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Premier regina del calciomercato: oltre un miliardo di spese

Il campionato inglese domina nella speciale classifica dei “paperoni” del mercato, precedendo Spagna, Italia, Germania e Francia.
A cura di Marco Beltrami
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Il calciomercato internazionale si è chiuso con il botto con l’approdo di Radamel Falcao alla corte del Manchester United. Un affare che ha confermato la leadership assoluta della Premier League nella speciale classifiche delle spese per il mercato. E’ quanto emerge chiaramente da un’analisi finanziaria della Deloitte per la BBC con il campionato inglese che con un miliardo e 53 milioni di euro spesi detiene lo scettro delle operazioni davanti a Liga, 535 milioni, Serie A, 327 milioni, Bundesliga, 315 milioni e Ligue1 con 126 milioni. Un volume d’affari che ha quasi doppiato i 795 milioni della scorsa stagione per i club d’oltremanica e che rappresenta il 55% di quello totale. E la squadra regina del calciomercato è sicuramente il Manchester United, con i suoi 189 milioni di euro , cifra più alta spesa nella storia della Premier con la ciliegina sulla torta Di Maria pagato ben 70 milioni dal Real Madrid. Acquisto più caro, ma i conti per ora non tornano visto che i Red Devils dovranno fronteggiare un saldo passivo da record di ben 180 milioni. Poco male comunque perché presto arriveranno gli introiti relativi ai diritti tv, una torta che garantisce ai club britannici una torta di 3.7 miliardi da spartirsi, oltre ai proventi del merchandising e degli stadi di proprietà. Una situazione che garantisce spese super non solo alle big come United, Liverpool, Chelsea, Arsenal e City (44 milioni dell'Arsenal per Alexis Sanchez, 40 miloni del Chelsea per Diego Costa, 38 milioni del Manchester City per Eliaquim Mangala, 30 milioni del Liverpool per Adam Lallana), ma anche alle squadre per così dire di seconda fascia, basti pensare all’Hull City capace di spendere più di 40 milioni acquistando anche Hernandez e Ben Arfa.

Liga: le 3 big Real, Barça e Atletico dominano

Cresce anche il volume d’affari della Liga con i club che hanno speso 540 milioni di euro, più di 100 rispetto alla scorsa stagione. Gran parte delle operazioni sono state ovviamente realizzate dalle 3 corazzate Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid con più dell’80% degli investimenti sul mercato. Spiccano gli 80 milioni spesi dalle merengues per James Rodriguez e i 30 per il campione del mondo tedesco Kroos, e gli 81 del Barcellona per Luis Suarez. Più equilibrato il calciomercato dei colchoneros che pur cedendo le stelle Diego Costa, Flipe Luis e salutando Courtois ha piazzato ben 10 acquisti compreso quello in extremis di Alessio Cerci. I club di seconda fascia non sono rimasti comunque a guardare come confermano i 30 milioni spesi dal Valencia e i 20 del Siviglia con la speranza di avvicinarsi alle big.

La Serie A terza nella speciale classifica delle spese per il calciomercato

Al terzo posto ecco la Serie A con un volume di affari di 330 milioni. La situazione dei club del Belpaese è nota e impedisce di mettere sul piatto cifre super sul mercato se non sacrificando i propri big. A tal proposito i dirigenti delle squadre italiane sono stati abili a trattenere le stelle del nostro campionato. Da Vidal e Pogba rimasti alla Juventus, fino a Cuadrado blindato dalla Fiorentina. La Roma è stata costretta a cedere Benatia, ma il Ds Sabatini abile nelle plusvalenze si è subito riscattato portando nella Capitale Manolas e Astori. E così l’Italia è riuscita a mettere alle spalle la Bundesliga.

Passo indietro per Germania e Francia

Il campionato tedesco si è confermato ancora una volta tra i meno spendaccioni. 280 i milioni spesi, con Borussia Dortmund e Bayern a farla da padrone rispettivamente con 54 e 50 milioni di euro. L’affare Benatia, pagato 26 milioni è il più costoso dell’anno in terra tedesca, dove i club continuano a fare affari grazie agli introiti degli stadi. E ad un movimento che permette di sfruttare nel migliore dei modi anche le risorse giovanili. Passo indietro notevole invece per la Francia ferma a 125 milioni di euro a causa del fair play finanziario che ha impedito al Psg di spendere e spandere, fatta eccezione per il colpo David Luiz.

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