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Nemmeno Rocchi in Udinese-Napoli spezza l'”asse” Pozzo-De Laurentiis

Pozzo e l’Udinese attaccano l’operato di Rocchi e della classe arbitrale dopo il 2-2 con il Napoli. Ma non fanno un accenno ai ‘favori’ ottenuti dagli azzurri dell’amico De Laurentiis. E si scopre che il patron del Napoli e quello dei bianconeri coltivano da tempo interessi comuni oltre la sfera calcistica, in un connubio tra scambi di mercato e favori imprenditoriali.
A cura di Alessio Pediglieri
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asse pozzo-delaurentiis

Udine e Napoli distano più di 830 chilometri e sono agli antipodi della nostra penisola. La prima, classica città del Nord, capoluogo di poco più 100 mila anime, arroccato tra il Cormor e il Torre, nella pianura friulana tra la Slovenia e l'Austria. Austera e bella, concreta e ordinata come il suo popolo, Udine è stata la ‘capitale della guerra' agli inizi del 900 e l'attuale capitale storica e morale del Triveneto. Una città la cui storia narra di una vocazione da sempre mittleuropea e che oggi si conferma con una tra le più alte percentuale di stranieri residenti, ben amalgamati un una delle città italiane dove la qualità della vita è molto alta. Al ‘friulano‘ e alla polenta, si contrappone proprio Napoli, sua antitesi perfetta, città dalle mille contraddizioni e ‘capitale' del Sud inalternanza e alternativa a Roma. Quasi dieci volte più popolosa di Udine, dal patrimonio artistico e architettonico tutelato dall'Unesco, mura, torri, castelli e Palazzi reali rivivono, tra Normanni, Borboni e Savoia, una storia che l'ha sempre indicata quale ombelico di tutte le principali vicende meridionali.

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Ne unisce più il calcio che la spada
Bene, cosa unisce dunque, due città e due modi di vita completamente opposti?
Nulla, si direbbe, eppure un ‘collante' c'è e si chiama ‘calcio'. Sì perchè i due proprietari delle rispettive sqaudre cittadine, l'Udinese e il Napoli, sono legati tra loro da diversi e multipli aspetti che portano ad incrociare molto spesso i rispettivi destini sportivi. Gianpaolo Pozzo, da due decenni alla guida del club friulano, e Aurelio De Laurentiis, l'ultimo padre-fondatore dell'attuale Napoli, non solo si conoscono da tempo immemore ma hanno, nel corso sopratutto degli ultimi anni, instaurato una serie di rapporti personali e professionali radicati in interessi comuni.
Nemmeno l'ultima sfida al Friuli, Udinese-Napoli 2-2, finita tra le feroci polemiche e accuse da parte dellla dirigenza bianconera nei confronti della classe arbitrale e di un presunto ‘fastidio' udinese tra le parti alte della classifica, ha scalfitto tale sinergia.
Infatti, sia nelle parole del patròn Pozzo, sia in quelle del ds Larini, si è manifestata la totale insoddisfazione nei confronti del direttore di gara (e di conseguenza, del designatore e di tutta l'AIA) ma mai una parola è stata riferita ad eventuali aiuti ottenuti così dal Napoli.

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La rabbia "razionale" di Pozzo & co
Eccole le dichiarazioni al vetriolo di patron Pozzo, dopo una gara che vedeva l'Udinese avanti di due reti e poi ‘pilotata' verso un risultato più ‘politicamente' equo: "E’ stato disastroso, l’ha visto tutta l’Italia. L’arbitro era in condizioni pietose, un arbitro impresentabile. Già domenica scorsa non ha visto un gol, ma oggi era in condizioni disastrose. Spero che adesso l’incaricato alle designazioni gli dia un po’ di riposo. In 26 anni di calcio sono successi tanti errori arbitrali, ma anche questa è una partita che difficilmente dimenticherò. Già dalla prima ammonizione s’è visto che era fuori forma.
L’espulsione mi ha fatto arrabbiare. Il fallo di mano non è stato determinante, ma ci sono stati tutta una serie di episodi che mi hanno fatto innervosire. L’arbitro è stato determinante".
A eco immediata, sono arrivate le parole, pesantissime, del giorno dopo, rilasciate dal ds bianconero Fabrizio Larini che ha rincarato la dose di veleno:

