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Questa Juve non è pane per tutti i denti

La squadra di Conte era arrembante, la Juve di Allegri è letale come il morso di un cobra. E il Milan si riscopre piccolo, piccolo.
A cura di Maurizio De Santis
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Voleva vedere di che pasta era fatto il Milan. Tevez ha lasciato che cuocesse a fuoco lento e poi l'ha assaggiato. Pogba gli serve il boccone e l'Apache gradisce: un morso, un gol e via a esultare sotto la Curva col ciucciotto in bocca. La Juve ha macinato gioco, atteso con pazienza che s'aprisse il varco giusto in quella selva di gambe davanti ad Abate e ha piazzato la zampata decisiva. L'azione è la sintesi della partita: al ‘diavolo' è riuscito quasi tutto, almeno quel che era in grado di fare rispetto a un avversario nettamente superiore. Pentole, non coperchio… che la squadra di Allegri ha messo sulla partita confermando tutta la propria forza. Furore agonistico, piace tanto a Inzaghi, che la Juve lascia sfogare, contiene, incanala, prende il comando delle operazioni, fa gioco e martella con Marchisio (centra la base del palo), Lichtsteiner, Pogba. Il francese è straripante, dirompente, fatale. Un gigante piazzato nel cuore della mediana: lotta e ruba palloni, avanza, affonda i colpi, suo il piedino magico che innesca l'Apache. Vidal, Barzagli, Pirlo non ci sono, e chi se n'è accorto? Pereyra non lascia rimpianti e si cala nella parte dell'uomo di lotta e di governo. Una Juve così quadrata aiuta anche l'ex Udinese, neo arrivato, a entrare in un meccanismo rodato. Caceres va fuori per infortunio, Ogbonna fa il suo dovere, Evra e Morata assistono allo spettacolo dalla panchina. Dalle parti di Buffon fischia il vento ma non arriva la bufera e nemmeno il sibilo di Rizzoli sul calcetto di Marchisio a Menez che fa gridare San Siro al rigore.

La Juve di Conte era arrembante, quella di Allegri lavora a fianchi l'avversario e poi lo stende. Letale come il morso di un cobra. Toglie il fiato, non concede spazi ma li occupa costringendo il Milan a restare basso, quasi spezzato in due. Là davanti Menez perde smalto e magia, El Shaarawy e Honda si spengono a mano a mano che i bianconeri alzano il ritmo. Il contropiede che aveva esaltato i rossoneri a Parma (ma quella era un'altra storia) non trova sfogo se non nella delusione di un ambiente che sognava di crescere in fretta per gli otto gol segnati in due partite (5 ai ducali, 3 alla lazio) e aveva omesso i cinque incassati in altrettanti match. Voleva vedere di che pasta era fatta il Milan. Buona, dice Tevez, peccato manchi ancora un po' di sale…

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