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Il Calcio fa bene alle ossa

Quando la Sampdoria batteva i campioni d’Europa

La Samp battuta dal Vojvodina, prima squadra di Vujadin Boskov, rimanda alla mente altri ricordi. Riviviamo i giorni del 1991 e 1992, quando i blucerchiati centravano due vittorie fondamentali contro la Stella Rossa per raggiungere la finale di Coppa Campioni.
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Incroci, destini, ricordi. Il Vojvodina che batte la Sampdoria riporta alla mente gli anni d’oro di Boskov, che proprio con la maglia biancorossa degli Slaninari ha iniziato a giocare. E l’incrocio Samp-Boskov-Balcani porta a un unica grande memoria: le due storiche vittorie contro la Stella Rossa che hanno portato i blucerchiati alla finale di Coppa Campioni del 1992.

La Jugoslavia non c’è – Gli eroi della vittoria di Bari, culmine e fine di una nazione che non c’è più, hanno perso la Supercoppa contro il Manchester United quando si presentano a Genova per il primo match del girone di quarti di finale. Ivica Osim, allenatore della nazionale e del Partizan di Belgrado, che ha vissuto in Bosnia e ha spostato una musulmana, vede allontanarsi l’Europeo di Svezia. In quel che resta della Serbia, il campionato va avanti nel disinteresse. Il Maracanà, palcoscenico della Crvena Zvezda e della Tigre Arkan, non supera i 1500 spettatori, in uno stadio che ne ha contenuti 80 mila. Ma nelle coppe europee, la Stella Rossa deve giocare all’estero anche le partite in casa. La rosa è lontanissimo dalle luci della finale contro l’Olympique Marsiglia: ha già perso Prosinecki, Stojanovic, Binic, Sabanadzovic. E a fine anno cederà Belodedici, e vedrà partire per l’Italia Pancev, Savicevic e Mihajlovic. "Non possiamo tenerli anche se hanno il contratto: che faremo poi? Costruiremo nuovi talenti, cominceremo da capo, abbiamo già dei giovani interessanti, fra qualche anno verranno di nuovo i mercanti italiani a comprarli" spiegavano a Repubblica i dirigenti Dzajic e Cvektovic.

Serata di gala – All’andata, alla prima giornata del girone, la premiata ditta Vialli-Mancini confeziona il vantaggio dopo 7’. In difesa, Boskov piazza Vierchowod su Pancev e Mannini sulla seconda punta Ivic. Il palleggio degli jugoslavi è stretto e insistito, ma poco produttivo. Cerezo va in difficoltà su Stosic, e l’arbitro francese Biguet gli concede qualche fallo di troppo. In contropiede, la Samp è decisamente più incisiva. Pari prova alto il diagonale, che finisce alto, al 41’ Lombardo, che protesta per i continui falli tattici dei difensori slavi, devia sopra la traversa la punizione di Mancini. Alla ripresa, la Samp torna ad accendersi. Mancini taglia verso il centro e crea spazi per Lombardo, che apre per Vialli. Lo schema è impreziosito da Pari e Katanec, toccato dal confronto anche sul piano personale. La partita dura fino al 73’: Mancini pennella un lancio di 50 metri, Vialli controlla, supera Naydoski e centra il rasoterra della riscossa.

La guerra – Il ritorno, nella primavera del 1992, si gioca a Sofia. È il primo aprile, ma nessuno è disposto a scherzare. La Stella Rossa ha provato a ottenere la revoca dell’obbligo di giocare all’estero anche i match interni per ragioni di sicurezza. "Una soppressione di tale obbligo, mentre il turno finale è ormai cominciato, falserebbe la competizione. Questa decisione è definitiva", rende noto l'Uefa. La guerra è arrivata nei Balcani, il referendum sull’indipendenza a stento riconosciuto dall’Unione Europea, fa precipitare ancora l’intera area. Una guerra, scrive Enzo Bettiza sulla Stampa, coperto dal “velo pilatesco con cui l’Occidente fino al genocidio di Srebrenica si è bendato gli occhi, onde evitare un’identificazione esatta e compromettente di chi aveva scagliato la prima pietra. Si parlò precipitosamente di «guerra», aggiungendovi magari il pietoso aggettivo «fratricida», senza spiegare chi l’avesse dichiarata e innescata”. Ma è un’aggressione fratricida, e chi l’ha lanciata è proprio la Serbia di Slobodan Miloševic, che ha molti tifosi della Stella Rossa nelle sue formazioni nazionaliste paramilitari. Una guerra che è soprattutto un desiderio di pulizia etnica, segnato dai quasi quattro anni dell’assedio di Sarajevo, la Gerusalemme dei Balcani, che nel 1984 (ma sembra passata un’era geologica) è diventata la prima città del blocco orientale a ospitare le Olimpiadi, i Giochi invernali con Usa e Russia entrambe presenti negli anni dei boicottaggi incrociati a cinque cerchi.

