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Puntare sui giovani: l’utopia del calcio italiano e l’autogol di molti presidenti esterofili

Tutti li acclamano ma nessuno, in fin dei conti, è disposto a schierarli in campo: è la triste storia degli azzurrini di Devis Mangia che, sfiorato il sogno europeo, si ritrovano a fare i conti con la dura realtà del nostro campionato.
A cura di Alberto Pucci
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La solita storia – C'è chi è buono a tirar calci ad un pallone e chi, invece, è bravo solo a parlare senza, magari, mettere in pratica ciò che dice. I protagonisti di questa antica favola (senza lieto fine) sono sempre loro: da una parte le giovani promesse del nostro calcio, dall'altra quelle "volpi" dei nostri presidenti di club. La recente missione in Israele dell'Under 21 italiana ha posto, nuovamente, l'accento sul problema dei nostri vivai calcistici e, soprattutto, sulla poca considerazione che i proprietari delle società, e lo staff tecnico di ogni squadra, ripongono nei "frutti" che ogni scuola calcio sa dare. Il caso di Giulio Donati, uno dei migliori nella competizione europea, è emblematico. Cresciuto nelle giovanili dell'Inter e mandato a farsi le ossa a Lecce, Padova e Grosseto, Donati sarebbe ad un passo (si attende solo l'ufficialità) dal seguire le orme di Marco Verratti e trasferirsi all'estero e più precisamente in Germania al Bayer Leverkusen.

Talenti incompresi – Il più che probabile trasferimento dell'ex difensore del Grosseto, giustifica i dubbi e le domande sulla "politica" del club di Massimo Moratti che, in totale ricostruzione dopo un anno da buttar via, avrebbe potuto (e può ancora farlo) valutare maggiormente i ragazzi della propria "cantera". Giulio Donati, infatti, non è che uno dei tanti giovani talenti che l'Inter ha in giro. L'intera difesa dell'Under 21 di Devis Mangia, a tal proposito, è la conferma di quanto il settore tecnico, di stanza alla Pinetina, abbia fatto un grande lavoro. Il problema, come sopra riportato, è che tecnici e presidenti italiani raramente si fidano dei talenti cresciuti nelle giovanili. Francesco Bardi, ad esempio, ha dimostrato di poter competere ad armi pari con il suo più fortunato collega spagnolo De Gea. Il problema del nostro portierino, però, è che tutti lo vogliono (anche la Juventus avrebbe fatto dei sondaggi) ma nessuno realmente se lo piglia: men che meno l'Inter che, probabilmente, con Donati in casa potrebbe far cassa vendendo Handanovic (e dimenticando De Sanctis) e, successivamente, investire i denari su altri obiettivi.

Moratti ed il suo tesoretto – Mentre De Gea difendeva la porta del Manchester United in Champions League e Koke vinceva la Supercoppa con l'Atletico Madrid, anche altri due nerazzurri come Bianchetti e Caldirola, guardavano dagli inferi della cadetteria la loro squadra di appartenenza sprofondare sotto una serie impressionate di reti subite. A metà tra Inter e Verona, Matteo Bianchetti ora aspetta al varco il biscione nerazzurro. "Voglio capire che intenzioni hanno" avrebbe dichiarato nei giorni scorsi. La stessa osservazione, più che legittima, fatta dal libero e capitano azzurro Luca Caldirola (metà di Moratti e metà del Cesena) che, secondo i piani strategici del club milanese, potrebbe rientrare come contropartita tecnica nell'affare Naingolan e, quindi, approdare a Cagliari. Se tutto va bene, giocherà nella massima serie anche Vasco Regini. In comproprietà tra Sampdoria ed Empoli, è destinato ad essere ceduto ad un club di Serie A (Milan e Juventus in testa) e a seguire le orme di Alessandro Florenzi, ormai punto fermo della Roma, e del suo ex compagno Riccardo Saponara al quale, pare, Galliani vorrebbe cedergli la maglia da titolare nel Milan.

Attaccanti che scappano – Nel paese del catenaccio e del "primo non prenderle", in realtà siamo stati capaci di costruire anche ottimi centrocampisti ed attaccanti. Marco Verratti è l'esempio più illustre. Dietro di lui, però, vi è un "sottobosco" di talenti che andrebbe provato e, possibilmente, tenuto stretto senza correre il rischio di vederlo sparire. Il vivaio della Juventus, ad esempio, dopo aver regalato Marchisio alla prima squadra, ha saputo sfornare talenti come Luca Marrone e Fausto Rossi: entrambi nel giro della nazionale di Mangia. Difficilmente, però, sfonderanno nel loro club di appartenenza. Più probabile che vengano utilizzati come pedine di scambio per arrivare a giocatori più affermati. Stessa fine che potrebbe capitare a Gabbiadini (alla Fiorentina per Jovetic?) e ad Immobile (al Torino per Ogbonna?). I casi di Insigne e Borini, infine, sono diversi ma, allo stesso tempo, ugualmente sintomatici del malessere italiano verso i giovani talenti nostrani. Uno ha dovuto emigrare in Inghilterra per trovare spazio, considerazione e gol, l'altro per giocare deve sperare che i due (stranieri) che ha davanti si facciano male. L'unica nostra speranza è che, dopo la vetrina continentale, qualcosa possa cambiare e che i giovani italiani di talento possano finalmente trovare lo spazio che meritano.

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