.

Ma la firma sulla vittoria la mette un ex nerazzurro, Alvarez, che entra e si infila nel semi-spazio a sinistra. Il diagonale è un sipario pesante su un Milan a cui manca il cambio di passo per fare davvero male quando il gioco si fa duro.

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