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Reus senza patente, ora in Germania i club controllano i tesserati

Dopo i casi Marco Reus e Adrian Ramos (scoperti alla guida senza patente) molti club della Bundesliga hanno adottato misure cautelari: ai tesserati chiedono che tutta la documentazione sia in regola.
A cura di Maurizio De Santis
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In Germania lo hanno già definito il caso Reus e ha fatto scattare l'allarme da parte delle società tedesche. Nulla a che vedere con la sfortuna che sembra tormentare il calciatore per la sequenza d'infortuni che, da prima del Mondiale a oggi, ne ha rallentato la carriera. La questione è tutta legata alla vicenda che ha visto protagonista l'ala del Borussia Dortmund che, scovata dalla polizia al volante della propria Aston Martin, guidava senza aver mai conseguito la patente. Una maxi multa di oltre mezzo milione di euro è la sanzione inflitta al giocatore che, per una volta, non è finito sulle copertine dei giornali per le prodezze balistiche oppure per le offerte da capogiro di Real, Barça, Manchester United ma per quella clamorosa imprudenza, bravata commessa come fosse un adolescente qualunque.

Perché parlare di caso Reus? Perché quell'episodio ha quasi scatenato una psicosi tra le società della Bundesliga, molte delle quali hanno già deciso di controllare la patente dei propri tesserati. Controlli rigorosi, onde evitare problemi legali. Controlli necessari, che vanno da quelli più semplici dell'Eintracht Francoforte ad altri più serrati come quelli previsti dallo Stoccarda, dallo Schalke04, dal Wolfsburg, dal Colonia club che grazie allo sponsor mettono automobili a disposizione dei propri tesserati (prima della consegna adesso pretenderanno che tutta la documentazione sia in regola), oppure del Mainz che al fascicolo di ogni calciatore allegherà anche la fotocopia della patente. Tra le società, però, c'è anche chi si mostra contraria: Borussia Dortmund (che ha già dovuto far fronte a quanto accaduto ad Adrian Ramos, pure lui scoperto a guidare senza patente) ed Hertha Berlino avrebbero motivato la loro opposizione sostenendo che "per giocare a calcio non c'è bisogno di avere la patente e che la responsabilità è personale. E nulla c'entrano i club".

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