Espellere un calciatore in quel modo è stata una ricerca di pignoleria eccessiva proprio per voler danneggiare la squadra. Gli errori arbitrali li accettiamo sempre, vedi domenica scorsa a Novara quando era evidente il rigore non dato su Asamoah e un gol annullato validissimo, oggi invece siamo obbligati a dire qualcosa perché quella di ieri non è stata una semplice svista, è stato un comportamento voluto ed è quello che dà più fastidio. Inoltre, neanche fosse voluto, il quarto uomo di ieri era lo stesso arbitro di Novara. Rocchi? Ultimamente è stato fermato già più volte: è un arbitro che avrebbe le qualità per essere un buon arbitro, ma forse deve sistemare qualcosa a livello caratteriale".

Non un accenno al Napoli, strano perchè di solito (Milan e Juventus insegnano) quando si ritiene di aver subito un danno, c'è sempre qualcuno che ne ha ottenuto un beneficio e viene sempre coinvolto nella critica. L'unico riferimento, invece, ai partenopei che – chiariamolo subito, hanno sfruttato al meglio le occasioni che sono state presentate loro e che si sono creati – è arrivato ancora da Larini, ma sono parole di elogio, non di accusa: "Sappiamo quanto il nostro tecnico sia corretto e quanto fatichi ad andare fuori dalle righe. Ieri c'è stata una serie di atteggiamenti che ha indisposto veramente tutti. Restare in dieci contro una squadra molto forte è stato decisivo, per il resto non abbiamo nulla da rimproverare ai nostri".
Miele, per le orecchie di De Laurentiis come il punto conquistato in Friuli, terra di investimenti e di affari.

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Le trame di mercato e gli affari politici
Sì, perchè al di là di una semplice partita di campionato – importante perchè poteva rilanciare Guidolin e Mazzarri verso il terzo posto che significa preliminari di Champions, approfittando di una Lazio caduta a Catania  – Udinese e Napoli sono legate a doppio filo dagli affari delle due dirigenze. Alcune di natura calcistica, altre imprenditoriale ma strettamente correlate tra loro. Non è stato un caso che quando, l'anno passato, Goran Inler sarebbe stato ceduto dall'Udinese per ‘far cassa' e plusvalenza, il filo diretto portava lo svizzero direttamente sotto il Vesuvio, senza ma nè se, con un De Laurentiis pronto a pagare il giusto a Pozzo per ottenere uno dei centrocampisti più corteggiati da mezza Serie A ed Europa. Un ‘patto' d'onore rispettato da entrambi i lati con un giocatore in chiaro conflitto d'interessi (ricordate la non esultanza l'anno passato per il gol al Napoli?) ma pronto al trasferimento che, professionalmente, gli avrebbe garantito un ulteriore salto di qualità assolutamente da non farsi sfuggire.
Mercato, trattative, sull'asse Udinese-Napoli sono ricche e frenetiche anche in queste settimane, dove si continua a vociferare di scambi e acquisti per il prossimo giugno: Asamoah, Isla, Benatia, Basta verso Napoli. Tutti giocatori finiti nell'orbita partenopea dove si stanno valutando eventuali contropartite tecniche o, più semplicemente economiche.
Dopotutto, De Laurentiis in Friuli è ben conosciuto. Con De Laurentiis, Pozzo parla di calcio, ma anche di investimenti in città: De Laurentiis, infatti, ha una serie di proprietà in città come il cinema Capitol, l’Ariston, il Cristallo, ma è anche interessato ad altre aree che attendono solo un cambiamento di destinazione come il cinema Odeon, l’ex macello e la vecchia caserma “Osoppo”. Con il patrocinio del presidente dell'Udinese, personaggio influente in Friuli e in città, amico di lunga data del sindaco Honsell che potrebbe aiutare De Laurentiis nel raggiungimento dei suoi affari. Per De Laurentiis  essere amico di Pozzo significa probabilmente avere anche una via privilegiata col sindaco, visto che uno degli sponsor maggiori nella campagna elettorale dell’attuale giunta udinese è stato proprio il patron dell’Udinese. Oltre a ciò, le due società sono strette alleate per la questione dei diritti tv in Lega Calcio ed entrambe si reggono a vicenda per l'ottenimento dei risperittivi stadi di proprietà.

