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Nazionale, Pirlo: “Verratti mi piace, ma non gioca come me”

Dall’alto della sua esperienza, l’ex regista della nazionale ha parlato di quello che in molti hanno definito il suo erede: “In Italia ci sono molti giocatori bravi, ma non sono registi come lo sono io”.
A cura di Alberto Pucci
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Durante la partita contro l'Albania, la squadra del commissario tecnico Ventura ha avuto un tifoso d'eccezione: Andrea Pirlo. Dopo aver scritto pagine indimenticabili con la nazionale di Marcello Lippi, l'ex regista della Juventus ha gioito al triplice fischio finale e commentato l'ascesa di Marco Verratti: ormai un punto fermo dell'undici azzurro. "Verratti mi piace molto, ma non gioca come me – ha spiegato Pirlo in un'intervista rilasciata al "Corriere dello Sport" – In Italia ci sono tanti giocatori bravi, ma non sono "registi" come lo sono io. Anche Gagliardini mi piace, ma ha un ruolo differente dal mio. Il regista è ormai raro, e per me è un peccato". Il "playmaker" del Psg è la punta di diamante di un gruppo che fa ben sperare: "Mi piacciono Berardi, Donnarumma, Rugani, Di Francesco, Chiesa, Bernardeschi. E poi mi piace molto Belotti. È una generazione di qualità".

Il ringraziamento a Mazzone

Dal gruppo di giovani fenomeni è praticamente fuori Mario Balotelli: "Tutti aspettavano la sua consacrazione invece, purtroppo, non ha mai potuto tirar fuori quello che forse ha ancora dentro – ha continuato Pirlo – Secondo me c’è stata troppa pressione e troppe aspettative. In Italia è così. Quando uno è bravino lo vogliono fare diventare un fenomeno per forza. Si aspettano forse tutti il nuovo Pallone d'Oro. Invece il calcio è duro, devi lavorare tutti i giorni, devi confermarti in tutte le partite". Dopo aver rivelato qual è stato il suo rimpianto più grande durante l'esperienza alla Juventus ("Non aver vinto la Champions League"), Andrea Pirlo ha voluto fare gli auguri a Mazzone: "Lo devo ringraziare perchè devo a lui quello che è ora il mio ruolo. E' stata una sua grande intuizione. Un mio futuro da allenatore? Adesso come adesso no. Però ogni tanto penso agli ex compagni che sono diventati allenatori anche quando dicevano che non lo avrebbero mai fatto, e ci penso davvero".

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