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Premier League, l’Arsenal vola a Norwich: un viaggio di soli 14 minuti

Impegnato a Norwich, per la 14esima giornata di campionato, l’Arsenal ha deciso di prendere l’aereo per un trasferimento di soli 150 chilometri. Una decisione che ha fatto infuriare le associazioni ambientaliste britanniche.
A cura di Alberto Pucci
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Immaginate di salire su un aereo e di dover atterrare dopo neanche un quarto d'ora. Questo è quello che farà la squadra di Arsene Wenger, in occasione dell'imminente trasferta a Norwich: capitale della contea del Norfolk che dista solo 150 chilometri da Londra. La stravagante, quanto inconcepibile, scelta del club dei "Gunners" rischia di entrare nel Guinness dei Primati. Prima dell'Arsenal, che già nel 2012 prese il jet privato per recarsi a Norwich, mai nessun'altra squadra di calcio aveva pensato di utilizzare l'aereo per una tratta così breve. Una decisione che, tra l'altro, ha dato il via a diverse critiche degli ambientalisti britannici che hanno definito "ridicola" la scelta della società londinese: "I calciatori vivono in una bolla, lontani dai problemi quotidiani – ha spiegato, al "Daily Mail", Jennifer Parkhouse dell'Associazione "Norwich Friends of the Earth" – Loro sono sconnessi da quello che succede oggi e da tutti i problemi dell'inquinamento".

I motivi di Wenger – Durante la conferenza stampa pre gara, il tecnico francese dell'Arsenal ha però risposto alle critiche e fornito la motivazione di tale incredibile scelta: "Saliremo sul jet privato, dopo aver cenato presso il campo di allenamento – ha spiegato alla stampa il francese – Abbiamo preso questa decisione, perché erano previsti dei lavori stradali che avrebbero reso difficile la trasferta in autobus. Spesso l'accesso a Norwich è difficile, e così abbiamo deciso di volare. E' una modalità che non utilizziamo spesso, anzi preferiamo muoverci in treno o in pullman. Questa è un'eccezione". Una scelta che, di certo, non avrebbe fatto piacere a Dennis Bergkamp. L'ex stella olandese, dal 1995 al 2006 all'Arsenal, passò alla storia oltre che per le sue giocate e per i suoi gol, anche per la famosa paura di volare: una vera e propria fobia che lo costrinse spesso a lunghi e faticosi "transfer" in macchina al seguito della squadra.

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