2 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Quando il nostro era il campionato del Pallone d’Oro (foto)

L’ultimo acuto risale al 2007 quando Kakà con la maglia del Milan conquistò l’ambito trofeo. Da allora più nessun giocatore, italiano o straniero, che milita nel nostro campionato è riuscito a vincere.
A cura di Alessio Pediglieri
2 CONDIVISIONI
Immagine

Questa sarà l'edizione più triste del Pallone d'Oro per noi italiani. Non solo perché non c'è alcun giocatore nato e cresciuto nel Belpaese (una volta anche del calcio) tra i 23 finalisti ma perché nella lista dalla quale uscirà il vincitore dell'edizione 2014 c'è solamente un ‘reduce' dell'intero nostro campionato, Paul Pogba, unico certificato fenomeno di caratura internazionale all'interno di un anonimato pressochè totale, in cui giocano soltanto calciatori di modesto livello. Malgrado vi sia una esterofilia debordante che ha spazzato via i vivai, al contrario di un passato anche recente, oggi in Italia la Serie A è un campionato in cui gli stranieri che arrivano sono per lo più ‘scarti' degli altri top club o semplici promesse che mai crescono. O ancor più tristemente, si trasforma in un ospizio di vecchie glorie a chiusura di carriera.

Pogba, la mosca bianca in Serie A. Tutto è certificato dai risultati che i nostri club ottengono in Europa e ciò che la nostra Nazionale mostra nel mondo. Un calcio da terzo livello, oramai superato anni luce per ricavi, prosperità, campioni e successi dalla Germania, dalla Spagna e dell'Inghilterra. Incalzato nel ranking FIFA da Paesi tradizionalmente inferiori da un punto di vista calcistico ma che oggi si ergono a colossi, come il Portogallo. Un'ecatombe che ha portato ad un ridimensionamento della qualità, scivolata inesorabilmente verso il basso. E se nella scorsa stagione c'erano almeno Andrea Pirlo, Mario Balotelli, Gigi Buffon,  a tener alto il nome del calcio italiano oggi solamente Paul Pogba può innalzare il nostro orgoglio, unico appartenente a quel campionato che era riconosciuto essere il più bello e il più difficile di tutti.

Il campionato più bello del mondo. Perché c'è stato un tempo in cui chi arrivava in Italia non lo faceva per caso e la selezione era altissima. Non solo potevamo vantarci di essere una fucina di campioni fatti in casa ma di poter annoverare talenti provenienti da ogni dove che facevano la fila per un posto in Serie A. Erano gli anni in cui veri e propri fenomeni pur di giocare in Italia si adattavano anche sui campi di ‘periferia'. Erano i tempi dei vari Zico a Udine, Schachner tra Cesena e Avellino, Cerezo alla Sampdoria, Francescoli a Cagliari. Ed erano i tempi in cui le nostre squadre giocavano alla pari con quelle di mezza Europa, colpo su colpo, Coppa su Coppa. Non a caso c'è stato un tempo in cui anche i podi del Pallone d'Oro erano nostro monopolio, a dimostrazione di forza e qualità assolute.

Da Sivori a Matthaus, 30 anni di stranieri dai piedi d'Oro. Una tradizione che venne iniziata da John Charles con la maglia della Juventus nel lontanissimo 1959 (terzo posto) e poi proseguita negli anni dai vari Omar Sivori (Juventus, 1° nel '61), Luisito Suarez (Inter, 2° nel '61 e nel '64, e 3° nel '65). Poi l'epopea degli anni '80, quelli delle frontiere abbattute, dei giocatori stranieri in ogni club, dei primi straordinari extracomunitari. L'Italia e la Serie A, primeggiava, basti pensare a Le Roi Michel Platini che proprio con i colori e la maglia della Juventus, tra l'83 e l'85 alzò il Pallone d'Oro per tre volte consecutive. O lo straordinario ciclo del Milan a cavallo degli anni 80-90 con lo straordinario podio tutto rossonero formato dal trio Van Basten-Baresi-Rijkaard poi bissato dal nostro calcio l'anno successivo dove i tedeschi dell'Inter Lothar Matthaus ed Andy Brehme conquistarono rispettivamente il 1° e il 3° posto mentre la seconda piazza andava al bianconero Schillaci.

L'ultimo acuto: Kakà, nel 2007. Un predominio che non ha cessato di esserci anche negli anni '90, quando l'interista Matthaus sfiorò il bis nel '91 mentre il rossonero Van Basten riuscì nell'impresa l'anno successivo. E ancora: il 2° posto nel '93 del nerazzurro Denis Bergkamp, il 1° nel '95 di George Weah con i colori del Milan Con Ronaldo 1° con l'Inter nel '97 e Zidane 3° con la Juve, posizioni invertite l'anno successivo. Prima dell'avvento del rossonero Shevchenko, 3° nel '99 e nel 2000 (e poi primo nel 2004) mentre il bianconero Zidane faceva nuovo capolino al 2° nello stesso anno. Fino agli ultimi acuti di Ronaldo 1° nel 2002 quando dall'Inter passò al Real Madrid, di Nevded juventino (1° nel 2003) e l'ultimo colpo di coda del 2007 firmato dal rossonero Kakà.

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views