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Sampdoria, Ferrero patteggia e rischia l’affido ai servizi sociali

Il Tribunale di Busto Arsizio ha accolto la richiesta degli avvocati dell’imprenditore romano, che ha ricevuto una condanna di 1 anno e 10 mesi per il crac della compagnia aerea Livingston. Ferrero, che in gioventù aveva già subìto una condanna definitiva, non potrà beneficiare della condizionale e potrebbe essere affidato ai servizi sociali.
A cura di Alessio Morra
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Il Tribunale di Busto Arsizio ha accolto la richiesta di patteggiamento del presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, che ha patteggiato una condanna di 1 anno e 10 mesi per il crac della compagnia aerea Livingston. Al produttore cinematografico, che era stato rinviato per bancarotta fraudolenta, sono state riconosciute le attenuanti generiche e per questa la pena è lieve nonostante il fallimento della Livingston abbia avuto dimensioni finanziarie notevoli, circa 40 milioni di euro. Ferrero dovrà risarcire il ministero dello Sviluppo economico per circa 850mila euro da versare subito e in un’unica soluzione. L’imprenditore romano non potrà però beneficiare della condizionale, perché ha già ricevuto una condanna quando era un ragazzo, e dovrebbe probabilmente scontare un periodo di affidamento nei servizi sociali. Considerata l’entità della pena, non ci saranno conseguenze ‘calcistiche’ per Ferrero, che resterà dunque presidente della Sampdoria.

I legali, per bocca dell’avvocato Luca Ponti, hanno espresso la propria soddisfazione per l’esito del procedimento riguardante il presidente Massimo Ferrero: “Si è conclusa oggi la vicenda del patteggiamento relativa al caso Livingston, che risale al 2009. La richiesta di patteggiamento, così come auspicato da noi legali, è stata favorevolmente accolta dal tribunale, che ha ritenuto prevalenti le attenuanti generiche a dimostrazione del fatto che Massimo Ferrero ha avuto un ruolo assolutamente marginale nell’operazione Livingston, tant’è che risulta a suo carico la pena minore fra tutti i pattugliamenti e l’unico, appunto, con l’autorizzazione del Ministero. Non sono state inoltre erogate pene accessorie né vi sono impedimenti di alcun tipo allo svolgimento delle sue attività imprenditoriali”. Per niente soddisfatte le parti civili costituitesi nel procedimento, in particolare gli ex dipendenti della Livingston, che chiedevano una pena più severa.

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