Esodo a Sofia – E così parte l’esodo: più di ventimila tifosi partono in auto o in pullman per lo stadio del CSKA. La Stella Rossa è ospite del Vitosha, uno degli hotel di lusso della città (è uno degli alberghi dove avrebbe trascorso qualche giorno Ali Agca prima dell’attentato al Papa, uno degli indizi per chi sostiene la mai del tutto tramontata pista bulgara), come un gruppo di tifosi doriani. Così un tifoso si ritrova con il setto nasale spaccato solo per aver difeso una ragazza da un ultrà che le aveva strappato la sciarpa. Allo Sheraton, viene preso a pugni il massaggiatore Ezio Marchi e Pagliuca ne schiva uno all’ultimo mentre è in posa per una foto-ricordo. Il presidente Mantovani chiama subito l’ambasciatore italiano a Sofia, Agostino Matis, che coinvolge il ministro dell’Interno. La sorveglianza davanti agli alberghi e nelle strade viene rinforzata. Allo stadio, la Stella Rossa gioca praticamente in casa. Solo duemila i tifosi doriani, contro i ventimila slavi, che si presentano con decine di mazze da hockey, sequestrate dalla polizia nel pomeriggio. Dodici tifosi genovesi sono stati feriti e curati, e il direttore sportivo Borea ha prontamente informato il delegato Uefa, il tedesco Locker.

Verso Wembley – Dopo dieci minuti, Boskov deve già sostituire Cerezo, che ha preso una botta: dentro Invernizzi. In difesa, Dario Bonetti gioca da libero, Lanna va in marcatura su Pancev, Vierchowod si dedica a Savicevic. Lombardo tiene Mihajlovic, che però rompe l’equilibrio al secondo tiro della partita. Lanna anticipa Pancev, ma ritarda il rinvio, si fa anticipare ed è costretto al fallo. La punizione arcuata di Mihajlovic sorprende Pagliuca sul primo palo. Senza Cerezo, la Samp fatica a cambiare passo, ma la motivazione di Katanec, per lui non è una partita come le altre, cambia tutto. Sul cross di Lanna, Mancini di petto fa da sponda per lo sloveno, che pareggia di prepotenza. La partita in un attimo cambia. Invernizzi si infila in un corridoio senza avversari e smarca Lombardo, fermato per un fuorigioco che non c’è. La manovra della Stella Rossa si sfilaccia, Mancini anticipa Radinovic e Vialli si inserisce fra Vasilijevic e Milojevic, che la mette alle spalle del portiere. L’1-2 spegne gli slavi, che si riaccendono solo a inizio ripresa con il tacco di Savicevic, che però zoppica e non può scattare, a illuminare Radinovic: Lanna si inserisce sulla traiettoria, è solo calcio d’angolo. L' arma migliore degli jugoslavi resta il tiro da fuori, ma le punizioni di Mihajlovic non fanno più male. Coach Popovic, fuori il difensore Radinovic per Ivic, una seconda punta. Passano due minuti e Vialli regala a Mancini la palla del 3-1. Il Mancio anticipa Vasiljevic, lascia che la palla lo superi e fa volare la Doria. Vialli, costretto a uscire portato a braccia dai compagni dopo un fallo in area, è l’emblema di una vittoria dal valore doppio. Una vittoria che allunga un sogno, che spinge la Samp a Wembley. Contro il Barcellona. Verso altri incroci e altri ricordi.

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