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Sabatini si congeda: “Totti da nobel. Inter e Milan vorrebbero essere la Roma”

Il ds dopo l’annuncio dell’addio si congeda in conferenza stampa: “Roma è stata la mia vita”
A cura di Marco Beltrami
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“La Roma parte della mia vita? No, la Roma è stata la mia vita”. Così Walter Sabatini si è congedato dall’ambiente capitolino nella conferenza stampa successiva alla formalizzazione delle sue dimissioni. Il dirigente lascia l’incarico di direttore sportivo che ricopriva dal 2011 in eredità a Fredric Massara. In un lungo incontro con i giornalisti, il classe 1995 è partito dai suoi rimpianti e dalle speranze per il futuro della Roma: “Non sono riuscito a vincere e questo me lo porterò dietro, ma conservo una piccola speranza che questa squadra e questo perfetto allenatore riescano a fare qualcosa di imprevedibile e sbalorditivo, vincendo lo scudetto. In quel caso, sentirò mio il successo”.

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Ma quali sono i motivi che hanno spinto Sabatini a lasciare la Roma? Ecco la spiegazione dell’ormai ex ds: “Vado via perché sono cambiate le regole, il presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, adorano la statistica e cercano algoritmi vincenti, io mi fido del mio istinto e della mia fantasia. Il pallone è il mio universo, devo poter fare il mio calcio. A volte posso confondermi ma ora il mio posto sarà preso da una struttura. Quando ho deciso di lasciare? Avevo preso un calciatore ma l’ho perso, perché non ho insistito essendoci una grande commissione nell’affare. Non ho sentito la fiducia”.

"Totti da nobel, ma è un tappo per la Roma"

Ripercorrendo i suoi tanti anni di Roma, impossibile non spendere una parola su Totti con tanto di bastone e carota per il capitano: “Totti? Questione sociologica: gli darei il bomber per la fisica per le traiettoria che riesce ad imprimere o un Pallone d’Oro in esclusiva. Ha rimesso in discussione Keplero, ma è un tappo, la sua luce abbagliante oscura tutto il gruppo, vista anche la curiosità morbosa che c'è su di lui. La sua presenza comprime la crescita del gruppo. Tutti fanno fatica a staccarsi da lui”.

Gli errori dell'ex ds

Tra i rimpianti del dirigente c’è anche la cessione di Lamela: “Venderlo mi ha ucciso, anche se poi ho preso qualcuno che consideravo più forte. Errori? Ovviamente ne ho commessi, il primo fu quello di parlare di rivoluzione culturale. Qui bisogna pensare alla vittoria come una necessità, non come una possibilità. In questi 5 anni è mancata la convocazione al Circo Massimo della città di Roma. In alcuni momenti ho pensato che sarebbe successo, è rammarico e frustrazione, non sono arrabbiato, ma ho una tristezza cupa e irreversibile. Sono sereno però, perché ho fatto il massimo, non mi vergogno di questa Roma".

La differenza di vedute con Pallotta

Sabatini non ha fatto mistero della differenza di vedute con il presidente Pallotta, spendendo parole di stima per il suo successore Massara: “Pallotta sa cosa è la Roma, sa che la passione andrebbe incentivata. E’ un americano allegro. Per lui il calcio è un'azienda, per me no, pur nel rispetto ci sono stati conflitti chiari ed evidenti. Massara che prenderà il mio posto per ora è competente, sensibile, grande professionista. Baldini viene descritto come un massone dannoso, idem Baldissoni, che viene descritto come un avvocato arrogante o un giocatore di calcetto, non è così. Per alcuni è meglio che la Roma sia debole, almeno i latrati a pagamento possono arrivare. Il ruolo di Franco lo spieghino lui o Pallotta, è un grande acquisto per la Roma”.

Milan e Inter vorrebbero essere come la Roma

Non mancano le stoccate ad altri club come per esempio le milanesi: “Milan ed Inter vorrebbero essere la Roma, siamo incappati in un ciclo straordinario della Juventus e non siamo stati fortunati". In conclusione una battuta sull’ultimo mercato e sul suo bilancio personale: “Mi è stato chiesto di far quel tipo di mercato, perché siamo ancora un po' più deboli degli altri. Abbiamo rinforzato la difesa perché centrocampo e attacco andavano bene. Abbiamo anche la pressione della Uefa. Non credo di aver fatto danni, però ammetto che è mancata la continuità. Le commissioni funzionano così, si acquistano giocatori e allora io pago per comprare qualcuno. Le sconfitte sono le mie, non attacco nessuno, solo alcuni individui. La Roma può anche sbagliare ma è una società onesta come lo sono stato io in questi anni”.

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