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Pugno duro della Fifa: multate Italia e Albania per i disordini di Palermo

A distanza di un mese, è arrivata la decisione di Zurigo e la conseguente sanzione per le due federazioni. A causa dei disordini provocati dai tifosi albanesi, il match del “Barbera” fu costretto a fermarsi per quasi dieci minuti.
A cura di Alberto Pucci
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Non poteva certo passare inosservata l'infelice serata di Palermo dello scorso 24 marzo. In eurovisione, oltre la match tra Italia e Albania, andò in onda anche l'inqualificabile comportamento della tifoseria ospite che riuscì a far sospendere l'incontro per diversi minuti, grazie ai disordini scoppiati nel settore a loro destinato. Nelle scorse ore, la Fifa ha così deciso le sanzioni per le due federazioni: 100mila franchi svizzeri per l'Albania e 15mila per l'Italia. Oltre al danno, dunque, anche la beffa per la nostra Federcalcio: vittima incolpevole della follia di alcuni "hooligans" albanesi. Il fitto lancio di fumogeni e petardi provocò non solo la sospensione di otto minuti della gara, ma anche la reazione della Polizia e della Digos: entrata in azione durante e dopo i disordini dello stadio palermitano.

Il lavoro delle forze dell'ordine

Durante la partita, vinta alla fine 2-0 da Buffon e compagni, ci fu infatti l'arresto di un tifoso albanese: fermato per aver lanciato alcuni petardi in campo e aver violato le norme che disciplinano le manifestazioni sportive. L'uomo venne individuato dal personale della Digos della questura, grazie alle immagini del sistema di video sorveglianza dello stadio "Barbera". Nelle ore successive, anche altri 77 tifosi albanesi furono identificati e schedati dalla Digos. Il comportamento degli "ultrà" ospiti, cominciato dopo la concessione del calcio di rigore agli Azzurri, aveva anche lievemente ferito uno steward dell'impianto siciliano. Oltre a Italia e Albania, la Fifa ha deciso di multare per comportamenti antisportivi o discriminatori anche Iran (50mila franchi svizzeri), Bosnia (26.500), Polonia (17.500), Montenegro (15mila), Brasile (35mila), Argentina (20mila) e Messico (10mila).

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