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Il calcio racconta: gli imprenditori-presidenti da Gaucci a Pellegrini
Un ‘connubio' tra nemici-amici cui il mondo del calcio ci ha già abituato, dove imprenditori, investitori e faccenderi da sempre si sono prestati alla cassa di risonanza del mondo del pallone, per coltivare i loro mille interessi extracalcistici. Spesso con ottimi risultati e non creando deplorevoli situazioni ad alcuno, altre volte semplicemente sfruttando le situazioni portando alla disfatta professionale e personale. Callisto Tanzi, storico e indimenticato (in negativo) patron del Parma, al pari di Pozzo, negli anni d'oro, aveva creato una vera e propria multinazionale attorno alla propria società ducale.
Oggi, il proprietario dell'Udinese è anche patron del Granda in Spagna, ha quote nell'Espanyol e sta puntando al Watsford in Inghilterra, ampliando la sua influenza calcistica laddove di pari passo aumentano gli investimenti e gli interessi puramente imprenditoriali. Tanzi fece lo stesso soprattutto con squadre e società sudamericane, ma alla fine finì come si sa: una bancarotta fraudolenta per un bussiness semplicemente costruito sull'argilla della speculazione e disastrosamente crollato. Altri uomini d'affari, il pallone racconta, si sono prestati al calcio: Maurizio Zamparini e Enrico Preziosi ne sono un fulgido attuale esempio. Il patron del Palermo decise di lasciare le sue terre venete per emigrare al Sud in Sicilia, acquistando il Palermo Calcio e per investire in città e nella regione siciliana, costruendo infrastrutture (strade, vie di comunicazione) ma anche propri insedamenti (i supermercati MZ, sbarcati in questi anni sull'isola). Lasciando Venezia e il Venezia Calcio al proprio destino, dopo aver valutato che quel ‘territorio' nulla più poteva dargli.
Così come l'attuale presidente del Genoa Calcio, Enrico Preziosi che ha investito soldi e molto altro prima in Lombardia, sfruttando il Como Calcio, e oggi in Liguria, alla guida del Grifone. Sempre in parallelo ai propri interessi finanziari investendo in ‘profumi e balocchi' tra i più noti in Italia. E poi, Luciano Gaucci (fantastico autore dell'ingaggio di Saadi Gheddafi) che s'inventò alla guida del Perugia nel 1991 (durata 13 stagioni) la ‘pluripresidenza' o ‘pluriproprietà' sportiva divenendo patron nel frattempo della Viterbese (1997-2000), del Catania (2000-2004) e della Sambenedettese (200-2004), nonchè presidente di Napoli Sportiva, società nata dopo il fallimento della vecchia Società Sportiva Calcio Napoli nell'estate 2004.
E poi, ancora, Sergio Cragnotti patron della Lazio e della Cirio, Enresto Pellegrini, il ‘re delle mense' presidente dell'Inter pre-Moratti, solo per fare ulteriori esempi.

Un'ultimo aspetto, che accomuna e unisce l'Udinese e il Napoli: entrambi i proprietari stanno gestendo due tra le società più sane dell'intero panorama calcistico italiano, con conti in positivo e plusvalenze, in una gestione che controlla verso il basso i costi e sviluppa strategie per aumentare i ricavi. Anche in questo, unisce De Laurentiis e Pozzo. Udine e Napoli. Così diverse, così uguali

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