Paolo Cannavaro e la sberla presa da Pagliuca
Ha giocato nel Napoli per sette stagioni diventandone anche il capitano e oggi, a 33 anni compiuti, conclusa la sua parentesi partenopea è ancora in campo, con la maglia del Sassuolo. La squadra neroverde che ha ospitato nell'ultima di campionato al Mapei Stadium proprio il Napoli, con Paolo Cannavaro in campo per 90 minuti a centro difesa. La partita è finita con la vittoria degli azzurri grazie al gol partita di Callejon ma di certo per il centrale difensivo napoletano è stata una domenica speciale, contro il suo recente passato e contro la sua città che mai l'ha dimenticato. Anche perché il rapporto con la società ai piedi del Vesuvio è trentennale visto che il giovanissimo Paolo, ancora ragazzino, seguiva da vicino le sorti degli Azzurri al San Paolo come raccattapalle a bordo campo.
Lo sberlone di Pagliuca. Tanto da essere entrato in un aneddoto che ha fatto già storia, risalente al 1995, quasi trent'anni fa. In occasione di un Napoli-Inter di campionato, durante il match con i nerazzurri in svantaggio, ad un giovanissimo Paolo – professione raccattapalle – capitò un curioso faccia a faccia con Gianluca Pagliuca – di professione portiere titolare di Inter e Nazionale. Le cronache raccontano che Pagliuca cercò di accelerare i tempi chiedendo al ragazzino a bordo campo di restituirgli subito il pallone per rimetterlo in gioco, ricevendo come risposta di tutto per rallentare la manovra. Tanto che il portiere infastidito dall'atteggiamento di quel ragazzino gli appioppò uno sberlone sulla nuca impossessandosi della sfera. "Oggi fanno così, i furbetti. Domani poi diventano borseggiatori" si giustificò Pagliuca negli spogliatoi.
La verità raccontata dal fratello Fabio. Nessuno sapeva che quel intraprendente giovanotto era paolo Cannavaro e che invece di intraprendere la strada del poco qualificante scippatore, iniziò da lì a poco a giocare anch'egli a pallone. E anche bene. Fratello d'arte del più conosciuto Fabio, campione del Mondo nel 2006 a Berlino e che un giorno, proprio all'amico Pagliuca rivelò l'aneddoto: lo sberlone lo diede al suo fratellino più piccolo. Poco male, magari gli servì per capire che strada intraprendere da grande…